Si è tenuta, il 19 dicembre al Gran Caffè Gambrinus, la presentazione di “Vulesse…“, primo lavoro discografico di Alessandra Murolo.
Un nutrito gruppo di persone ha preso posto all’interno della sala, in attesa di sentire Alessandra, accompagnata e coadiuvata dai suoi talent scout, i Fatebenefratelli, quando risuonano le prime note di una canzone.
La Murolo presenta il suo lavoro e se stessa tenendo banco per più di un’ora, dimostrando a tutti i presenti, casomai non ne fossero già consapevoli, le sue doti canore attraverso una potente espressione musicale.
C’è Napoli e il napoletano nel repertorio scelto per l’occasione, un insieme di canzoni che sembrano salire dalle profondità del cuore dell’artista e sgorgare liberamente dalla sua gola per trasmettere il suo desiderio e la sua passione a chi ascolta.
Non ci sono grandi aneddoti o solite divagazioni in questa presentazione, ma solo Alessandra Murolo e la sua voce, intenta a cantare ancora, ancora e ancora, interrompendosi solo raramente per sorseggiare un po’ d’acqua.
Una musica in continuo divenire, la cui forza ricorda appieno la rappresentazione classica napoletana e gli rende pienamente onore.
Mostra durante la presentazione, oltre le sue doti canore, anche quelle di umanità, visto che gli introiti delle vendite del giorno sarebbero andate tutte all’AIl, in particolare al reparto ematologico del Cardarelli.
Una volta finita la presentazione e la performance, ci siamo avvicinati all’intervista per porle un paio di domande a cui ha gentilmente accettato di rispondere.
Breve intervista ad Alessandra Murolo
Qual è la tua sensazione al termine di questa giornata?
Una grande commozione e chi mi conosce sa bene quanto sia sincera nel dirlo. Nessuna retorica o risposta a tavolino, questo è un progetto a cui tenevo tantissimo. Ringrazio tutti gli intervenuti per esserci stati, ringrazio Dio per quello che mi ha regalato.
La Napoletanità, con la N maiuscola, si nota senza grandi difficoltà nel tuo lavoro. Quant’è importante Napoli e la sua musica per te?
Dal mio punto di vista, il napoletano non è solo un dialetto, ma una vera e propria lingua. Un baluardo della cultura che va difeso, studiato e amato. Amo la canzone napoletana, la sua storia e penso che bisognerebbe dare ancor più importanza di quanto se ne dia al suo valore storico e artistico. Oggi come oggi, la sua posizione non è sufficiente e andrebbe rivalutata.
Ringraziamo Alessandra per le sue parole e le auguriamo un meritato successo per il suo futuro.