Genocidio di Gaza: il rapporto ONU, i mandati CPI e gli aggiornamenti

Per la prima volta nella storia, una commissione delle Nazioni Unite ha formalmente accusato uno stato di genocidio mentre questo è ancora in corso. La Commissione d’Inchiesta indipendente dell’ONU ha stabilito che Israele ha commesso il crimine di genocidio contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Questo riconoscimento segue e rafforza le accuse già mosse dalla Corte Penale Internazionale (CPI) nel novembre 2024. Uno scenario che, secondo il diritto internazionale, dovrebbe spingere i governi del mondo ad agire immediatamente per fermare le atrocità.

La cronologia: i mandati di arresto della CPI (novembre 2024)

Il percorso legale internazionale ha raggiunto una tappa fondamentale il 21 novembre 2024, quando la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant. La Corte, respingendo i ricorsi di Israele sulla propria giurisdizione, ha accusato entrambi di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’accusa specifica riguardava in particolare il blocco sistematico degli aiuti umanitari tra l’8 ottobre 2023 e il 20 maggio 2024, una tattica che ha deliberatamente affamato la popolazione civile.

I risultati dell’indagine ONU (16 settembre 2025)

Le accuse della CPI hanno aperto la strada a un’ulteriore, drammatica conclusione. Il 16 settembre 2025, la Commissione d’Inchiesta ONU (CoI) ha fatto un passo decisivo, concludendo che Israele non si è limitato a crimini di guerra, ma ha commesso quattro dei cinque atti che costituiscono genocidio secondo la Convenzione del 1948. Il rapporto ha accertato la piena intenzionalità genocidaria, dimostrata sia da dichiarazioni esplicite di autorità israeliane sia da un modello sistematico di azioni militari. La responsabilità, secondo l’ONU, ricade sullo Stato di Israele e sui suoi vertici, inclusi il Presidente Herzog, il Primo Ministro Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Gallant.

I 4 atti di genocidio commessi da Israele secondo l’ONU

Atto di genocidio (Convenzione ONU) Azioni documentate a Gaza
Uccisioni di massa Bombardamenti indiscriminati su aree civili, esecuzioni e attacchi mirati.
Gravi danni fisici e psicologici Ferite, mutilazioni di massa, traumi psicologici diffusi dovuti a terrore e distruzione.
Condizioni di vita volte alla distruzione Assedio totale, uso della fame come arma, distruzione di ospedali, scuole e fonti d’acqua.
Misure per impedire le nascite Attacchi a strutture sanitarie materne e infantili, violenze sessuali documentate.

Aggiornamenti in tempo reale (settembre 2025)

La situazione sul campo continua a peggiorare. Secondo fonti come RaiNews, l’IDF ha recentemente intensificato l’assalto a Gaza City, causando oltre 100 morti e un esodo di massa di circa 400.000 civili. Navi Pillay, presidente della Commissione ONU, ha ribadito la solidità delle prove raccolte, che includono immagini satellitari, testimonianze e dati medici. In risposta, il governo israeliano ha rigettato il rapporto, definendolo “falso” e i membri della commissione “delegati antisemiti di Hamas”. Sul fronte diplomatico, la Commissione Europea ha annunciato sanzioni e una sospensione parziale del sostegno a Israele, mentre l’ONU chiede la fine immediata del genocidio e lo stop alla vendita di armi.

Dossier riassuntivo del genocidio di Gaza

Aspetto Conclusioni e aggiornamenti
Definizione del crimine Genocidio (riconoscimento ONU del 16/09/2025 mentre il crimine è in corso).
Responsabili indicati Stato di Israele e suoi vertici politici/militari (Herzog, Netanyahu, Gallant).
Mandati CPI precedenti Arresto per Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità (21/11/2024).
Aggiornamenti militari Intensificazione dell’assalto a Gaza City, con centinaia di morti e nuovo esodo di massa.
Raccomandazioni ONU Fine immediata del genocidio, accesso umanitario, stop alla vendita di armi a Israele.
Appello finale L’inazione della comunità internazionale equivale a complicità nel genocidio.

Fonte immagine: Wikipedia

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