Stipendio d’oro: le parole di Piero Fassino

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Stipendio d’oro: ”4.718 euro al mese non sono degli stipendi d’oro. ” In questa maniera Piero Fassino apre la sua polemica. 

La problematica degli stipendi italiani

Gli stipendi degli italiani sono senza ombra di dubbio un argomento di discussione fin troppo pungente. Dopotutto i dibattiti a proposito sono quasi sempre risultati accesi. Basti pensare a ”La Casta” un libro pubblicato nel 2007 nel quale vengono dettagliatamente spiegati i vantaggi di quella che è la pubblica amministrazione, ma non solo, vengono infatti sottolineati anche quelli che sono gli sprechi della stessa. Il pensiero va ad esempio alle auto blu, i barbieri alla camera, il quirinale che ha raggiunto costi esorbitanti e, più di tutto, gli stipendi d’oro dei parlamentari. I deputati percepiscono un totale di 14.000 euro, una cifra da capogiro che si divide in: 5000 euro di indennità, una diaria pari a 3.500 euro, 3.700 euro di rimborso spese, 100 euro di rimborsi telefonici e 1.500 di rimborsi per i trasporti. Se non è considerato ”stipendio d’oro” questo. A tutto ciò viene sommato anche il vitalizio, si tratta di un assegno molto generoso che i parlamentari ricevono mensilmente per tutto il corso della loro vita e per ottenerlo basta mutuare una presenza in parlamento di poco più di 2 anni.

Ritornando, però, a ”La Casta” per coerenza effettiva, in questo libro le cose cambiano. Il rapporto dei cittadini con la politica muta esponenzialmente grazie anche ad un susseguirsi di eventi come i V-Day di Beppe Grillo, la fiducia discutibile dei partiti, le elezioni avvenute nel 2013, l’abolizione del finanziamento pubblico ai vari partiti e così via. Lo stipendio d’oro parlamentare non subisce mutamenti, ma nel 2018 il governo taglia in maniera netta i vitalizi.

Le regole cambiano. I parlamentari, infatti, riceveranno un assegno non su base retributiva, ma l’importo di questo suddetto assegno subirà delle variazioni in base al tempo effettivo trascorso in parlamento dal singolo. La parte fondamentale del discorso di cambiamento è che questa legge non viene applicata solo ai parlamentari presenti, ma anche a quelli futuri e passati. Il che risulta essere in un certo qual modo assurdo in quanto diversi ex parlamenti decidono di fare ricorso contro questa legge in virtù della violazione del principio di non retroattività, ovvero quel principio secondo il quale, in maniera molto semplice, le nuove leggi non possono essere considerate valide anche per il passato. Dopotutto se una legge impone una determinata regola che in passato non era in vigore, risulterebbe impossibile ”punire” poi coloro che l’hanno infranta se precedentemente la regola stessa non esisteva nemmeno.

A questo punto le correnti di pensiero, come succede nella maggior parte dei casi, si dividono. Da una parte si hanno, quindi, i conservatori attaccati, naturalmente, al loro stipendio d’oro, dall’altra coloro che sperano in un miglioramento, nell’innovazione. In ogni caso il ricorso degli ex parlamentari viene accolto, infatti, dagli inizi di Luglio di quest’anno, al Senato viene approvata una delibera al fine di ripristinare i vitalizi degli ex parlamentari eletti prima del 2012. Ovviamente una decisione simile arriva alla camera giungendo poi al 2 Agosto, il giorno della discussione.

Non tutti i parlamentari sembrano approvare il taglio,  tra gli oppositori, infatti, c’è proprio Piero Fassino che decide di non tacere. Si presenta in piedi, da solo, a parlare in un certo qual modo per sé. Fassino, nel suo discorso, rivendica in maniera molto esplicita il suo disappunto nei confronti di quella legge in virtù della difesa del principio di non retroattività. Ma non solo, egli esprime anche il suo dissenso nei riguardi della ”demagogia dell’antipolitica” dunque l’eccessività assertiva del popolo di stampo negativo nei riguardi dei politici. Inizia quindi a denunciarne i pericoli.

”Che uno dei luoghi comuni della campagna che si sviluppa è che i parlamentari, in particolare i deputati, godono di stipendi d’oro”.

Con cedolino, asserendo più di una volta che in ogni caso 4.700 euro non sono una cifra da niente: Citando ”Sono una buona indennità e va bene così”, chiede di non definire questa cifra ”stipendio d’oro”. 

”L’unica cosa che chiederei, ogni qual volta sentite dire che i deputati godono di stipendio d’oro non è vero”.

Lo definisce, infatti, come uno stipendio, e non stipendio d’oro, decisamente inferiore rispetto a quelli che vengono definiti tali, ma ciò che suscita scalpore, oltre all’asserzione in sé, è la tempistica. Ci si ritrova, infatti, in una settimana in cui si sta togliendo il reddito di cittadinanza, in cui il suo partito sta combattendo una battaglia a proposito del salario minimo. Si tratta dunque di un discorso rischiosissimo da intraprendere, ma evidentemente, come dimostrato, Fassino di coraggio ne ha da vendere.

Fonte immagine in evidenza: Youtube  

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