Omega Gloves: storia di un guantificio napoletano

Omega Gloves: storia di un guantificio napoletano

In una delle città di mare più famose al mondo appare assurdo pensare quanto la tradizione della guanteria sia importante e come l’azienda Omega Gloves riesca ogni anno ad attrarre centinaia di turisti, eppure la realtà racconta proprio questo. Negli ultimi anni la città di Napoli ha avuto un exploit incredibile dal punto di vista turistico, attirando sempre più turisti grazie alla sua cultura storica, artistica e culinaria: non tutti però sanno che il capoluogo campano diffonde e difende da secoli una grande tradizione di artigianato nell’ambito della guanteria.

La maggior parte della produzione italiana di guanti in pelle viene sviluppata proprio a Napoli, riuscendo a portare avanti un mestiere secolare di grande valore e qualità. I tempi però sono cambiati e, delle migliaia di aziende di artigiani di guanti presenti nel quartiere Sanità a cavallo tra ‘800 e ‘900, soltanto poche realtà hanno avuto la forza di difendere la purezza di questo lavoro dal processo di globalizzazione che ha portato tante aziende a delocalizzare la produzione per abbattere i costi: tra queste spicca Omega Gloves.

Il proprietario Alberto Squillace ci ha accolti nel suo atelier per raccontarci la storia del suo mestiere e fare un quadro della situazione su questa storia di artigianato italiano.

Ciao Alberto, come prima cosa vorrei chiederti come ti sei trovato coinvolto in questo business e se puoi raccontarci sommariamente il tuo background.

Salve a tutti. In realtà io sono nato in questo ambiente, rappresento infatti la quinta generazione di guantai della famiglia Squillace. La realtà di Omega Gloves nacque esattamente 101 anni fa grazie al mio bisnonno, il cui padre era già uno dei tantissimi tagliatori di guanti presenti nel quartiere Sanità. Da che ne ho ricordo, ho sempre vissuto l’esperienza della fabbrica e rammento sempre con affetto il tempo trascorso qui con mio nonno, il quale mi insegnò fin da subito come trattare il pellame e gli attrezzi del mestiere, portandomi in giro con lui e facendomi passare le giornate insieme a tagliatori e cucitrici. In sostanza si può dire che il guantificio ha sempre fatto parte del mio DNA.

Quindi immagino che tu più di chiunque altro abbia vissuto a pieno il cambiamento dell’azienda nel corso degli anni, anche attraverso i racconti della tua famiglia. Quante persone lavorano in questa azienda? Il numero è variato nel corso degli anni?

Ad oggi, Omega Gloves conta 8 operai, ma in passato la fabbrica era molto più grande e mio nonno mi raccontava che negli Anni ‘50 vi erano all’incirca 60 dipendenti. Ovviamente i tempi sono cambiati e quella che prima era una vera e propria industria si è trasformata in un atelier, a discapito dei grandi ordini ma al fine di salvaguardare la qualità e l’integrità del nostro prodotto. Il savoir faire è l’unica cosa che può realmente proteggere questo business dalle grandi produzioni estere e rendere il nostro lavoro artigianale un qualcosa di unico ed inimitabile.

Mentre parliamo, qui dietro di noi vedo le cucitrici intente a lavorare incessantemente e mi sorge spontaneo chiederti: quanti passaggi ci sono dietro la creazione di un paio di guanti?

Per produrre un singolo paio di guanti sono necessari circa 25 passaggi, e la cosa bella è che questi passaggi vengono effettuati da 25 persone differenti! Ogni lavoratore in questo ambito ha infatti ereditato la sua specializzazione dai suoi parenti, distinguendosi nello sviluppo di queste skills che si tramandano da circa tre secoli; dunque, c’è chi è specializzato nella cucitura, chi nel foderare i guanti, e ancora chi nel taglio.

Ad esempio, esistono tre differenti tipologie di taglio ed è particolare anche vedere come ogni quartiere o comune limitrofo a Napoli si sia specializzato in uno stile di cucitura o di foderatura differente, con Agerola che è famosa per il cashmere, o San Marcellino e Frignano che sono conosciute rispettivamente per il cucito a mano e per il crochet. Il quartiere Sanità, che ospita Omega Gloves da un secolo, è invece noto per lo stile di cucitura Piquet.

Affascinante. Mentre per quanto riguarda il materiale, da dove arrivano principalmente le pelli di Omega Gloves?

Le pelli arrivano nella maggior parte dei casi dall’Arabia, ma anche da altri paesi come Spagna, Grecia e Yemen. Ci tengo a sottolineare che le pelli vengono acquistate in grezzo, dato che a Napoli, e più in generale la Campania, sono anche rinomate per la conciatura e la tintura. Dunque, acquistiamo appunto le pelli grezze a Solofra, le quali vengono poi selezionate da noi per definire se saranno destinate alla produzione di guanti da donna o da uomo, in base alla loro grandezza, e se il colore scelto per la pelle, in base alle sue caratteristiche, sarà chiaro o scuro. Una volta analizzate, le pelli vengono appunto conciate, raffinate e tinte.

