Sound Health: La musica ed il suo ruolo sulla salute

Sound Health

Sound Health è il nome affibbiato allo studio sulla musica e i suoi effetti sulla salute di molteplici individui. Un’iniziativa che si approccia a diversi casi, persone e situazioni. Basti pensare, ad esempio, che una delle immagini più toccanti del periodo della pandemia di COVID-19 è quella delle persone che cantavano e suonavano dal balcone, nonostante il paesaggio orrifico che si era andato a creare a causa del virus. Tutto ciò accadeva così che le persone potessero in qualche maniera ritrovare una sorta di connessione tra di loro per andare avanti in una situazione tanto catastrofica. La musica ha sempre unito le persone per tanti millenni, non solo durante i periodi di crisi. Negli ultimi decenni, l’attenzione dei ricercatori si è spostata sul così detto ‘linguaggio universale della musica’, ossia come esso possa influire sul cervello umano e come possa aiutare la salute stimolando la guarigione. A giugno il consiglio globale su Brain Health, un gruppo scientifico e politico dedicato alla comprensione della salute del cervello, ha pubblicato un rapporto nel quale si è arrivati alla conclusione che la musica ha un «potenziale significativo per migliorare la salute del cervello e il benessere delle persone di diverse età e livelli di salute».

«Perché la musica ci affascina così tanto?» chiede Thomas Cheever. «Più ne capiamo, più diventa interessante e più impariamo come funziona il cervello in generale». Psicologi e neuroscienziati sono particolarmente interessati a scoprire quali percorsi neurali sono influenzati dalla musica e come essa influisca sullo sviluppo dei bambini. i ricercatori stanno anche tentando di comprendere se la musica possa essere una terapia utile per persone che soffrono di depressione, ansia e altre malattie mentali più gravi. Ad esempio, uno studio condotto su 99 pazienti cinesi che avevano subito un intervento di bypass cardiaco è stato in grado di farci comprendere che coloro che hanno ricevuto mezz’ora di musicoterapia dopo l’operazione, con musica rilassante scelta da loro, hanno segnalato un livello significativamente più basso di depressione e ansia rispetto a quelli che riposavano o ricevevano cure mediche tradizionali nello stesso periodo. Inoltre, una ricerca condotta in collaborazione con il global council on Brain Health e l’AARP su 3.185 adulti ha rilevato che la musica ha un impatto piccolo ma statisticamente significativo sul benessere mentale delle persone, riducendo depressione e ansia.

Altri studi stanno indagando se interventi musicali possano aiutare coloro che affrontano gravi malattie mentali. Ad esempio, lo psicologo sperimentale e neuroscienziato Philip Corlett utilizzerà una sovvenzione del programma Sound Health per testare un intervento in cui persone con schizofrenia si riuniscono per scrivere ed eseguire musica l’uno per l’altro. Questo approccio si basa sul modello di schizofrenia sviluppato da Corlett che suggerisce che le persone con questa condizione hanno difficoltà a rivedere e aggiornare le loro opinioni di sé e della realtà in base a nuovi eventi emergenti, una caratteristica centrale del cervello sano. Suonare musica insieme coinvolge interazioni sociali positive ed un tipo di espressione con risultati prevedibili, il che potrebbe aiutare i partecipanti a sperimentare previsioni più realistiche e promuovere il senso di prevedibilità e sicurezza.

I ricercatori sono molto interessati anche all’impatto della musica sul benessere degli anziani, studiando come la musicoterapia possa aiutare la fluidità verbale e la memoria nelle persone con Alzheimer o come il canto in un coro possa ridurre la solitudine e aumentare l’interesse per la vita tra gli adulti più anziani. Ad esempio, allontanandosi momentaneamente dal progetto Sound Health, ma non dal concetto, uno studio di Annapolis condotto dalla musicoterapeuta neurologica Kerry Devlin e colleghi ha dimostrato che la musicoterapia può aiutare gli anziani con malattia di Parkinson e altri disturbi del movimento a migliorare la loro andatura e ridurre la probabilità di cadere. Altri studi stanno esaminando come la musica possa aiutare le persone a riprendersi da gravi malattie e condizioni tra cui il COVID-19. In uno studio pilota il dottor Khan dell’Università dell’Indiana ha dimostrato che i pazienti con delirio su ventilatori meccanici che ascoltavano musica slowtempo per sette giorni trascorrevano meno tempo in delirio e coma rispetto a coloro che ascoltavano la loro musica preferita o un audiolibro. Ora, con la sovvenzione del programma Sound Health si stanno confrontando gli effetti della musica slowtempo o del silenzio su 160 partecipanti con delirio inclusi pazienti COVID-19 su ventilatori negli ospedali di Indianapolis.

Questi studi basati su Sound Health evidenziano il grande potenziale della musica come intervento medico sicuro ed efficace, sottolineando l’importanza di condurre ulteriori ricerche per capire quali tipi di interventi musicali funzionino meglio per diverse persone, in diversi momenti e in diverse situazioni difficili.

Fonte immagine in evidenza: Pexels

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