I 3 stadi dell’esistenzialismo secondo Kierkegaard

I 3 stadi dell'esistenzialismo secondo Kierkegaard

Cosa si intende per esistenzialismo? Ecco i 3 stadi dell’esistenzialismo secondo Kierkegaard.Søren Aabye 

Søren Aabye Kierkegaard è un filosofo esistenzialista, corrente filosofica che si oppone all’idealismo che dava importanza all’essenza dell’individuo, alla sua dimensione universale. Mentre l’esistenzialismo da importanza all’esistenza, essenza astratta spirituale e esistenza concreta.

Nell’opera Aut-Aut sono presenti i 3 stadi dell’esistenzialismo secondo Kierkegaard dove spiega che non è vero che esiste prima l’essenza e poi nasce l’uomo, ma il contrario, l’uomo prima nasce poi vive per poi definire la sua essenza. Prima esisti poi definisci te stesso.

I 3 stadi dell’esistenzialismo secondo Kierkegaard:

1° stadio: Vita Estetica.

Vita scelta da colui che vuole vivere un rapporto artistico con la propria vita; che vuole fuggire dalla noia vista come il peggiore dei male e vivere come se fosse sempre straordinaria.
Presenta 2 personaggi: Don Giovanni di Mozart e Joan. Fanno della seduzione l’arte ammaliatrice della propria vita ma la differenza è che Don Giovanni di Mozart le seduce e le arriva a possedere, Joan è un seduttore intellettuale, colui che le fa impazzire e si ferma prima di consumare l’atto della seduzione. Entrambi però non si legano a nessuna donna, passano da piacere in piacere perché legarsi significherebbe accettare la monotonia, la ripetitività dell’esistenza. Però il fatto di non scegliere una donna specifica traduce la propria esistenza in disperazione perché la propria vita non può mai essere vissuta nel segno dell’eccezionalità, la vita prevede anche ripetitività, noia e il tornare degli eventi.

Dunque seduttore si suicida o disperato cade in sofferenza.

2° stadio: Vita Etica.

Contrario della vita estetica. Rappresentata dalla figura del marito fedele dedito alla famiglia, al lavoro, conduce una vita noiosa, monotona. Vita di chi sceglie una donna, un lavoro, non come l’esteta che abbraccia tutte le forme di esistenza. Vive all’insegna del bene e della moralità. Ma questa vita non basta all’individuo etico, perché vorrebbe incarnare il bene assoluto e quindi l’individuo si traduce in Pentimento, l’eticità assoluta non può mai essere raggiunta, poichè alla fine la macchia antimorale l’abbiamo tutti.

L’uomo etico che avrebbe voluto incarnare l’assolutismo morale si pente perché si rende conto che non è in grado di incarnare la moralità assoluta.

3° stadio: Vita Religiosa.

Personificata da Abramo, che non esita a uccidere il figlio Isacco quando Dio glielo comanda. Dio fermerà la mano di Abramo, ma ha scelto questo personaggio per farci capire cosa è vita religiosa: paradosso e scandalo, non c’è continuità con la moralità. Abramo vissuto 70 anni nel rispetto delle norme morali non esita a voler uccidere il figlio. Dunque tra morale e religione c’è un abisso. La religione ci porta anche a fare cose che la moralità non accetterebbe, ma dice che la religiosità non vuole grandi voci ma la vera religione entra in punta di piedi ed è il rapporto intimo che l’uomo ha con Dio, non ci sono intermediari, non c’è certezza, ma nell’intima certezza l’uomo rimette la propria esistenza non più a se stesso ma a Dio a cui si sottomette.

Colui che prega affinché Dio gli possa dare la fede vuol dire che ha già la fede in se stesso, se lo hai cercato vuol dire che ce l’hai già. L’angoscia si riferisce al rapporto che l’uomo ha con il mondo la disperazione che identifica l’uomo con la propria soggettività. Ogni essere esistente e votato alla disperazione.

Questi sono i 3 stadi dell’esistenzialismo secondo Kierkegaard, utili per capire meglio questa corrente che si contrappone all’idealismo.

Fonte immagine: wikipedia

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