Il 29 marzo, nella preziosa Galleria di Francesco Annarumma, è stata inaugurata la mostra dal titolo SottoPelle. Le opere resteranno esposte fino al 15 maggio negli spazi della Galleria di Via del Parco Margherita 43, Napoli.
Il progetto espositivo indaga una passione, un amore radicato per la pittura “da meditazione”.
Group show, una collettiva dal sapore personale. Personale l’idea, ed intima l’esigenza, quella di Francesco Annarumma, che in questa mostra di primavera si propone di raccontare, attraverso l’esposizione, la sua ricerca di bellezza.
Cinque artisti (Giuseppe Adamo, Fergus Feehily, Robert Holyhead, Pieter Vermeersch, John Zurier) diversi per età, geografie ed esperienze in una collettiva nata da un progetto che non diversamente da un tatuaggio incide, sotto pelle, la “fastosa nudità della pittura.”
SottoPelle: una piccola grande gratificazione per il gallerista Francesco Annarumma
Francesco Annarumma, gallerista affabile che ringraziamo, ci ha concesso una breve intervista.
Una sua riflessione sulla mostra?
Questa mostra nasce anche per festeggiare il quindicennale della Galleria, una mia piccola gratificazione personale. SottoPelle si propone di condividere un amore per la pittura da meditazione; astratta, minimal, aniconica. Un’arte dispensata dagli aggettivi superflui, che rifiuta etichette. Il mio è un invito ad esplorare la pittura che chiede di essere guardata onestamente, come processo di lavoro sopra e oltre la superficie. Gli occhi, attraverso la tela, la carta e il marmo assorbono i colori. La tela, come la pelle, porta i segni della vita. Una pellicola già incisa, sulla quale continuare a scrivere, cancellare e riscrivere.
Una mostra collettiva per dipingere un autoritratto, il suo. Cosa ha visto di se stesso nei cinque artisti scelti per festeggiare i 15 anni di successi della galleria?
In John Zurier, che è l’artista più anziano del gruppo, ho ritrovato me stesso nella sua filosofia Zen. Nei lavori su marmo di Pieter Vermeersch, invece, ho riscontrato una certa ostinazione che è parte del mio carattere. Le opere di Giuseppe Adamo, il più giovane del gruppo, sono paragonabili al diagramma di Wiggers. Le pennellate raccontano le increspature dell’anima. La mia è molto sensibile, pertanto ho trovato in Giuseppe una certa affinità d’anime.
I lavori di Robert Holyhead sono la sintesi pittorica tra ragione e sentimento. Una battaglia quotidiana che vivo anch’io per trovare il giusto equilibrio tra cuore e ragione. Infine in Fergus Feehily ho riscoperto due qualità umane rare: la delicatezza e la gentilezza. Cinque artisti, una collettiva, ma personale.