Impressionisti e la Parigi fin de siècle è la rassegna artistica forse più importante degli ultimi anni che Napoli ha l’onore di ospitare. Gli Impressionisti sono probabilmente i pittori, scultori e gli artisti della stampa che hanno lasciato un profondo e significativo segno nella storia dell’arte a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Una corrente che qualche volta tende sovrasta, per profondità, impatto visito e nomi che hanno fatto la storia, altre correnti non meno importanti. Per qualche ragione, infatti, l’Impressionismo è tra i periodi più noti e le opere sono spesso tra le più ambite tra i collezionisti e gli estimatori. A 150 dalla prima mostra ufficiale, gli impressionisti più importanti del movimento artistico basato sull’istantaneità dell’opera che nulla toglie alla sua completezza, sono di nuovo riuniti e la scelta della location è caduta sulla Basilica della Pietrasanta che ospiterà la rassegna dal 22 novembre al 27 aprile 2025.
L’esposizione Impressionisti e la Parigi fin de siècle, a cura di Vittorio Sgarbi, con la collaborazione del co curatore Stefano Oliviero, è un’antologica con 69 opere divise in 3 sezioni ed è stata presentata alla stampa la durante una conferenza stampa con visita guidata, dove il grande critico d’arte ha parlato della scelta delle opere, della corrente impressionista e sul suo amore noto a tutti per la città di Napoli. La rassegna, prodotta da Navigare Srl in collaborazione con Polo Culturale Pietrasanta e Lapis Museum e patrocinata da Regione Campania e Città di Napoli, è una esposizione dal carattere antologico in omaggio al rivoluzionario movimento artistico francese nato 150 anni fa, con la prima esposizione parigina che ne segnò il debutto ufficiale sulla scena mondiale, nel 1874.
“Impressionisti e la Parigi fin de siècle – ha spiegato Vittorio Sgarbi durante la conferenza – è una mostra che ha come fine principale lo studio e la ricerca, che servono per comprendere appieno cosa c’è dietro l’Impressionismo ed è anche una mostra molto severa, rispetto a quello che c’è dietro. Vedere questa mostra aiuterà il pubblico a comprendere una cosa fondamentale e cioè che L’Impressionismo non è solo impatto, colore e forza ma uno stato d’animo, l’emozione che l’artista riversa nel suo lavoro, così come il suo tormento. Questo potrebbe dirsi il Paradosso dell’Impressionismo: bellezza e impatto, estetica e dimensione psichica, che è il motore stesso che spinge a cercare un modo per comunicare, in questo caso, attraverso l’arte. Lo stesso paradosso serve per capire il percorso che hanno fatto i pittori per diventare gli impressionisti che vediamo a Parigi e che è per l’appunto, una mostra di avvio alla celebrazione del movimento Impressionista”.
La prima mostra degli Impressionisti del 1874 fu un traguardo, raggiunto alla fine di un lungo percorso ventennale, durante il quale, artisti più anziani ma di grande talento come Ingres, Delacroix e Corot furono in un certo senso “Insegnanti al contrario”. Pur stimandoli e ammirandoli, artisti come Manet, Renoir e Pissarro li consideravano forse troppo “vecchia scuola”. Col tempo, presero a non conformarsi ai propri insegnanti imboccando, così, la strada che li avrebbe portati a formare una corrente tutta loro: a fondare l’Impressionismo. Le 69 opere esposte, realizzate da 40 artisti prevalentemente francesi, sono suddivise in 3 sezioni che tracciano la storia delle origini e le evoluzioni dell’Impressionismo, sullo sfondo della Parigi di fine secolo, vivace e luminosa protagonista di epocali cambiamenti.
