Ligabue, le 7 canzoni più belle

Ligabue

Luciano Ligabue è sicuramente uno dei nomi più noti nell’immenso panorama della musica italiana. Il rocker di Correggio vanta più di 30 anni di carriera alle spalle, nei quali ha scritto decine di brani musicali e ricevuto più di 60 premi; nonostante gli anni trascorsi dal suo esordio, continua a fare numeri pazzeschi ai suoi concerti, mantenendo il suo posto nei cuori di migliaia di persone di diverse generazioni. Nonostante nel corso degli anni lo stile musicale di Ligabue sia piuttosto cambiato, discostandosi dalla forma più vicina al rock’n’roll che caratterizzava i suoi primi album, i suoi testi hanno sempre mantenuto una certa vena rock nello spirito, parlando agli spettatori in maniera cruda e diretta, attraverso riflessioni sulla vita che chiunque può sentire come proprie. Motivo per cui non è facile stabilire quali siano le sue migliori canzoni in assoluto: ogni fan di Ligabue è a suo modo affezionato ad alcuni pezzi più che ad altri, a seconda delle corde che sono riusciti a toccare, dei ricordi che riescono ad evocare, del momento della vita in cui lo hanno accompagnato.

Proviamo, però, a fare comunque una selezione dei 7 brani più belli e significativi di Ligabue.

Perché proprio 7? Perché il 7 è il numero preferito di Ligabue! Sia il nome, sia il cognome del cantautore contengono sette lettere, e la sua canzone più famosa, Certe notti, è la settima traccia dell’album Buon compleanno Elvis.

7 – Caro il mio Francesco (2010)

«Ci si sente soli per quello che si è visto, e poi per tutti quelli che han fatto così presto a montare su per fare un po’ il tuo viaggio, giurando che per te davano un braccio. Parlavano di stile, di impegno e di valori, ma non appena hai smesso di essere utile per loro eran già lontani, la lingua avvicinata a un altro culo.»

Tratto dall’album Arrivederci, mostro!, questo brano non è tra i più noti di Ligabue, probabilmente perché suona un po’ troppo personale. Si tratta, infatti, di un vero e proprio sfogo, una ripresa de L’avvelenata di Francesco Guccini: come il caro Francesco, Ligabue qui si scaglia contro l’ipocrisia presente nel mondo musicale, tirando fuori il suo disprezzo verso coloro che basano il proprio successo sullo screditare i colleghi. Un brano attraverso cui il cantautore descrive i propri sentimenti senza mezzi termini, e lo fa raccontando una realtà ben visibile nel mondo dello spettacolo, ma tristemente riscontrabile anche in parecchi rapporti umani della gente comune. Si potrebbe dire che lo stesso Ligabue, attraverso questo brano, ha cercato il plauso del pubblico gettando fango sugli altri: la differenza, come afferma lo stesso cantante, sta nel fatto che lui non si è mai dichiarato puro.

6 – Il giorno di dolore che uno ha (1997)

«Quando tiri in mezzo Dio, o il destino, o chissà che, che nessuno se lo spiega perché sia successo a te.»

La vita offre spesso delle gioie, ma anche dolori, e per quanto si possa tentare di affrontare tutto nella maniera più positiva possibile talvolta accadono cose brutte che non si possono cambiare in alcun modo, non importa quanto si provi a farsi forza e risollevarsi. Lo sa bene Ligabue, che ha scritto questa canzone come regalo di compleanno per l’amico Stefano Ronzani, giornalista musicale ai tempi affetto da una grave forma di leucemia. Il brano era destinato a rimanere tra i due, ma lo stesso Ronzani ha chiesto al cantautore di pubblicarla, affinché potessero ascoltarla tutti per ritrovare un barlume di speranza, un lato positivo nei momenti in cui si è propensi ad abbandonarsi alla paura e alla disperazione. O anche, semplicemente, per abbandonarsi a un pianto liberatorio.  

5 – I duri hanno due cuori (1993)

«Un quarto alle dieci e Veleno è seduto da Mario davanti a una grappa e a un posacicche pieno. Lo salutano male, forse perché sanno tutto di lui… o, almeno, ne sanno una loro versione.»

