Il sistema doppia laurea rischia di sabotarsi da solo

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La doppia laurea, aspetti e criticità

Non troppo tempo fa è stato abrogato, con larghissima maggioranza del Senato, il divieto del 1933 di iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea. Uno dei maggiori sostenitori della doppia laurea, Alessandro Fusacchia, relatore alla Camera, ha ribadito quanto possa essere una opportunità investire su un duplice sbocco e aprirsi a una formazione multidisciplinare. La legge, in fondo, non è troppo lontana dal contesto da cui viene fuori e, anzi, si inserisce bene in meccanismi di competenze fissate su carta e nelle richieste spesso irrealistiche di un mercato del lavoro pretenzioso.
Il punto è che la legge svecchierebbe i sistemi statali paralizzanti e depotenziati per giovani ambiziosi e permetterebbe alle Università di essere al passo con gli obiettivi europei, pagando lo scotto, però, di perdere le persone e di pensarle per macro gruppi.
Ammettere la possibilità di un duplice percorso di laurea non solo rischia di declassare il progetto universitario a diplomificio (rischio neanche troppo aleatorio), azienda che smercia diplomi un po’ più sfruttabili nel mondo lavorativo ma si prende la grossa responsabilità di annientare ancora di più il divario vita sociale- lavoro, auto-sabotandosi.
Il lavoro che entra nell’individuo e se lo mangia dall’interno, che si gonfia di competenze meglio certificate, di qualificazioni prese in tempi brevissimi, di doppi titoli di studio simultanei e concentrati.
In questo contesto iper produttivo e, diciamolo, dai bordi capitalistici sempre meno sfumati, ad annaspare è il giovane studente, appena svezzato dalla scuola dell’obbligo che si trova libero di poter scegliere una doppia strada ( e anche di non farlo) e già schiacciato da un ambiente in cui sgomitare, poco incline ad accontentarsi di una via di mezzo. La scelta felice si riduce alla fine a un impasse di aspettative e piccole perdite personali. La rinuncia di un tempo alla socialità non ritrattabile con tutte le conseguenze debilitanti per un giovane. E una qualità dell’istruzione più scarsa, facilmente sacrificabile per una quantità d’azienda.
La prospettiva è avvilente: non la promessa di un percorso culturale che funziona ma il coronamento di un sistema dove il fatturato è l’unica variabile, nel senso che varia nelle tasche dello psicologo da cui correre ai ripari.

A proposito di Rita Salomone

Scrivo cose e parlo tanto. Mi piace Forrest Gump (anche se sono nata quattro anni dopo il film) e nel tempo libero studio filologia a Napoli. Bella storia la vita come scatola di cioccolatini.

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