Dunque, non solo la composizione del guanto, ma anche i processi di lavorazione delle pelli vengono svolti qui in Campania. Ma la maggioranza dei clienti che acquista, in grandi o piccoli quantitativi, è italiana oppure straniera?

Abbiamo molti più clienti stranieri che italiani: in percentuale direi che solo il 10% dei nostri clienti è italiano. Oltre al nostro marchio Omega Gloves, produciamo guanti anche per altri brand su grandi ordini, e la maggioranza dei nostri clienti è principalmente francese. Negli ultimi anni anche il mercato asiatico ci ha aperto le porte, e abbiamo raggiunto una buona fetta di acquirenti soprattutto in Corea del Sud e Giappone.

Per quanto riguarda le visite dei turisti nel nostro atelier, la situazione purtroppo è la stessa: turisti da tutto il mondo ci vengono a trovare dopo aver letto articoli su vari magazine e giornali (nel 2022 il New York Times ha pubblicato uno splendido articolo su Omega Gloves e la tradizione della guanteria napoletana), ma soltanto una piccola parte è composta da italiani. Sarebbe bello che le istituzioni sponsorizzassero di più realtà artigianali che tanto arricchiscono la cultura del nostro paese.

Proprio riallacciandomi alla tua ultima frase, vorrei chiederti se pensi che la scomparsa dei mestieri artigianali possa essere causata in parte anche da una noncuranza delle istituzioni. Inoltre, quanto è più complicato al giorno d’oggi trovare del personale qualificato per l’azienda?

Ti rispondo subito dicendo che al giorno d’oggi purtroppo è molto complicato trovare del personale, poiché al fine di garantire dei corsi di formazione volti a qualificare le nuove leve sono necessari degli ingenti costi, che al momento non sono abbordabili per noi imprenditori che abbiamo visto abbassarsi sempre di più il volume degli ordini nel corso degli anni, a causa del processo di delocalizzazione delle altre fabbriche che ha enormemente abbattuto i costi del prodotto.

Inoltre, i tempi di apprendimento per questi mestieri sono abbastanza lunghi, e nel periodo iniziale risulta difficile per un apprendista del mestiere essere già efficiente anche in minima parte, dunque sarebbe fondamentale un aiuto statale per garantire una giusta retribuzione al nuovo personale che si approccia al mondo della guanteria. Quindi, sicuramente c’è una sorta di noncuranza delle istituzioni, unita al fatto che le persone in questo settore avanzano con l’età e non si fa nulla per garantire un ricambio generazionale per tener viva questa tradizione artigianale.

Hai accennato anche al problema della delocalizzazione, e una mia domanda riguardava proprio come Omega Gloves si rapporta con questo processo: è una metodologia di business preoccupante o non intacca in alcun modo l’azienda?

Da un lato è sicuramente preoccupante poiché la delocalizzazione penalizza i piccoli atelier come noi in termini di volumi di ordini, e, come ho già detto in precedenza, sicuramente nel corso degli anni il nostro business ha subito un ridimensionamento in quantità di vendite.

D’altra parte, non si tratta di una vera e propria concorrenza poiché la qualità del prodotto finale, in termini di materiali utilizzati e stili di cucitura, è totalmente differente e non paragonabile. Noi di Omega Gloves puntiamo molto su una qualità alta e questo viene molto apprezzato da una nicchia di clienti fidelizzati, che continua a rivolgersi a noi nonostante il progressivo aumento dei costi che un prodotto di spessore artigianale richiede. Grandi brand di alta moda, come Rick Owens, Vivienne Westwood o Jean-Paul Gaultier, collaborano stabilmente con noi e con la nostra divisione di alta moda, Squillace1923, gestita da mia sorella Martina, valorizzando fortemente la nostra scelta di portare avanti la tradizione artigianale di famiglia.

Ti ringrazio per averci concesso quest’intervista e ne approfitto per chiederti con che occhio guardi verso il futuro di questo atelier.

Grazie a voi per questa chiacchierata. Nonostante alcune difficoltà di questo business di cui abbiamo parlato in precedenza, ho piena fiducia nella storia artigianale di Omega Gloves, e sono sicuro che un giorno sempre più persone si accorgeranno di quanto questa realtà rappresenti un fiore all’occhiello per la tradizione napoletana ed italiana. Noi continueremo a lavorare come abbiamo sempre fatto per far sì che ciò accada il prima possibile!

Foto in evidenza di Roberto Salomone, tratta dall’archivio immagini di Omega Gloves

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