Road House di Doug Liman con Jake Gyllenhaal | La recensione

Road House

Road House è un film diretto da Doug Liman con Jake Gyllenhaal, il remake del cult con Patrick Swayze disponibile su Prime Video

Road House è un film d’azione diretto da Doug Liman (il regista di  The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith, Jumper – Senza confini, Edge of Tomorrow – Senza domani e Barry Seal – Una storia americana) con Jake Gyllenhaal (il protagonista di Donnie Darko, Jarhead, I segreti di Brokeback Mountain, Prince of Persia-Le sabbie del tempo, Amore & altri rimedi, Prisoners, Lo sciacallo – Nightcrawler e Animali Notturni), Daniela Melchior (presente nel cast di Suicide Squad-Missione Suicida e Fast X), Billy Magnussen (il quale aveva recitato in Aladdin e No Time to Die), Jessica Williams, J. D. Pardo, Arturo Castro, Joaquin de Almeida e il lottatore di arti marziali miste Connor McGregor. Il film è il remake del cult Il duro del Road House (Road House, 1989) con Patrick Swayze, è stato prodotto dalla Metro-Goldwyn Mayer ed è disponibile da giovedì 21 marzo su Amazon Prime Video.

Road House, la trama del film di Doug Liman con Jake Gyllenhaal 

Elwood Dalton è un ex-lottatore di arti marziali miste dell’UFC, il quale, dopo anni di combattimenti e di vittorie, è costretto a partecipare ad incontri clandestini, gestiti dalla malavita. Una sera lo sportivo incontra Frankie, la proprietaria di un road house in Florida che è in cerca di aiuto: il locale è frequentato da bande di criminali e di attaccabrighe, i quali disturbano la clientela e i musicisti, allora è necessario trovare un buttafuori per cambiare la situazione. Elwood accetta di lavorare come buttafuori del locale, per poi scontrarsi con il capo della criminalità locale, il quale non vede di buon occhio l’arrivo del forestiero…

Gyllenhaal e McGregor mostrano le loro doti sul set rispetto agli altri, complici i loro personaggi e le scene di lotta 

Road House di Liman, basato sulla storia scritta da Anthony Bagarozzi, Charles Mondry e David Lee Henry, prova ad “aggiornare” il cult con Swayze. Il protagonista non è più un ex-militare ma un ex-lottatore di arti marziali miste e il locale non si trova più in Missouri ma in Florida, sfruttando la scenografia naturale offerta dalla Repubblica Dominicana, il luogo dove si sono svolte le riprese.

Gyllenhaal mostra (come sempre) il suo impegno nella realizzazione di un film. Il suo personaggio è un combattente abbandonato da tutti, costretto a partecipare ad incontri clandestini pur di offrire uno spettacolo al pubblico, uno “che picchia per soldi” come si definisce in una scena. È un antieroe da pellicola western, il quale giunge in una città abbandonata nel nulla per liberarla dai criminali, un individuo che non crede di non essere buono, di non battersi per grandi valori ma non esita ad immischiarsi in situazioni altrui. Il personaggio più riuscito è quello di Knox, il mercenario interpretato da McGregor. Il lottatore di MMA porta in scena una versione iperbolica di sé, un guerriero instancabile e feroce che sembra provenire più da una storia ambientata ai tempi delle incursioni dei vichinghi. All’apparenza possiamo pensare che si tratti del classico tirapiedi che sfrutta tutta la forza bruta, eppure, arrivati all’atto finale, nel momento in cui Knox affronta Elwood, è possibile comprende come costui sia una minaccia molto più pericolosa, una minaccia anche psicologica. 

Purtroppo, gli altri personaggi della pellicola si riducono a delle semplici macchiette: dalla proprietaria del road house Frankie alla dottoressa Ellie (interpretata dalla Melchior), fino alla gang di motociclisti oppure l’opportunista, insensibile e dissipatore Ben Brandt di Magnussen, figlio di un illustre uomo d’affari locali che si impone con metodi mafiosi, così come il classico sceriffo corrotto interpretato da de Almeida. Lo stesso vale anche per la storia d’amore fra Elwood ed Ellie, la quale è semplicemente abbozzata e non riusciamo a provare alcuna tenerezza per i due amanti. 

Il film da un punto di vista tecnico: eccellente scenografia ma insistenza di CGI nei combattimenti iniziali

L’altra grande pecca di Road House riguarda le scene di combattimento iniziali. Infatti, sembra che il regista abbia preferito l’utilizzo di immagini generate al computer per rappresentare i combattimenti di Elwood Dalton all’impiego di stuntman professionisti del settore, mentre le scene di lotta sono poche rispetto alla media di un film d’azione. Le coreografie migliorano con il personaggio interpretato da McGregor, il quale (avvalendosi della sua esperienza nel settore) riesce a sfruttare le sue abilità durante le riprese.

Come già riferito in precedenza, la scelta di girare in Repubblica Dominicana si è rivelata davvero ottima. La città dove si ambienta  Road House è una delle cittadine costiere della Florida, una realtà tra paludi abitate da alligatori e trabucchi di pescatori di gamberetti e altri crostacei, locali dove si suona musica rock e blues frequentati da motociclisti e gente di passaggio.

Road House o Jake Gyllenhaal vs Connor McGregor? Un film che avrebbe potuto osare di più 

Road House si rivela essere un film d’azione che ragggiunge la sufficienza, dove si alternano scene di combattimenti nel locale che intitola il titolo alla pellicola, ma anche inseguimenti con motoscafi e momenti in cui si scava nel passato del protagonista. Certamente la presenza di una CGI non di alta qualità in alcune scene rovina la visione del film, così come i combattimenti iniziali.

Insomma, con la presenza di un attor del calibro di Gyllenhaal e di un lottatore di arti marziali miste come McGregor, certamente i realizzatori di Road House potevano mostrarsi più ambiziosi, anche se con maggiori difficoltà dovuti proprio all’impossibilità di superare un cult come quello diretto da Rowdy Herrington.

Fonte immagine di copertina: si ringrazia Prime Video Italia 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

Vedi tutti gli articoli di Salvatore Iaconis

Commenta