La modella, rilasciata poco dopo, era stata accusata di aver violato la rigida morale del Paese
La libertà ha sempre un prezzo da pagare, specie se si ha a che fare con Paesi islamici, e a ricordarcelo questa volta è stata una modella, il cui nome è Khulood, che nei giorni scorsi era protagonista di un video su twitter nel quale camminava serenamente in minigonna tra le strade di Riyadh, capitale della rigidissima Arabia Saudita.
L’agenzia Reuters, citando il canale televisivo di stato Ekhbariya, ha comunicato che la modella Khulood, dopo aver scatenato l’opinione pubblica saudita, aveva infine portato la polizia di Riyadh ad arrestare la modella ed a consegnarla al pubblico ministero. Come si sa, l’Arabia Saudita, che si ispira alla rigida condotta dei wahabiti, corrente del ceppo sunnita del credo islamico, vieta rigorosamente alle donne di indossare qualsiasi indumento che non sia il tradizionale “abaya”, velo nero che copre integralmente il corpo della donna musulmana.
“Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba”, dice un proverbio saudita, e il caso dimostra che tale proverbio venga preso esattamente alla lettera dal credo e dalla popolazione saudita. In Arabia Saudita, così come in altri Stati del Golfo, sono numerosissime le limitazioni che si trovano innanzi le donne, dalla proibizione della guida dell’auto, alla possibilità di lavorare e studiare, fino all’assenso familiare prima di partire per l’estero.
Libertà soppresse per le donne islamiche
La rigida legge della Shaaria regola il vivere non solo religioso ma anche quello civile e sociale in un’orbita rigorosamente stretta e ritenuta, dai maestri dell’Islam, in linea con i principi esposti all’interno del Corano. La Shaaria non è presente in tutti i paesi islamici, che a volte si mostrano particolarmente “aperti” all’occidentalizzazione cercando di contingentare le regole dell’Islam al lato religioso e non all’aspetto civile. Per quelli che invece decidono di introdurre tale codice civile viene instaurata una società di diritto che si basa sulla violazione sistematica dei diritti fondamentali e sulle limitazioni della persona in numerosi settori, con particolari obblighi e doveri che gravano sulle donne di detti Paesi.
Se torniamo al caso della modella Khulood, l’agenzia di stampa Agence France Press ha dichiarato che la Procura di Riyadh, a seguito di alcune ore di interrogatorio, ha chiuso il caso ed ha lasciato libera la donna, dichiarando per altro di non essere a conoscenza che il suo video fosse stato pubblicato su Twitter.
Ma un caso andato bene non giustifica centinaia di casi, di violazioni dei diritti fondamentali che ogni giorno opprimono la popolazione locale. Resta da concludere in seguito a questo “fortunato” caso, che l’Islam abbia ancora tanta strada da compiere prima di poter superare la definizione che molti storici le attribuiscono, ossia di un credo “al di qua della modernità”.