Makardìa: intervista a Filomena D’Andrea

Makardia

Batteria di pentole, tamburi a cornice, chitarre e fisarmonica: i Makardìa sono un gruppo di musica folk, nato nel 2011 in Alta Irpinia, tra Aquilonia e Lioni, in provincia di Avellino. Sono in tre: Virginio Tenore, Amilcare D’Andrea e Filomena D’Andrea, l’anima del gruppo, che abbiamo intervistato per Eroica Fenice.

Ciao Filomena! In molti te lo avranno già sicuramente chiesto, ma partiamo dall’inizio, perché “Makardìa”?

Makardìa (magari a Dio!) è una parola del dialetto irpino, con la quale s’invoca una bella occasione oppure, per il rovescio della medaglia, serve a dire «non importa, non fa niente», il bello e il brutto del dedicarsi alle cose del cuore. Non a caso, per alcuni, è la trasformazione meridionale del greco “ma-kardìa”, «il mio cuore».

Nei vostri testi ci sono diversi riferimenti a tradizioni popolari. Quanto ha contato e quanto conta per te il legame con la tua terra e le tue origini?

In alcuni dei miei testi è presente la lingua della mia terra o racconti di tradizioni del posto perchè mi sento molto vicina a quello che è il genere popolare, ma in giro con il trio non proponiamo pizziche e tarante. Il nuovo album non ha nemmeno tracce dialettali, a parte qualche secondo di una vecchia canzone lionese. Che la mia terra e le mie origini siano importanti nella scrittura e nel canto è sicuro. In questo luogo ci vivo e tutto parte da qui. Con me posso portare una lingua, che non è più un dialetto puro, ma un misto di dialetti dei nostri paesi, e con me posso portare il legame per la mia terra, ma vorrei non ancorarmi troppo a questa radicalizzazione delle mie origini. E’ per questo che spesso mi diverto a cantare in altre lingue, è un modo per spostarmi, per viaggiare e allontanarmi dai miei luoghi che a volte ci stanno stretti e a tratti odiamo anche.

A proposito dell’album, “Piccolo Concerto del Partito”, cosa avete voluto raccontare in quei testi?

Nella nostra seconda autoproduzione si parla di treni e viaggi, di spostamenti e di sfruttamenti. Il piccolo album è nato in particolare dalla partecipazione allo Sponz Fest 2014 che aveva come tema quello del treno e della ferrovia, delle migrazioni e dei luoghi abbandonati. “Piccolo Concerto del Partito” è la musica di “chi è partito”, ma anche di chi ha lottato e ancora lotta per un’idea di felicità comune e di giustizia, in Irpinia come in tutte le parti del mondo, in dialetto, in italiano, in spagnolo o in francese, che poi sono parte delle lingue imprecise dei nostri vecchi migranti. Parlare delle partenze è ancora importante, soprattutto in un periodo in cui la nostra terra si sta aprendo ad altri “arrivi”, altre presenze che naufragano nei piccoli paesi spopolati e li animano di nuovi colori, odori, vestiti, lingue. Ebbene, è ancora importante ricordare ai cittadini più restii nell’ospitare questi nuovi volti che anche noi siamo partiti e anche noi siamo sbarcati.

Nell’album “Occhioperocchiodentroperdentro” c’è Armando, lavoratore sfruttato, e c’è Pietro il Petroliere con la minaccia delle trivellazioni petrolifere e dei parchi eolici. La musica è denuncia sociale?

La musica è anche denuncia sociale. Lo è con Armando e Pietro il petroliere o con pezzi come “La ballata degli allegri” o “El tren de la muerte”. Sono situazioni di sfruttamento che riguardano anche le nostre zone o quelle a poca distanza. Prima erano i nostri nonni, ad esempio, a partire la mattina e lavorare sotto i caporali, ora la maggior parte dei lavoratori è straniera, e ci dimentichiamo che anche noi siamo stati sfruttati, in Italia e all’estero. Ce ne dimentichiamo oppure non vogliamo impegnarci affinché le vite di questi nuovi schiavi siano più dignitose di quelle vissute anni fa in Belgio, Svizzera, Germania, America dai nostri connazionali? Pietro il petroliere è una canzone contro le trivellazioni petrolifere a cui è candidata anche l’Irpinia e contro l’eolico selvaggio che sempre più sta invadendo le nostre campagne. Il pezzo lo si può ascoltare su YouTube, per apprezzare anche il bellissimo lavoro di illustrazione del maestro Giovanni Spiniello. Grazie alla sua partecipazione, la mia storia ha preso forma e colore, perché il maestro ha realizzato degli splendidi disegni per accompagnare le parole e la musica. Quello del petrolio è un modello di sviluppo che non condividiamo, che secondo noi non ha senso nel nostro territorio.

Grazie Filomena e auguri a te e ai Makardìa!  

Potete seguire i Makardìa su Facebook o sul canale YouTube Makardìa Filomena D’Andrea

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