Immunologia clinica, uno sguardo al Policlinico di Napoli

Immunologia clinica

Il reparto di Immunologia Clinica è presente al Policlinico di Napoli: una struttura che fa capo allAzienda Ospedaliera Universitaria Federico II. Il Policlinico Nuovo, così chiamato per distinguerlo dal Vecchio Policlinico sito nel centro storico napoletano, è estremamente importante non solo per la città ma anche per la regione Campania e costituisce un punto di riferimento per l’intera Italia.

Si è deciso di porre attenzione verso il reparto di Immunologia Clinica, una realtà complessa quanto essenziale. Questo reparto è uno dei pochi presenti in Italia e rappresenta un pilastro per il Sud. È l’unico reparto totale di Immunologia Clinica. E’ un centro di riferimento per pazienti che afferiscono non solo da Napoli e provincia in prima battuta, ma anche dalla Calabria, dalla Sicilia e/o da altre zone d’Italia tramite visite ambulatoriali e, in caso di necessità, attraverso la predisposizione del ricovero ordinario.

Ai fini di un puro interesse verso questa realtà ospedaliera, dopo aver dialogato con i medici specializzandi, scegliendo di mantenere l’anonimato, uno di loro ha risposto ad alcune delle nostre domande:

Come funziona il reparto di Immunologia Clinica al Policlinico di Napoli?

Il reparto funziona bene. Gode della professionalità di tanti strutturati e, in questo modo, intervenendo sempre più professionisti, si riesce a giungere ad una conclusione abbastanza rapidamente. Lì dove ci sono complicanze strutturali, questa è una questione che non dipende dai medici perché, se gli esami non riescono ad essere svolti in breve tempo, è a causa degli eventuali  impedimenti burocratici di orari o di appuntamenti. La questione che riguarda l’efficienza -o la poca efficienza- del sistema sanitario è un argomento su cui ritorneremo in conclusione e che acquisisce voce in maniera indipendente dall’intervista, mossa da un interesse divulgativo nei confronti di una realtà altamente professionale ma poco conosciuta. 

Come mai la scelta della specializzazione in Immunologia Clinica?

Quando si entra in una branchia di specializzazione si valuta anche l’ambiente che ti circonda. Ci si domanda: «quanto è stimolante?» qui ci troviamo all’interno di una piccola fetta della medicina interna che, associandosi all’allergologia permette di «vedere» le patologie che dai libri di testo vengono studiate come patologie rare: qui queste ultime si toccano con mano. E’ una scelta che ti fa crescere e ti arricchisce come persona prima che come medico.

Come si svolge la specializzazione presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II?

La specializzazione dura quattro anni. Il passaggio da un anno all’altro prevede un esame finale con un determinato tipo di programma. In ordine: Immunologia, Malattie reumatologiche e infine Allergologia per terminare poi con la Tesi. Qui al Policlinico vi è il reparto di Immunologia Clinica e Allergologia. Il primo anno prevede un’attività di reparto di 12 mesi; il secondo anno 6 mesi in DH (Day Hospital) generale e altri 6 mesi in immunodeficienza con DH per identificare che tipologia di immunodeficienza ci sia e per capire che tipo di trattamento riservare al paziente. Ad esempio, quest’ultimo viene sottoposto ad infusioni di immunoglobulina, poi a dei test per intolleranza a farmaci. Il terzo e il quarto anno prevedono attività ambulatoriali e l’ultimo anno permette eventualmente di svolgere formazione altrove, fuori Campania o anche fuori Italia se si hanno particolari interessi.

Per quale motivo esistono pochi reparti e perché il mondo dell’Immunologia è poco conosciuto?

Spesso quando si sente Reparto di Immunologia Clinica ci si chiede «e che cos’è?». Questo avviene perché principalmente si parla di Reumatologia.  Le patologie reumatologiche hanno alla base una componente immunologica che sottende alla malattia. Questo è il problema dell’Immunologia. Molte persone non conoscono. Il concetto di reumatologia, invece, è più presente.  L’immunologia non viene ben rappresentata perché c’è una difficoltà nel comprendere l’immunologo in sé. Parlare di un problema immunologico alla base di una sintomatologia reumatologica non è un concetto compreso dato che quotidianamente non se ne tratta. Si prende in considerazione l’aspetto macroscopico ma quello micro e cellulare viene poco trattato perché più complesso e difficile da comprendere. È più semplice discutere di un fenomeno, come per esempio le articolazioni che si gonfiano, come un aspetto prevalentemente reumatologico. Lo studio dell’immunologia è ampio e negli anni sta compiendo passi da gigante.

Rispetto a questo discorso, si prende in considerazione l’immunoterapia e per spiegare ciò in maniera semplicistica a chi è fuori dal campo medico, viene posto l’esempio di una cellula gastrica. Quando questa muta su un gene, con l’immunoterapia si combatte esclusivamente quella cellula, risparmiando su tutte le altre che verrebbero invece attaccate con una cura chemioterapica. L’immunoterapia è a bersaglio molecolare ed è grazie allo studio immunologico di base che si arriva alla Target Therapy o alla creazione del farmaco biologico che sempre sottende all’immunologia. Dunque, è possibile disporre che l’immunologia è poco conosciuta non perché è poco studiata: è complicata e di conseguenza poco conosciuta. Il Policlinico di Napoli accoglie pazienti non solo campani e questo è, indubbiamente, un grande traguardo. La nostra città ha il privilegio di avere un reparto di Immunologia Clinica che guarda a due aspetti: non solo a fattori biologici alla base ma anche alla clinica come riscontro nel paziente. Dal punto di vista medico e umano questo è fondamentale. 

Cosa è opportuno considerare dopo questa chiacchierata?

Lo sguardo attento nei riguardi del mondo dell’Immunologia al Policlinico ha aperto una riflessione verso la situazione sanitaria generale a Napoli. Da sempre, nel concreto e nell’immaginario collettivo, la regione Campania è soggetta alla criticità di un sistema sanitario a cui, chi di dovere, sembra non prestare la giusta attenzione, rimandando la possibilità di investimenti per migliorare e salvaguardare la salute pubblica. Eppure il Sud gode di efficienza, professionalità e competenza in vari ambiti medici. Queste essenziali componenti non possono e non devono essere minate da un sistema che non funziona come potrebbe. Chi ha la necessità per effettive e serie problematiche fisico-organiche non accede alle cure in maniera diretta o  gratuita e chi non ne ha davvero bisogno pretende di farlo. E’ inaccettabile che ci sia un sistema che non aiuta, non accompagna, non sostiene. Al Sud ci sono molti semi pronti per essere piantati ma quasi  nessuno, a monte, disposto a curarne i frutti. L’attenzione verso lo studio e  la ricerca deve essere motivo di investimenti importanti e a lungo termine.  Questo deve- e può- avvenire per consentire a professionisti di svolgere il loro lavoro nel migliore dei modi e per permettere ai pazienti di ricevere le cure necessarie nelle tempistiche adeguate.

Fonte immagine: Pixabay

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