Il gas, sebbene se ne parli poco, è una delle risorse più importanti che l’umanità possiede. Esso è fondamentale sia per l’energia quotidiana, sia dal punto di vista industriale. Questa risorsa ha un altro aspetto molto importante: la questione geopolitica. Infatti, l’energia e la transizione verde si trovano sotto pressione e beni come il gas naturale sono cruciali all’interno del contesto internazionale. Le conseguenze sono pesanti: gli sforzi di decarbonizzazione sono messi a dura prova e la fiducia nelle politiche ambientali cala costantemente. Risulta quindi cruciale riequilibrare le esigenze di sicurezza energetica con l’urgenza della transizione verde.
Energia e transizione verde: il contesto attuale
L’Europa sta vivendo una nuova ondata di tensioni che si riflettono direttamente sul mercato del gas. Se da una parte il conflitto russo-ucraino ha influito pesantemente sugli accordi commerciali (dato che la Russia ne è uno dei maggiori esportatori al mondo), dall’altra i Paesi europei sono costretti a trattare con altri paesi extra-UE per nuovi accordi, spesso più svantaggiosi. Le conseguenze sono serie: le scorte europee si ritrovano in rapido esaurimento e i rincari estivi nei prezzi di ricarica degli stoccaggi indicano una potenziale crisi già in inverno. Questo dimostra che l’energia e la transizione verde dipendono fortemente dal mercato del gas, condizionato a sua volta dai rapporti internazionali.
Parallelamente, la crisi climatica si accompagna a condizioni climatiche avverse, con crisi idriche progressive e venti deboli. Ciò riduce la produzione di fonti rinnovabili come l’idroelettrico e l’eolico, alimentando la dipendenza da altre risorse.
L’instabilità geopolitica è evidente: in particolar modo, nel Mediterraneo sono presenti attacchi lungo le rotte del gas e tensioni in Libia. Tutto questo impedisce un completo abbandono delle centrali a carbone, con piani di dismissione rinviati in varie aree.
I limiti del piano REPowerEU nell’era della crisi
A livello internazionale ci sono stati dei tentativi per migliorare la situazione, uno di questi è il piano REPowerEU. Quest’ultimo è stato concepito per affrontare queste emergenze, cercando di accelerare la transizione verde e riducendo la dipendenza dai combustibili fossili russi. Lo scopo del piano si articola in diversi punti:
- Raddoppio dell’energia solare entro il 2025
- Interconnessioni
- Risparmio energetico
- Sviluppo dell’idrogeno verde
- Diversificazione delle fonti
Le misure, da una parte, hanno funzionato: c’è stata una drastica riduzione delle importazioni dalla Russia (dal 45% nel 2021 al 19% nel 2025) e un calo della domanda di gas del 38% nel quadriennio. Tuttavia, la pressione sull’energia e sulla transizione verde è ancora presente: la scarsità di risorse estiva rallenta nuove installazioni e le lunghe burocrazie ostacolano l’implementazione delle rinnovabili.
Implicazioni politiche ed economiche della crisi
La crisi del gas non è solo una questione commerciale, ma anche politica. Tra le proposte vi è un’iniziativa legislativa, da parte dell’UE, per eliminare completamente l’import di combustibili fossili russi entro il 2028. Ma non tutti sono d’accordo: alcuni Stati membri, come Ungheria e Slovacchia, si oppongono, temendo il rischio di costi energetici elevati.
Parallelamente, anche gli Stati Uniti hanno un ruolo cruciale. L’Europa ha aumentato l’acquisto di GNL (Gas Naturale Liquefatto) dagli USA, con previsioni di spesa fino a 250 miliardi di dollari entro il 2028. Una scelta che, se da un lato dovrebbe assicurare le forniture, dall’altro rischia di frenare il passo verso il rinnovabile.
Come si riflette tutto questo in Italia? Purtroppo, il rischio è di arrivare al 2030 molto indietro sugli obiettivi verdi. Infatti, i ritardi nei progetti rinnovabili sono evidenti, i costi sono elevati (+20% rispetto alla media UE) e le infrastrutture di stoccaggio risultano insufficienti.
Conclusioni: quale futuro per l’energia in Europa?
L’Europa si ritrova in una situazione molto complessa. Sebbene non abbia colpe dirette per le tensioni geopolitiche, a livello commerciale e strategico la storia è diversa.
La crisi attuale richiede una gestione differente, con investimenti strutturali per la resilienza del sistema energetico e ambientale. Allo stesso tempo, sono necessari maggiori investimenti nella diplomazia per favorire operazioni di de-escalation all’interno del sistema internazionale.
Fonte immagine: freePik