La mostra Favoloso Calvino: la scrittura attraverso le immagini

La mostra Favoloso Calvino: la scrittura attraverso le immagini

Dal 13 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024 sarà esposta alle Scuderie del Quirinale, a Roma, la mostra Favoloso Calvino che ripercorre la vita e l’esperienza artistica dello scrittore attraverso le immagini che hanno dato vita alle sue parole.

«All’origine di ogni storia che ho scritto c’è un’immagine che mi gira per la testa, nata chissà come e che mi porto dietro magari per anni. A poco a poco mi viene da sviluppare questa immagine in una storia con un principio e una fine». Calvino, scrittore imagocentrico, raccontato attraverso le immagini che lo hanno ispirato e le immagini da lui evocate in una mostra dal titolo Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte, in programma a Roma, alle Scuderie del Quirinale dal 13 ottobre al 4 febbraio 2024.

La mostra Favoloso Calvino

Nel centesimo anniversario della nascita dello scrittore nato a Cuba il 15 ottobre del 1923, la casa editrice Electa ha scelto di ricordarlo proprio per mezzo dell’arte, riproponendo visivamente il suo favoloso mondo, la sua mente, la sua vita, forte della curatela di Mario Barenghi, docente di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università di Milano Bicocca. Hanno collaborato al progetto Favoloso Calvino la Regione Liguria e il Comune di Genova con Fondazione Palazzo Ducale.

Si tratta di «un lavoro di scrittore che si trasforma in un lavoro di immagini», ha spiegato Francesco Anzelmo, direttore editoriale di Mondadori, che con Einaudi ed Electa ha collaborato alla mostra. 

Il “primo paesaggio” e il cinema

La prima sala è una passeggiata nei paesaggi di Calvino. Nel paesaggio, anzi, se è vero come disse in un’intervista a Le Monde che «[…] trascorse i primi 25 anni dentro a un paesaggio, senza mai uscirne». Un bosco palatino è il primo elemento di questo paesaggio, come quello di Eva Jospin esposto alle Scuderie per riprodurre le costanti presenze arboree nelle opere di Calvino; il bosco è un rimando all’orizzonte dell’ecologia di cui lui fu precursore, oltre che scenografia ideale per le atmosfere fiabesche e labirintiche della penna calviniana.

Proprio come un albero, sempre proteso verso l’alto e con la tendenza a ramificare in tutte le direzioni è stata anche la vita dello scrittore, tra Cuba, Sanremo, Torino, Roma, Parigi. Un intrico di strade, labirinti e città, come le storie dei suoi personaggi.

La realtà da una parte e il cinema dall’altra, sul quale il percorso della mostra Favoloso Calvino si sofferma, in quanto considerata dallo scrittore l’Unica forma d’arte in cui l’esperienza del reale viene sublimata tanto da acquistare forma e ordine. Per Calvino il cinema diventa la promessa che il mondo è più vario e più bello di quello di cui può avere esperienza.

Favoloso Calvino: la scrittura attraverso le immagini

L’esperienza partigiana: Calvino oltre il ponte

Ma è una storia, quella in cui è immerso, a cui non riesce a voltare le spalle tanto da scegliere l’esperienza della Resistenza, che ha costituito una svolta decisiva anche per la sua formazione. Una scelta di responsabilità, ma dettata anche dalla volontà di azioni concrete accanto alle solite acrobazie interiori. E anche una scelta di immagini, per restare nel focus del percorso esposto, come quelle delle Alpi Marittime e dell’entroterra sanremese. Accanto alle fotografie dei suoi luoghi, ci sono la prima edizione a stampa della raccolta Ultimo viene il corvo pubblicato per la collana I Coralli di Einaudi del 1949, la prima edizione de Il sentiero dei nidi di ragno del 1947 sempre per Einaudi e il numero 10 del Politecnico del 1 dicembre 1945 con il racconto Liguria magra e ossuta, esordio da saggista.

In questa esperienza Calvino impara che quel bosco intricato e fitto delle sue storie anteguerra può farsi teatro dell’orrore, «rado, distrutto dagli incendi, grigio nei tronchi bruciati, rossiccio negli aghi dei pini”. Un bosco in cui “l’uomo armato e l’uomo senza armi se ne vanno a zig zag» E i cespugli diventano nascondiglio e occasione di sopravvivenza per i militanti. In questa sezione la mostra si fa immersiva, perché i disegni di Renzi Vespignani sulle ferite del conflitto sono accompagnati dal canto Oltre il ponte del gruppo torinese Cantacronache, reinterpretato dai Modena City Ramblers.

La collaborazione con Einaudi

La mostra Favoloso Calvino: la scrittura attraverso le immagini

Dopo la Liberazione c’è Torino, a cui è dedicata un’intera sezione della mostra Favoloso Calvino; Torino «con le sue forme geometriche», secondo lo scrittore ligure, «invita alla logica e attraverso la logica invita alla follia». A Torino entra in contatto con la casa editrice Einaudi, di cui sarà per decenni una delle colonne portanti, e sono gli anni in cui lo scrittore ligure cresce nel segno di Cesare Pavese. Qui i ritratti di Calvino, fotografato nella sua casa di Roma o mentre passeggia per Torino, in compagnia di Sciascia, di Vittorini e di Natalia Ginzburg, ma anche i ritratti dipinti da Tullio Pericoli, tra i più iconici.

