Pornografia della povertà: cos’è e come combatterla

Pornografia della povertà: cos'è e come combatterla

Il termine pornografia della povertà, o in breve povertà porno, va generalmente a definire un qualsiasi tipo di media – scritto, fotografato o filmato – che sfrutta o feticizza la povertà per raccogliere simpatia o sostegno  verso una causa umanitaria. Questi tipi di media sono diffusi per promuovere una risposta emotiva degli spettatori e sono spesso collegati a guadagni finanziari attraverso donazioni “per la causa”. La pornografia della povertà perpetua una certa narrazione e stereotipo di come dovrebbe apparire la povertà.

Pornografia della povertà: presupposti e conseguenze

Quando vediamo riferimenti mediatici sulle comunità povere e vulnerabili, spesso si tratta di immagini di bambini malnutriti, di famiglie che vivono in un ambiente vulnerabile o sporco, una casa fatiscente, o qualcuno con un volto triste, cupo, senza speranza. Queste immagini sono comunemente accoppiate con etichette come “aiuta i bambini affamati” o “salva i più bisognosi” che possono o non possono essere il contesto in cui l’immagine è stata scattata. Queste immagini estreme sono state a lungo efficaci nel suscitare una risposta da parte del pubblico, o almeno, fino a quando il pubblico diventa desensibilizzato o apatico ad un’immagine o un problema e va semplicemente avanti senza dargli troppo peso. L’argomento dell’uso delle immagini per comunicare le grandi crisi umanitarie o le questioni di giustizia sociale è stato a lungo discusso. Molte organizzazioni si affidano a fotografie per illustrare il messaggio e comunicare il bisogno. Tuttavia, quanti di noi hanno considerato la possibilità che invece di aiutare gli altri, questa pornografia della povertà può portare a danni considerevoli? Innanzitutto, esso travisa la povertà e i poveri. La pornografia della povertà dipinge immagini molto specifiche sia per la povertà che per le persone povere di per sé, ignorando la complessità e la multidimensionalità della povertà, ponendo l’attenzione quasi esclusivamente sulla persona stessa. Secondo vari critici, le organizzazioni hanno difficoltà a spiegare tutte le diverse forme di povertà ai consumatori non interessati, per non parlare di illustrare che la povertà può verificarsi in tutti i livelli della società. Dunque, quando si tratta di sponsorizzare delle iniziative, la povertà viene descritta come sofferenza fisica e la mancanza di risorse materiali, coloro “usati” per questo tipo di pubblicità vengono ritratti nella loro esperienza, nei termini in cui essa definisce la loro condizione psicologicamente ed emotivamente come vergognosa, che trasmette un profondo senso di inferiorità, impotenza, paura, umiliazione, disperazione, depressione, isolamento sociale. La soluzione di semplificare eccessivamente la questione attraverso immagini di sofferenza è stato ritenuto il modo più veloce per connettersi con il pubblico,  causa di questa mancanza di rappresentazione dei diversi tipi di povertà, quelli che non si adattano all’immagine sono spesso considerati “poveri immeritevoli”.

Il complesso del salvatore bianco

La pornografia della povertà innesca aiuti a breve termine invece che di difesa a lungo termine. In molti ripongono fiducia nel donare soldi a un ente di beneficenza pensando di star aiutando le persone a fuggire la povertà. A questa fiducia si incorpora l’idea che coloro che soffrono in povertà non possono aiutare se stessi, e dunque debbano essere salvati; questo riemerge nel complesso del salvatore bianco nel mondo della filantropia, dove le nazioni  sono viste e si auto percepiscono come i salvatori delle nazioni in via di sviluppo. Quando le intenzioni non sono genuinamente motivate, l’atteggiamento egoistico di un donatore o di un’organizzazione ricca di denaro in un contesto di persone bisognose serve solo a “fare del bene sul piedistallo”, invece di far luce sulla questione reale.  Mentre la povertà porno può essere efficace nella raccolta di fondi, ignora però la dignità, le capacità e il potenziale degli individui di cui usano l’immagine, nella maggior parte dei casi, tra l’altro, senza nessun tipo di consenso. Si concentra sui sintomi della povertà invece di approfondire la questione della stessa, così come dei necessari cambiamenti strutturali che devono verificarsi per affrontarla efficacemente. Un cambiamento duraturo richiede sostegno e un profondo senso di umanità che permetta di vedere queste persone meno abbienti come, innanzitutto, persone, per sensibilizzare ed educare al rispetto e al riconoscimento dell’altro prima di tutto come essere umano.

Una prospettiva diversa

L’attuale narrazione dominante della pornografia della povertà che viene raccontata è strettamente incentrata sulla carità, l’aiuto e la filantropia. Ci viene detto che la povertà e la disuguaglianza possono essere superate semplicemente dando “noi” agli “altri”. Mentre l’aiuto e la carità sono vitali, questa narrazione è limitata, distorta; agisce come una cortina di fumo che distrae dal comprendere la questione in modo olistico e dal richiedere l’azione sulle questioni reali che creano e perpetuano la povertà – questioni come problemi sistemici, lotta per l’equità e l’uguaglianza per tutti. Con un approccio più consapevole a come si comunicano le questioni umanitarie, si può andare oltre questa retorica dannosa, garantire la condivisione di messaggi efficaci sulla povertà e la disuguaglianza ed ispirare le persone ad intraprendere azioni efficaci e ridurre al minimo qualsiasi danno involontario che si potrebbe recare. Inoltre, il denaro di un donatore dovrebbe essere incanalato verso coloro che si impegnano a utilizzare immagini e storie che mostrano l’empowerment accanto alla necessità. In un mondo globalizzato, sempre più individui sono consapevoli del pericolo di utilizzare immagini che oggettivano chi è nel bisogno e sfruttano le loro circostanze. Sostenendo le organizzazioni che si impegnano ad un approccio etico alla narrazione, si può ridurre il danno e fornire dignità a coloro che si vuole sostenere.

Fonte immagine: Wikipedia

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