Tales of Kalthura, di Gianluca Rovinello | Recensione

Tales of Kalthura, di Gianluca Rovinello | Recensione

Gianluca Rovinello ritorna alle origini del folk rock: il 18 aprile 2025 esce il suo nuovo album Tales of Kalthura.

Le sonorità dell’arpa: di contaminazioni e fusioni

Dopo Grass’n Wood del 2021 e Classic Jam del 2023, Gianluca Rovinello insieme alla sua arpa ritorna nel 2025 con un nuovo album intitolato Tales of Kalthura. L’artista continua con la sua missione di fare ascoltare le varie possibilità musicali offerte da uno strumento troppo vittima di pregiudizi, che lo vogliono relegato a un’esclusiva cultura classica. Avendo abbracciato un sound più elettronico e virato sul jazz nei due precedenti lavori, adesso l’artista dichiara un ritorno alla sua immancabile passione per il folk rock, non mancando in ogni caso significative contaminazioni: dalle note rock di Child in time ispirato al celebre brano dei Deep Purple, non mancano incursioni sull’elettronica (Wooden Rock), sui ritmi orientaleggianti (A crookeed Night), sui motivi tra il classico, il jazz, la musica progressiva e persino le melodie della Grecia antica. Il risultato è un album di nove tracce inedite riunite in un’idea creativa multiforme e colorata come la realtà di un mercato.

Infatti, Tales of Kalthura prende spunto dalla creazione fantastica di un mercato (Kalthura, appunto, in caucasico) dove immagina che la gente vi si rechi per trovare l’affare: un oggetto che sia portatore di emozioni vive, di una genuinità contro il caos della modernità, di un’esigenza di distinguersi dal conformismo delle masse. E proprio come in un bazar rionale immaginario, non mancano trovate sorprendenti, come la traccia Profondo rosso, una dedica arpistica al brano dei Goblin diventato colonna sonora dell’omonimo film di Dario Argento. «È un luogo dove andare quando si è stanchi della monotonia della modernità, in cerca di emozioni che ci permettano di viaggiare e di credere che tutto sia possibile» – si legge nella presentazione. L’album è firmato dalla casa discografica iMusician GDM ed è stato presentato all’interno di un libro-album con racconti illustrati di Luca Dalisi.

Tales of Kalthura dai mille suoni e una luce creativa

Con Tales of Kalthura Gianluca Rovinello dipinge tramite la sua arpa l’immagine di un mercato aperto e colorato, una realtà varia in cui i sapori tradizionalmente legati alle rispettive terre si aprono a continui incontri e scambi. Il risultato è un album musicale in un certo senso itinerante, fatto di contaminazioni che si abbracciano in un’idea artistica ampia. Non a caso, se troppo spesso uno strumento come quello dell’arpa viene legato inesorabilmente a una cultura classica, l’artista scalfisce queste convinzioni e mette in gioco le ampie possibilità offerte da quello stesso strumento. Come si diceva prima, allora la musica classica si fonde con il jazz, con le proposte musicali più progressive, con l’elettronica, e finanche con le melodie orientali e antiche. Il risultato è una creazione spontanea, dai suoni genuini, che ricerca non tanto la formalità quanto l’anima, l’espressione di percezioni profonde.

Tales of Kalthura, dunque, è un viaggio tra mondi e dimensioni, dai suoni forti che restituiscono un contatto nudo con la realtà a quelli onirici aderenti alla fantasia, a un’espressione intima. L’album sembra effettivamente creare oggetti sparsi per un mercato immaginario, dove l’artista e con lui gli ascoltatori si aggirano facendosi attraversare da ricordi, narrazioni, misteri e incanti. Un progetto che rintraccia la potenza evocativa della musica, capace di diventare una virgola in mezzo al caos della modernità. Allora, la musica di Gianluca Rovinello diventa una pausa di respiro, un respiro intenso che libera i polmoni dallo smog e li riempie di arte. Ovvero, un’arte che si fa portavoce di una bellezza radicata in un flusso di coscienza libero di esprimersi.

Fonte immagine di copertina: Ufficio Stampa

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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