Toni Tonelli: mettersi a dieta è una filosofia di vita

Toni Tonelli: mettersi a dieta è una filosofia di vita

È uscito il 2 ottobre 2020 l’EP di Toni Tonelli , cantautore napoletano, classe 1993, giovane artista che coniuga da sempre la passione per la musica ed il teatro. Il nuovo album, composto da sei tracce, si intitola Mi sono messo a dieta e può definirsi come la svolta indie del cantante, ormai deciso ad esprimersi attraverso un suono contemporaneo, scuola Calcutta-Coez, che però strizza l’occhio anche all’itpop, utilizzando un registro linguistico tratto dal quotidiano, in cui gli esempi di vita sono impastati ai cliché, ai detti pop, nonché al gergo della generazione 2.0. Il fulcro dell’album è l’amore in tutte le sue fasi e tutto il romanticismo che c’è dietro: dall’innamoramento evanescente alla fine di una storia. Un album, quello di Toni Tonelli che racconta le disavventure, i patimenti, le piccole soddisfazioni di un ragazzo come tanti e forse per questo potrà strappare un sorriso a chi l’ascolterà. 

Il titolo dell’EP, Mi sono messo a dieta, sembra presagire una condizione di cambiamento, una scelta vissuta come cesura tra un modo di essere, ed uno nuovo. Credi sia significativo anche del tuo percorso musicale? Mettersi a dieta per te è stato compiere passi verso una direzione più indie e contemporanea?

“Mi sono messo a dieta” indica sicuramente una serie di cambiamenti ma non credo nel modo di essere, mi sento sempre lo stesso, quanto piuttosto in quello di vivere le cose. Ad un certo punto ho sentito la necessità di mandare a quel paese una serie di situazioni che cominciavano a starmi strette. Questo credo sia stato necessariamente significativo anche nella mia musica ma non per quanto concerne la contemporaneità, non mi sono mai chiesto se la mia musica fosse contemporanea o meno, quanto piuttosto nel linguaggio. Avevo il vaffanculo facile e mi serviva un linguaggio adatto. Trovo interessante però che questo linguaggio sia contemporaneo. In giro c’è tanta necessità di mandare a quel paese e allo stesso tempo “sentirsi compresi” e secondo me bisognerebbe chiedersi “come mai?”.

Quando hai sentito l’esigenza di registrare un EP? Come hai scelto i brani da inserire all’interno del tuo progetto?

L’esigenza di registrare un Ep l’ho sentita subito dopo aver scritto il primo brano (facciamo qualche mese dopo) e la sento ancora oggi, un giorno sì e l’altro no. Ho iniziato a scrivere per necessità e ho bisogno di sapere poi come la pensa la gente. Questo mi fa sentire bene con me e con gli altri. Diciamo che i miei brani sono il modo molto personale che ho trovato per conoscere meglio me stesso e le persone. Proprio per questo le canzoni che fanno parte di questo Ep credo di non averle scelte io o se così è stato non lo ricordo. Suppongo siano solo le cose che avevo bisogno di dire in questo momento.

L’amore è una predominante dei tuoi brani; lo si vede vestito con diversi abiti, raccontando quella che può essere una “fissazione” come cantato in Capata Storta, ma anche in Il fatto che ti sei messa con un altro, è evidente un’altra sfaccettatura del tema amoroso. Nella scrittura di Toni Tonelli l’amore dunque che ruolo gioca? E nella vita? 

Prima di risponderti voglio fare una precisazione importante: «Non ho più alcuna idea di cosa sia l’amore ma credo si avvicini molto all’imperfezione e al disastrato». Forse parlerei di romanticismo che è un po’ una filosofia di vita. Detto questo suppongo che il tema centrale nella mia scrittura siano le persone, che sono tutte un po’ disastrate e romantiche. Tipo un bimbo con qualche chilo di troppo, seduto davanti alla tv con una maglietta del Napoli mentre mangia un panino con la mortadella e vede la partita… Come fai a non definirlo “un romantico”?

I titoli dei tuoi brani riportano immagini del quotidiano, così come molte delle frasi della tua penna appartengono alla quotidianità e riflettono il gergo giovanile, nonché molte sfumature del napoletano, o comunque dell’italiano parlato a Napoli: “tengo” per avere, “messa ” per fidanzata. L’influenza campana quanto condiziona la tua scrittura? È un modo spontaneo di scrivere, oppure è una volontà il far entrare i mondi puteolano e partenopeo all’interno dei brani?

L’influenza campana credo sia fondamentale nella mia scrittura come nella mia vita. Non credo potessi scrivere queste canzoni diversamente. In questi brani c’è “la pancia”, l’istintività e il bisogno di “buttar fuori” e credo questo sia stato possibile proprio grazie alle influenze dialettali. Probabilmente senza sarebbe stato tutto più artificioso. In generale la volontà di far “entrare qualcosa” nei miei brani non c’è mai. È un rapporto molto strano ma anche molto organico quello che ho con la scrittura.

Cosa ti colpisce della scena indie italiana di oggi? Quali sono i protagonisti con cui senti un maggior feeling a livello musicale?

Il nome stesso, “indie”. Mi piace molto. Poi non so dirti se io lo sia o meno perché non ho ancora capito bene che significa però mi dicono di sì e mi fido. Mi piacciono tante canzoni e tanti cantautori però se dovessi dirti quello a cui mi sento più vicino… Boh, sbaglierei se facessi nomi. Credo ce ne siano troppi e molti che ancora non conosco. Quindi mi tengo aperto.

Grazie a Toni Tonelli per l’intervista

[Foto di Toni Tonelli]

 

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A proposito di Alessandra Nazzaro

Nata e cresciuta a Napoli, classe 1996, sotto il segno dei Gemelli. Cantautrice, in arte Lena A., appassionata di musica, cinema e teatro. Studia Filologia Moderna all'Università Federico II di Napoli.

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