In questa canzone, parzialmente parlata, si racconta la storia di Veleno: un uomo con la reputazione da duro, vittima dell’etichetta che ormai gli è stata affibbiata e consapevole del fatto che, qualunque cosa faccia, le persone continueranno a giudicarlo in un certo modo sulla base di ciò che è stato loro raccontato. La vita di Veleno è una metafora della vita di tutti: parla della difficoltà che si ha nell’esporsi, nel mostrarsi deboli, nel mettere da parte l’orgoglio e tirare fuori la propria sofferenza. Narra la rassegnazione di fronte al fatto di poter contare solo su sé stessi nei momenti bui e il sentirsi in dovere di fingere che nulla possa più scalfirci… sperando, però, che «ci sia un altro giro di ruota».

4 – Urlando contro il cielo (1991)

«Non saremo delle star ma siam noi, in questi giorni fatti di ore andate per un week-end e un futuro che non c’è.»

Tra i brani più noti e apprezzati di Ligabue, Urlando contro il cielo è un vero e proprio grido liberatorio. Un urlo contro il cielo è un gesto simbolico, un modo per far sentire la propria voce, per dire di esserci. Un gesto che esprime la voglia di liberarsi dalle pressioni, le aspettative sociali, dalla ricerca di un senso alla propria esistenza, e sentirsi semplicemente vivi.

3 – Atto di fede (2010)

«Ho visto film di guerra e quelli dell’orrore, e si vedeva bene che non erano invenzione. Ho visto mari calmi e mari tempestosi, e ho visto in sala parto la potenza delle cose.»

È abbastanza chiaro il fatto che a Ligabue piaccia parecchio raccontare la vita e lo fa benissimo in Atto di fede, in cui parla della vita ponendosi dal punto di vista dello spettatore: il cantante descrive avvenimenti che fanno parte della quotidianità, alcuni positivi, alcuni negativi, riflettendo sul fatto che alcune cose che risultano ordinarie nascondano in sé qualcosa di straordinario – ad esempio il parto, il dare luce a una nuova vita. Questo brano è una riflessione sul fatto che in ogni istante della nostra esistenza, anche nei momenti in cui siamo spettatori di un evento che riguarda altre persone, stiamo effettivamente vivendo. E il vivere le cose da protagonista o da comparsa «è tutto in come la vedi».

2 – Una vita da mediano (1999)

«Una vita da mediano, da chi segna sempre poco, che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco. Una vita da mediano, che natura non ti ha dato né lo spunto della punta, né del dieci: che peccato!»

Un’ode alla figura dell’uomo medio che si esprime attraverso una metafora calcistica: così si può riassumere il testo di Una vita da mediano. Il brano celebra le qualità, gli sforzi, il duro lavoro delle persone che non possiedono un certo talento, che apparentemente non ricoprono un ruolo di spicco all’interno della società, e che devono lottare per far riconoscere il proprio valore. I riflettori sono tutti puntati sull’attaccante, su chi «finalizza il gioco»; ma senza il passaggio da parte del mediano, l’attaccante sarebbe riuscito a mettere a segno il tiro? Un testo che spinge a riconoscere il proprio valore, a non farsi demoralizzare dal fatto che spesso siano gli altri a prendersi la gloria e gli applausi.

1 – Non è tempo per noi (1990)

«Strade troppo strette e diritte per chi vuol cambiar rotta oppure sdraiarsi un po’, che andare va bene però a volte serve un motivo. Certi giorni ci chiediamo: è tutto qui?, e la risposta è sempre sì.»

Un brano dedicato a tutti coloro che non si sentono compresi, che si sentono diversi, che non seguono la massa e si pongono delle domande. Un modo di sentirsi che accomuna più persone di quanto si possa pensare: ecco perché Non è tempo per noi è, probabilmente, la canzone più significativa di Ligabue. Non a caso il cantante qui sceglie di non parlare in prima persona, bensì di usare il noi, perché questa canzone è la canzone di tutti, tutti quelli che si sentono fuori posto, diversi rispetto a quella che considerano essere la normalità. Un testo che ricorda che non si è i soli a sentirsi soli, anche quando sembra che nessuno possa capirci. Un invito a rimanere fedeli a se stessi e a prendere la vita per come viene: «soddisfatti o no, qua non rimborsano mai».

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

A proposito di Paola Cannatà

Studentessa magistrale presso l'Università degli studi di Napoli "L'Orientale". Le mie più grandi passioni sono i peluche e i film d'animazione Disney, ma adoro anche cinema, serie TV e anime (soprattutto di genere sci-fi), i videogiochi e il buon cibo.

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