Tredici studentesse. Valencia. I fuochi d’artificio. I balli. Una notte di fine marzo. L’inizio della primavera. Dovevano esserci il vino e le risate, l’entusiasmo di vedere nuove cose, di conoscerne altre ancora.
Elena ha ventuno anni e studia Economia. Valentina ha ventidue anni e viene da Firenze. A Lucrezia piace così tanto la Spagna che vorrebbe rimanere a Barcellona un mese in più, il mese di luglio. Serena ha quasi ventitré anni e studia Farmacia. Francesca ha ventiquattro anni e vuole fare il medico. Anche Elisa V. studia medicina. Mentre Elisa S. ha venticinque anni e, prima di arrivare in Spagna, studiava all’Università di Padova.
C’è un filo che collega le vite di queste sette studentesse italiane, non solo nella tragicità della loro morte comune, ma anche nei sogni, nelle speranze e nella determinazione di chi fa una scelta di vita e di studio con uno sguardo attento al proprio futuro.
L’incidente dopo la Fiesta de las Fallas
Sono 13 le ragazze decedute in un incidente stradale causato da un colpo di sonno dell’autista del bus, uscito di strada nei pressi di Tarragona, su una delle principali autostrade nel Nord-Est della Catalogna. Sull’autobus c’erano cinquantasette studenti di ventidue diverse nazionalità; 34 sono rimasti feriti e attualmente si trovano in diversi ospedali della regione. Erano in viaggio da Valencia, dove avevano partecipato alla celebre Notte dei Fuochi della Fiesta de las Fallas, verso Barcellona, dove vivevano e studiavano grazie al progetto Erasmus, il programma di mobilità studentesca dell’Unione Europea.
L’Erasmus è un’opportunità che tanti studenti colgono ogni anno per cercare di allargare i propri orizzonti e per dare quel “qualcosa in più” alla propria formazione universitaria. È un’occasione per scoprire un mondo nuovo rispetto al proprio: nuove città, nuove lingue, nuove abitudini. È una scelta che in qualche modo segna un’intera generazione, caratterizzata da una forte precarietà nei confronti del proprio futuro. E, allo stesso tempo, una generazione che viaggia, conosce sempre di più, si forma e cresce in mille modi possibili. Una generazione aperta, pronta alla contaminazione tra diverse culture: ne sono la prova le diverse nazionalità degli studenti sull’autobus.
Nelle tredici studentesse c’è un pezzetto di ognuno di noi
In Elisa V., Francesca, Valentina, Elena, Lucrezia, Elisa S., Serena e nelle loro colleghe (le altre vittime sono due studentesse tedesche, una francese, una romena, un’austriaca e un’uzbeka) si possono ritrovare le ambizioni e le aspirazioni di tantissime giovani studentesse. I loro sogni, però, si sono fermati in una notte di marzo su una strada asfaltata della Catalogna. È sicuramente un incidente. Un errore. Tanti diranno commossi e con un sospiro “sono cose che succedono”. Ma quello che fa più male della morte di queste tredici giovani donne è che nelle loro tredici vite di studentesse c’era un pezzetto di futuro di ognuno di noi.