I conflitti israelo-palestinesi: la storia

I conflitti israelo-palestinesi: la storia

I conflitti israelo-palestinesi: la storia

Oggi stiamo tutti assistendo a ciò che sta avvenendo tra la Palestina e l’Israele, ma per capire meglio quali sono stati i motivi di tale conflitto, bisogna fare un salto nella storia di questo territorio. 

In questo articolo analizzeremo in particolare i conflitti israelo-palestinesi e le conseguenze che questi eventi hanno avuto fino ad oggi.

La storia

Alla fine dell’Ottocento non esistevano né lo stato di Israele né la Palestina, il territorio corrispondente a quest’ultimo era parte integrante dell’Impero Ottomano ed era divisa tra due diversi distretti amministrativi della Siria: il Vilayet di Beirut e il Sangiaccato di Gerusalemme. All’epoca la popolazione palestinese era di circa 600 mila persone, di cui 4/5 erano musulmani sunniti e 1/5 erano cristiani ed ebrei. 
Ma, esattamente, quando è avvenuta la migrazione degli ebrei in Palestina? Intorno alla fine del 1800, la maggioranza degli ebrei del mondo viveva nell’Impero russo e in Europa orientale, ma dopo l’uccisione dello zar Alessandro II nel 1881, la popolazione russa si scatenò contro gli Ebrei scatenando i pogròm, che in russo significa devastazione, e furono costretti a migrare negli Stati Uniti e la Palestina. 

La nascita del sionismo

Il sionismo o nazionalismo ebraico nasce da un’idea di Theodor Herzl, giornalista ebreo che, sconvolto dall’antisemitismo in Europa occidentale, si convinse che, per risolvere il problema e per garantire una loro emancipazione, bisognasse creare un loro stato. Per cui nel 1896 pubblicò un libro chiamato Der Judenstaat (Lo stato ebraico) e nel 1897 organizzò il primo Congresso sionista a Basilea, dove fu fondata l’Organizzazione sionista mondiale con l’obiettivo di realizzare una “casa” in Palestina per il popolo ebraico. L’immigrazione è avvenuta ad ondate irregolari tra il 1881 e il 1947. Ma cosa succede esattamente per arrivare ai conflitti israelo-palestinesi tutt’oggi accesi?

La storia dalla rivolta araba al mandato britannico

Nel 1914 l’Impero ottomano, durante la Prima Guerra Mondiale, entra affiancandosi alla Germania, e questo porta ad una reazione da parte della Gran Bretagna che cerca un’alleanza con gli arabi. L’Alto commissario britannico McMahon incontra al Cairo nel 1915 lo sceriffo della Mecca Hussein, promettendogli una futura indipendenza araba in cambio dell’appoggio contro l’Impero Ottomano. Nel 1916 Francia e Gran Bretagna firmano un accordo per il quale in caso di vittoria avrebbero dovuto dividersi i territori ottomani, l’Accordo Sykes-Picot, secondo il quale la Palestina sarebbe stata sotto controllo internazionale. Però la Gran Bretagna si servì dell’appoggio del movimento sionista, in particolare degli ebrei americani durante la guerra a sostegno degli Stati Uniti, in cambio dell’impegno inglese a costituire uno stato per gli ebrei in Palestina espresso nella Dichiarazione di Balfour nel 1917. In questo anno gli ebrei in Palestina erano l’8% della popolazione totale e possedevano solo il 3% dei territori palestinesi. 

L’inizio dei conflitti israelo-palestinesi

Nel 1920 il Protocollo di Sanremo stabilì che la Società delle Nazioni affiderà il mandato sulla Palestina alla Gran Bretagna, in cui viene ribadito l’impegno da parte di quest’ultima a creare uno stato ebraico per facilitare l’immigrazione e l’insediamento degli Ebrei in Palestina. In questo triangolo politico si confrontano tre diversi interessi, anche contrastanti: 

  • I Britannici vogliono mantenere il sostegno al sionismo governando la Palestina;
  • Gli Ebrei vogliono realizzare il programma sionista e collaborano con la Gran Bretagna per creare un loro stato in Palestina;
  • I Palestinesi non collaborano al progetto sionista e vogliono l’indipendenza della Palestina.

I Palestinesi si rivoltano contro il mandato e contro il sionismo, e nel 1929 vengono uccisi 133 Ebrei dai Palestinesi che avevano perso 110 uomini a causa dei Britannici. I Britannici cercano di mascherare il mandato arginando il conflitto, ma dando pari opportunità ad entrambe le parti anche limitando l’immigrazione ebraica. Nonostante ciò, tutti i tentativi di cambiamento dei progetti Britannici in Palestina falliscono, perché i Britannici favoriscono i sionisti. Nel 1936 avviene una rivolta da parte dei Palestinesi attraverso uno sciopero generale a cui partecipa la milizia sionista dell’Irgun, che compie attentati contro i Palestinesi e Gran Bretagna. L’insoddisfazione generale aumenta, ed avrebbe certamente contribuito per i futuri conflitti israelo-palestinesi. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale i Britannici  adottano un programma che prevede uno stato unitario binazionale indipendente in Palestina entro il 1949, e il blocco graduale dell’immigrazione ebraica, ma i sionisti, in particolare l’Irgun, non sono d’accordo e, a partire dal 1943, iniziano a compiere attacchi terroristici contro i Britannici in Palestina. Gli Stati Uniti iniziano a fare pressione sulla Gran Bretagna e Truman, il Presidente degli USA si dichiara a favore della spartizione della Palestina. La Risoluzione ONU 181 del 1947 prevedeva:

  • Allo Stato ebraico il 56,47% del territorio;
  • Allo Stato palestinese  il 42,88% del territorio;
  • Alla zona internazionale di Gerusalemme lo 0.65%  del territorio.

