Sono bastati pochi secondi, un annuncio sbagliato e la polemica è servita. Alla cerimonia 2025 di 50 Top Pizza, la pizzeria Bob Alchimia a Spicchi si è vista premiare per i fritti – un prodotto che, per scelta, non ha mai messo in carta. Da lì, un’ondata di commenti, dichiarazioni e prese di posizione che sintetizzano al meglio dinamiche, fragilità e tendenze del mondo pizza. E, in controluce, anche quelle di chi ogni giorno, come noi, lo racconta.
50 Top Pizza: le accuse e la difesa di Luciano Pignataro
Le recriminazioni, esplose sui social e sulla stampa di settore, si sono concentrate fondamentalmente su tre punti: la già citata gaffe sul premio per i fritti, la cifra, ritenuta inverosimile, delle “100.000 visite” annunciata dal palco, e la presunta ingerenza di sponsor e uffici stampa nel determinare i vincitori. A queste critiche ha risposto puntuale uno dei curatori della guida, Luciano Pignataro, in un articolo sul suo arcinoto blog. Ha liquidato l’affermazione sul numero di pizzerie testate come una “baggianata” estemporanea del presentatore e giustificato l’errore sul premio come una svista dovuti ai mille impegni. Secondo il giornalista, proprio questo refuso dimostrerebbe, paradossalmente, l’assenza di pressioni da parte degli sponsor e degli uffici stampa. Le sue spiegazioni, tuttavia, non hanno placato gli animi, tutt’altro, hanno solo alimentato ulteriormente un dibattito che prosegue tra comunicati stampa, post e minacce di querele.
Il parere di Giuseppe Vesi: serve una maggiore trasparenza

A rincarare la dose, le dichiarazioni del famoso pizzaiolo Giuseppe Vesi che spostano l’attenzione dall’errore specifico alla questione sistemica. “Non credo che l’attuale sistema rappresenti pienamente la realtà globale del mondo pizza”, afferma, facendosi portavoce di un malcontento diffuso e chiedendo “parametri chiari, trasparenti e accessibili a tutti”. La sua principale critica, come riportato da diverse testate, è la credibilità stessa della classifica: l’ammissione che le visite reali siano “un numero esiguo” rispetto alle migliaia di pizzerie in Italia rende improprio, secondo il suo parere e quello di altri colleghi, l’uso di titoli assoluti come “Miglior pizzaiolo d’Italia”. La richiesta di cancellazione dalla classifica da parte di altre pizzerie, come Fandango di Potenza, è un ulteriore segnale della crescente perdita di fiducia.
Una riflessione per il settore
Quanto accaduto, polemiche e gaffe a parte, può essere però un’occasione. invece di focalizzarsi sulla singola manifestazione, forse è tempo di interrogarsi sulle perverse dinamiche che caratterizzano, da anni, l’intero ecosistema mediatico-gastronomico. Tra queste, forse la più importante, è l’enorme potere che classifiche e guide hanno assunto, dato che da sole sono capaci, come sottolineato anche da Vesi, di “spostare importanti flussi di clientela, con ricadute economiche significative per chi ne fa parte e per chi ne resta escluso“. Un potere di tale portata esige, e non è banale puntualizzarlo, una responsabilità altrettanto grande, che deve tradursi in criteri di giudizio il più possibile oggettivi, verificabili e rappresentativi. La credibilità futura del racconto della pizza di qualità nel mondo, che al momento appare incrinata, dipenderà proprio da questo. Dalla volontà dell’intero settore – e di noi giornalisti in primis – di trasformare criticità come questa in un cambiamento che sia veritiero e tangibile.