Tenco e Dalida: una storia d’amore tra musica, passione e suicidio

Tenco e Dalida: una storia d'amore tra musica, passione e suicidio

Un amore struggente il loro; intenso, potente ma ridotto a cenere in un istante: un soffio di vento, un battito di ciglia e la loro storia finì. Tenco e Dalida hanno fatto sognare chi li circondava e il pubblico che, dal suo televisore, li guardava affascinato, persuaso, innamorato.

Luigi Tenco nacque in Piemonte, a Cassine, in provincia di Alessandria, il 21 marzo 1938. Figlio illegittimo non conobbe mai il suo vero padre e prese il cognome del marito di sua madre Teresa, Giuseppe Tenco, morto prima della sua nascita. Crebbe poi a Genova dove, mentre frequentava il liceo, iniziò a studiare pianoforte. Da autodidatta, poi, imparò a suonare la chitarra, il sax e il clarinetto. Figlio della guerra, piegato dalla storia, Tenco trovò rifugio nella composizione di poesie dalla melodia straordinaria. Perché si, se i suoi testi hanno fatto sognare, era la melodia, potenza indescrivibile, ad avere il ruolo centrale nella sua musica.

Con il suo sguardo pieno di dolore e di malinconia, cantava l’amore in modo sublime e starlo ad ascoltare era bellissimo. Risultava sempre, in qualche modo, inafferrabile, lontano dai riflettori, distaccato e profondo. Fu proprio grazie a questo suo fascino esistenzialista, all’amore per la musica e all’intensità delle sue canzoni che, nel 1965, in una calda sera d’estate, nella sua casa a Roma, Dalida venne stregata dal cantautore.

Tenco suonava la chitarra e timidamente alzò lo sguardo su questa donna incantevole, dalla bellezza particolare, affascinante. Dalida, dal canto suo, era ammaliata dal suono della chitarra, dalla voce di quell’uomo, un’artista completo, puro.

Dalida, pseudonimo di Iolanda Cristina Gigliotti, figlia di genitori calabresi, nacque il 17 gennaio 1933 al Cairo. Sin da subito respirò aria d’arte: suo padre, infatti, era un musicista classico, un primo violino in una buona orchestra a Città del Cairo. Molto presto Dalida divenne un’icona della musica internazionale fino ad arrivare a essere la prima donna a vincere un disco di platino, a cui si aggiunsero una settantina di dischi d’oro in sette lingue.

Tra questi ci fu Bimbo, traduzione della famosa canzone napoletana Guaglione di Aurelio Fierro. Con Bimbo, Dalida, ebbe un altro disco di platino e uno di diamante, creato appositamente per lei. Non meno importante fu la carriera cinematografica, iniziata subito dopo la sua proclamazione a Miss Egitto e che continuò, successivamente, a Parigi. Dalida, attraverso la sua voce, diffuse oltralpe i successi di Modugno, Mina, Paoli e tanti altri autori italiani.

Il secondo incontro tra Tenco e Dalida avvenne davanti agli occhi del pubblico italiano, nella famosa trasmissione televisiva Scala Reale: lei elegantissima in nero, lui, da buon tenebroso che si rispetti, aveva indosso una giacca di pelle lucida. Finalmente l’incontro era stato rinnovato e l’emozione e la gioia erano palpabili durante tutta la loro esibizione. Si rividero presto, a Parigi, alla vigilia del maggio 1966. Tutto era semplicemente perfetto: la città pullulava di artisti impegnati, gli innamorati passeggiavano mano nella mano lungo la Senna.

Dalida era sensuale, come sempre, mentre Tenco provava estrema attrazione per l’aria che lo circondava, per il fermento che riusciva a respirare. Tenco e Dalida passarono la notte all’hotel Prince de Galles a Montmartre senza sapere che proprio lì, non troppo tempo dopo, uno dei due vi farà ritorno.

La loro storia rimase lontano dai riflettori fino al 1967: da quel momento i due furono sulla bocca di tutti. C’è chi dice che fosse solo pubblicità, chi vuole credere che si siano amati davvero. Fu proprio nel 1967 che la RCA, casa discografica che seguiva sia Tenco che Dalida, propose loro di partecipare al Festival di Sanremo.

Ecco, il Festival. È proprio lì che le cose si complicarono.

Tenco credeva di avere la canzone perfetta per la kermesse: Li vidi tornare, ma la RCA lo ritenne un testo troppo antimilitarista e carico di significati per il festival della canzone italiana. Così, alla fine, Tenco compose Ciao, amore ciao, un testo che si ispira alla vita comune, agli italiani che furono obbligati ad abbandonare le proprie origini per cercare fortuna altrove, proprio come accadde ai genitori di Dalida. Furono proprio quei versi, così carichi di sentimento, di nostalgia, ad avvicinarli ancora di più. Ma nulla andò come previsto.

Mike Buongiorno annunciò che Ciao, amore ciao non sarebbe andata in finale e i due, delusi, abbandonarono l’Ariston.

In balia dei suoi demoni, Tenco si rifugiò nella sua camera d’albergo e iniziò a bere. La depressione latente scoppiò e, con un colpo di pistola alla testa, Tenco si uccise. Tornata in albergo, fu proprio Dalida a ritrovare il corpo senza vita del suo amato. Accanto un biglietto che recitava: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e a una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».

Il ritrovamento del corpo segnò per Dalida la sua prima morte. Infatti, il 28 febbraio 1967, proprio in quell’albergo di Montmartre dove anni prima era stata assieme a Tenco, tentò, invano, il suicidio.

Dalida allora proseguì la sua vita, affranta, costantemente malinconica, distrutta dal dolore.

Alla fine, il 21 maggio 1987, nella sua villa in rue d’Orchamps, a Montmartre, Dalida si diede alla morte lasciando, anche lei, un biglietto: «Perdonatemi, la vita mi è insopportabile».

È proprio in queste parole che si cela una delle storie d’amore più tormentate di sempre. Che si sia trattato di una relazione professionale o sentimentale, le anime di Tenco e Dalida si unirono per opera del destino. Due creature maledette, innamorate, disperate, che trovarono la loro libertà nella morte.

Fonte immagine: Wikipedia 

A proposito di Di Costanzo Mariachiara

Mariachiara Di Costanzo, classe 2000. Prossimamente laureata in Lingue e Culture Comparate all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di moda, musica e poesia, il suo più grande sogno è diventare redattrice di Vogue.

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