I conflitti israelo-palestinesi continuano 1947, quando l’Alto Comitato arabo proclama 3 giorni di sciopero contro il piano Onu, e iniziano a verificarsi  delle vere e proprie guerre civili tra i Palestinesi e lHaganà, un vero e proprio esercito dell’Agenzia ebraica. La Gran Bretagna rifiuta di appoggiare la risoluzione Onu e gli USA chiedono la sospensione del piano di spartizione, ma poi ci ripensano. Nel 1948 i volontari armati arabi entrano in Palestina per sostenere i palestinesi, ma non si coordinano con le milizie di Husseini, L’Haganà esegue delle azioni armate per difendere il territorio assegnatogli, che attuano una vera e propria strategia di pulizia etnica fino a compiere la strage di Deir Yassin, un villaggio arabo. Nonostante tutto, il 14 maggio del 1948 viene proclamata l’indipendenza Israeliana dal leader Ben Gurion e, poche ore dopo la dichiarazione, la Siria, Transgiordiordania, Iraq, Egitto e Libano  attaccano Israele per difendere i territori assegnati alla Palestina.

La prima guerra arabo-israeliana

La prima guerra arabo-israeliana scoppia nel maggio del 1948 fino al gennaio del 1949, si svolge in 4 fasi in cui ci sono delle tregue alternate, Israele conquista la Galilea araba, attacca il Negev in Egitto fino a conquistarlo, sconfiggendo gli arabi. Nonostante la firma degli accordi Onu a favore di Israele, questi si appropria di un territorio più vasto rispetto a ciò che era stato stabilito, appropriandosi del 78% della Palestina mandataria e ciò che restava del territorio palestinese andò diviso tra Cisgiordania controllata dalla Transgiordania, e la Striscia di Gaza, sotto amministrazione dell’Egitto fino al 1967. I profughi palestinesi si rifugiano a Gaza e nella vicina Cisgiordania, in Egitto, in Siria e in Libano e viene stabilita la risoluzione ONU 194 del 1949 che stabilisce il diritto dei Palestinesi profughi al ritorno e alla compensazione.

La sconfitta della prima guerra israelo-araba porta quello che è passato alla storia come Nakba, ovvero la devastazione o catastrofe. Nel 1950 viene approvata la “Legge sulla proprietà degli assenti” che autorizzava l’esproprio dei beni e delle terre dei palestinesi, mentre la “Legge sul ritorno” concedeva ad ogni Ebreo la cittadinanza israeliana.  Un affronto che i palestinesi non avrebbero dimenticato. Come possiamo ben notare, i conflitti israelo-palestinesi nascondono un background particolarmente complesso. ed è per questo che è importante essere informati in merito.

La fondazione dell’OLP e l’intifada

Nel 1967 avviene la Guerra dei sei giorni che ha coinvolto Siria, Egitto, Giordania, Iraq e Israele in cui quest’ultimo conquista il Canale di Suez, le Alture del Golan, la Cisgiordania e Gerusalemme. Nello stesso periodo nasce l’OLP cioè l’Organizzazione per la liberazione della Palestina che si pone come obiettivo quello di difendere la causa palestinese con la lotta armata. Nel 1987 scoppia la Prima Intifada che dura fino al 1993, cioè una rivolta civile che si manifesta mediante scioperi, boicottaggi e disobbedienza. Nel 1993 vengono stabiliti gli Accordi di Oslo già decisi nella Conferenza di Madrid, che sancivano l’istituzione dell’Autorità Nazionale Palestinese con il compito di governare parte della Cisgiordania e di Gaza. La seconda intifada avviene nel 2000 e durò fino al 2005  e nello stesso anno vengono stipulati gli Accordi di Camp David che sancivano l’autorità dei palestinesi sulla Striscia di Gaza e Cisgiordania. Entrambi gli accordi falliscono, compresi gli Accordi di Oslo. Ad oggi la situazione è irrisolta a causa della mancata chiarezza dei trattati e degli accordi e soprattutto il mancato interesse europeo ed americano a fare qualcosa in merito alla questione palestinese di cui, per molti aspetti, sono responsabili. 

Chi è Hamas e il suo ruolo nei conflitti Israelo-palestinesi

Oggi, relativamente la situazione in Palestina, c’è molto interesse da parte dei media nel condannare le azioni di Hamas, ma scopriamo meglio di chi si tratta. Acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, è il movimento islamico di resistenza, organizzazione paramilitare palestinese sunnita islamista fondamentalista, considerata dall’UE un’organizzazione terroristica. Nel corso della storia della Palestina ha avuto il ruolo di braccio armato palestinese affiancato ai Fratelli musulmani, in particolare durante i due periodi di rivolta della prima e della seconda Intifada contro gli attacchi israeliani. Ad oggi, sono l’unica forma di difesa  per il popolo palestinese che non possiede un organizzazione militare che gli consenta di difendersi dai continui ed ininterrotti attacchi che subiscono da ormai ben oltre 70 anni. 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia 

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