Favoloso Calvino: il reale e il fiabesco

La sezione Reality and Fable è dedicata, invece, agli anni ’50, un periodo di “uggia con me stesso e con tutto”, di insofferenza nei confronti della realtà, tanto che un po’ per noia si mise a comporre Il Visconte dimezzato, Il Cavaliere inesistente e Il Barone rampante, storie calate nella realtà ma trasfigurate nel fantastico e nel fiabesco. «Una trilogia di esperienze sul come realizzarsi esseri umani, tre gradi di approccio alla libertà». La sua opera diventa un connubio tra istanza realistica e istanza fiabesca, confluita nella composizione delle Fiabe italiane, illustrate da Emanuele Luzzati, e nelle novelle di Marcovaldo illustrate da Sergio Tofano. Tra le immagini che hanno ispirato questa fase anche quelle di Picasso, «l’unico», secondo Calvino, «dopo Shakespeare in grado di esprimere il mondo e se stesso in modo totale» e uno dei pochi abile ad adoperare contemporaneamente tutti i molteplici linguaggi del reale. Proprio come le fiabe che «sono vere […]; una spiegazione generale della vita […]; il simbolo dell’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste».

Tutto il Cosmo, qui e ora

Il percorso della mostra Favoloso Calvino prosegue con la svolta degli anni Settanta, l’interesse di Calvino per le trasformazioni epocali di quegli anni e la curiosità per il cosmo tutto, per l’astronomia e per la geografia. È il periodo delle Cosmicomiche, che hanno alle spalle Leopardi, Popeye, Kant, Borges e tanti altri studi. La sala della sezione dedicata al cosmo ha i toni abissali di Another world di Escher e dell’opera Calvino di Richard Serra, la rappresentazione di un’implosione che l’artista californiano dedicò proprio allo scrittore.

Da qui in avanti la scrittura di Calvino si fa combinatoria e – tornando all’immagine iniziale dell’albero – guarda al cielo ma si ramifica tutto intorno continuamente, tra lande desolate, personaggi raminghi, sintassi intricata e parole che non reggono più il peso e lasciano il posto ai tarocchi. Il cuore di questa fase è Il castello dei destini incrociati. Emblematica è, in questa sala, la grande tela di San Giorgio e il drago di Vittore Carpaccio.

A Piazza d’Italia di De Chirico, artista che Calvino ha conosciuto e apprezzato, alle pietre di Magnelli e alla grande scacchiera di Enrico Baj è affidata la rappresentazione del tema delle città, uno dei più cari all’esperienza calviniana. Le città invisibili sono il frutto di un’utopia che non può essere assoluta e si limita a essere “discontinua e pulviscolare”, come l’ha definita Fourier, al cospetto di una realtà che non può essere per davvero reinventata.  Queste non sono città che Calvino guarda con gli occhi, ma città che percepisce sulla spinta del suo stato d’animo, libere dalle immagini precostituite e definite da una razionalità impersonale che Calvino non vuole sia confusa con l’arbitrarietà.

L’ultimo Favoloso Calvino

La mostra Favoloso Calvino: la scrittura attraverso le immagini

L’ultimo Calvino in mostra è quello affascinato dal Messico, dal Giappone e da New York. Dal sangue, dalla carne del primo e dalla dimensione interiore del secondo; New York invece la ama senza un motivo, come quando si ama per davvero. I viaggi e l’impegno descrittivo di questa fase culminano in Palomar. Ma è una penna, la sua, sempre più tormentosa e consapevole, che vorrebbe vivere solo di momenti aurorali e avverte l’ansia del finire e del portare a compimento, come in Se una notte d’inverno un viaggiatore, in cui riesce a concepire soltanto incipit. La mente di Calvino è «piena di frecce», come i quadri di Hiromu Arakawa, ma anche geometrica e scomposta come le opere di Giulio Paolini, che rappresenta gli occhi di Calvino per catturare il suo sguardo sul mondo. E di fronte a tutto questo, travolto da questa ansia, Calvino si chiedeva «È possibile raccontare una storia al cospetto dell’Universo?».

Foto in evidenza: ufficio stampa della mostra Favoloso Calvino

A proposito di M. S.

Laureata in Filologia, letterature e storia dell’antichità, ho la testa piena di film anni ’90, di fotografie e di libri usati. Ho conseguito un Master in Giornalismo ed editoria. Insegno italiano, latino e greco, scrivo quando ne ho bisogno e intervisto persone. Vivere mille vite possibili attraverso gli altri è la cosa che mi riesce meglio, perché mi solleva dalla pesantezza delle scelte.

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