Con questa mostra vogliamo celebrare i 150. dalla prima mostra ufficiale degli Impressionisti – ci ha raccontato Stefano Oliviero, co curatore della mostra Impressionisti e la Parigi fin de siècle – L’intenzione è di omaggiare tutti o quasi gli artisti che vi parteciparono e proprio per ripercorrere la storia della nostra abbiamo diviso l’allestimento in tre sezioni, in modo da raccontare la storia e i precursori del movimento impressionista – come Courbet e gli allievi della Scuola di Barbizon – peraltro, era già nell’aria un movimento che culminò in un circuito alla fine del 73. E finalmente, a giugno 74 gli Impressionisti, con Monet, il fautore di tutto il movimento, riuscirono a mettere insieme tanti pittori diversi, con tecniche diverse, ma tutti accomunati dall’idea di rappresentare in modo impattante non solo un volto, un paesaggio, ma uno stato d’animo. Il fotografo Nadar mise a disposizione il suo studio fotografico. La mostra costava solo un franco ed ebbe, nel bene e nel male, un grande successo: quello che infine diede il nome al movimento artistico.
Dopo la conferenza stampa, abbiamo avuto modo di seguire i curatori lungo le tre sezioni della rassegna Impressionisti e la Parigi fin de siècle. La prima sezione, chiamata La rivoluzione realista e l’École de Barbizon. La strada verso l’Impressionismo vede 18 opere, di artisti della Scuola di Barbizon, per lo più dipinti a olio e acqueforti di Corot, Delacroix, Rousseau, Millet, Courbet, Lecomte, dediti alla pittura paesaggistica e realistica e punti di riferimento per gli Impressionisti. La seconda sezione, intitolata La conquista degli Impressionisti, entra nel vivo della storia dell’Impressionismo, con ben 45 opere di 21 artisti, ispirati dalla Scuola di Barbizon che hanno realizzato tuttavia forme espressive rivoluzionarie, distanti dal cosiddetto “accademismo”: si tratta di lavori di studio e di preparazione per opere di grandi artisti come Cézanne, Boudin, Forain, e Mary Cassat, la pittrice americana che ha rappresentato un altro passo avanti, diventando una delle poche donne ammesse al consesso maschile dell’arte dell’epoca. La terza sezione, Dopo la conquista: l’arte non è solo riproduzione ospita 6 opere del periodo post-impressionista realizzate da Jeanniot, da Firmin-Girard e da Ranft il cui dipinto “Ladies in café” è stato scelto come immagine simbolo dell’esposizione (immagine in evidenza).
La rassegna vanta anche un’area multimediale attrezzata con postazioni dotate di Oculus 3D che consentono la visione virtuale di alcune opere impressioniste di ambientate a Parigi e altre paesaggistiche dando così ai visitatori la sensazione di entrare nei dipinti e vivere le atmosfere dell’epoca. Tra gli importantissimi artisti in mostra, citiamo Edgar Degas (di cui è possibile ammirare due splendide sculture) Pissarro, Gustave Courbet, che fu in qualche modo il precursore dell’Impressionismo, Manet e Renoir, le splendide acqueforti, litografie e xilografie – tra le tecniche di stampa molto diffuse all’epoca – le matite e le incredibili e vive fiamme vive di Girard nelle sue scene di vita operaia, fino ad arrivare a Vincent Van Gogh. Ognuna delle opere racconta una storia, un vissuto, un’emozione troppo forte da trattenere nel proprio io. Scene quotidiane, ritratti grondanti di passione, magari non corrisposta e quindi ancora più viva e forte, paesaggi rupestri della campagna francese sotto un cielo talmente intenso, sia esso eseguito a pastello o con le sapienti pennellate dei colori ad olio, da proiettare l’osservatore in quei luoghi e trasmettere ogni emozione che, come evidenziato da Vittorio Sgarbi, sono proprie dell’artista e rendono unico e personale il lavoro di ognuno, anche quando stile e tecnica sono diversi ma la passione è comune, a tal punto da formare un tassello di un unico grande movimento artistico che da anni incanta milioni di studiosi, artisti, estimatori e semplici appassionati.
La mostra sarà alla Basilica dela Pietrasanta fino al 27 Aprile 2025, dal lunedì al Venerdì, dalle ore 09,30 alle ore 19,30, Sabato e Domenica: dalle ore 09,30 alle ore 20,30. Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura. Per info e costi, consultare il link al sito Navigare, Arte e Cultura. Si ringrazia per l’invito l’Ufficio Stampa, Fabrizio Kühne e Brunella Bianchi – Immagine in evidenza: locandina mostra. Immagini articolo per gentile concessione dell’Ufficio Stampa.