Monkeys from Space presentano: Dojo Song | Intervista

Monkeys from Space

I Monkeys from Space in questa intervista, presentano il loro ultimo lavoro, “Dojo Song”, disponibile dal 23 Maggio in radio e dal 20 Maggio sulle piattaforme digitali. Il brano è un’interessante fusione di stili: si passa dal blues al rock, attraverso synth distorti e atmosfere surreali. Un buon grado di ironia inoltre accompagnano la composizione e il video ben costruito aiuta ad entrare in connessione con  la dimensione musicale; il brano è diviso in due momenti: il primo dal carattere blues e cantato, il secondo invece vede due assoli di chitarra molto solidi e vibranti, assolutamente interessanti per chi apprezza un sound un po’ demodè, ovvero un ritorno ad un rock più classico. Nell’intervista i Monkeys from Space raccontano di “Dojo Song”, della sua genesi e da chi si sono lasciati ispirare, ma non solo: parlano anche della dimensione più intima della musica e di come raggiunto quel punto ciò che resta è il senso di unione. Ecco come si raccontano.

Intervista a Monkeys from Space

La linea musicale del brano si sviluppa sulle tracce del blues e del rock più classico. Chi sono le band che, da una prospettiva puramente musicale, vi hanno ispirato?

Per questo brano ci siamo ispirati ad alcune tra le band storiche che ci hanno influenzato, una sorta di umile tributo agli dei. Band come gli MC5, gli Atomic Rooster, i Granicus o i Bang, insomma tutte quelle band un po’ demodè ma che a noi piacciono ancora un sacco! Non sono di certo le nostre uniche influenze, nell’album si trova anche molto altro, però ci sembrava doveroso omaggiare con questo brano chi prima di noi ha esplorato certi orizzonti sonori e ci ha indicato la via! 

Il videoclip è spezzato in due parti da una figura quasi scimmiesca. Chi è?

Chi può dirlo? È forse un sogno lucido oppure un’allucinazione collettiva. Sicuramente è una guida che irrompe nella vita di quattro individui e li fa diventare una cosa sola attraverso la musica. È forse un burattinaio o un antico spirito alieno, poco importa. Unisce le cose e questo basta per volergli bene. Se qualcuno dovesse incrociarla orbitando attorno a un asteroide solitario o mentre fluttua nei pressi di una stella di neutroni vi preghiamo di inviarci segnali laser codificati! È fondamentale ritrovarla: l’equilibrio quantico del gruppo dipende anche da questo.

La seconda parte del brano richiama una jam session: è da lì che partite per la composizione della vostra musica o avete anche altre tecniche?

In realtà, non seguiamo alcun protocollo prestabilito. È più che altro una convergenza spontanea, naturale, come se le menti si sincronizzassero su una frequenza extrasensoriale comune. È la bellezza del flusso creativo, quando ci ritroviamo accade. La canzone infatti è nata da un’improvvisazione notturna in seguito alla visione di brutti documentari sugli UFO e troppa carbonara. Parte con un riff cantilenante che accompagna in un sogno in apparenza controllato ma che presto cresce fino a culminare in un delirio elettro ritual blues dove gli strumenti si inseguono come asteroidi impazziti e dove alieni strafatti varcano porte spaziali cavalcando i raggi gamma del vapore astrale. Tutto questo mentre degustano piacevolmente dell’ottimo cibo italiano. È una canzone che è nata dallo spazio, e lo spazio è un posto alquanto strano.

Il testo del brano è in inglese: perché non in italiano? Credete che l’inglese si allinei meglio al rock rispetto all’italiano o è una scelta commerciale?

Ci piaceva l’idea di riprendere il linguaggio della NASA. Dopotutto il testo altro non è che la lista di istruzioni da seguire per compiere un “particolare” viaggio spaziale. L’inglese ci sembrava più in linea con l’intenzione di partenza essendo il linguaggio delle missioni internazionali. E poi la frase “italiano food in the space station” ci divertiva molto, detta in inglese è decisamente bizzarra e strana. Insomma questa volta abbiamo optato per l’inglese ma di certo non per ragioni “commerciali”. Se avessimo mirato al successo commerciale, probabilmente avremmo optato per il Mandarino. In qualsiasi caso stiamo meditando di espandere i nostri moduli comunicativi intergalattici.

Avete programmato delle date per la promozione del vostro nuovo lavoro?

Abbiamo alcune date nel nord Italia e la partecipazione a qualche festival, oltre a qualcosa ancora in cantiere. Chiunque porti la propria musica in giro sa che non è facile ma finalmente si sta muovendo qualcosa. Sui nostri social trovate tutte le informazioni a riguardo!

Come si evince dall’intervista, i Monkeys from Space con Dojo Song hanno non solo omaggiato il passato ma si sono anche proiettati verso una dimensione quasi extraterrestre seguendo semplicemente l’ispirazione regalata dalla musica.   

Fonte immagine: Ufficio Stampa

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