Il termine cybercondria deriva dalla fusione di cyber, che si riferisce all’utilizzo di internet e al mondo virtuale, e ipocondria che indica la costante preoccupazione e paura che una persona ha riguardo la propria salute. Questo termine è stato coniato nei primi anni del 2000, poiché appare per le prime volte in molte testate giornalistiche, in quanto, contemporaneamente all’utilizzo più ampio del web, si iniziano a notare i primi casi.
Il significato di cybercondria
La differenza con l’ipocondria è l’elemento centrale, che sarebbe il web. Infatti, chi soffre di cybercondria ha la tendenza a ricercare ossessivamente su internet informazioni mediche, che riguardano il proprio stato di salute, dovuto alla convinzione, l’ansia e la paura di avere un problema. La ricerca online, ad oggi è una cosa del tutto normale, ma nel campo medico, alcuni soggetti potrebbero adattare un comportamento disfunzionale. Al principio potrebbe sembrare una cosa innocua da parte della persona, che vuole solo delle opinioni su malattie, cure o farmaci, in cerca di tranquillizzarsi, ma in realtà, questa ricerca continua potrebbe sfociare in un circolo vizioso, dove il principale rischio è quello di nuocere alla salute sia mentale, che fisica.
Preoccupazioni
Tra le diverse preoccupazioni notiamo come il soggetto affetto da cybercondria non concepisca che le diagnosi fatte dal dottor Google non possano essere prese in considerazione come veritiere. Il web può portare a conclusioni sbagliate, che non sono né attendibili né verificabili, come accade spesso che un male lieve venga segnalato come un problema. Potrebbe anche nuocere al normale svolgimento delle semplici attività giornaliere, come lavorare e socializzare, tutto questo a causa dell’ansia continua. Poiché si rischia un peggioramento di questa presunta malattia, le persone evitano di uscire, di stare con gli amici e di vivere la loro vita sereni.
Covid19
Nei primi anni, in Italia, questo fenomeno non era poi così diffuso, le ricerche non erano molte e non esistevano dati ufficiali, ma non significa che era inesistente; infatti, sappiamo che si sviluppava soprattutto nei giovani che avevano libero accesso ad internet. Questi dati, però, saranno destinati all’aumento, in quanto, dopo gli inizi del 2000, internet diventa più diffuso e comune. La nostra quotidianità ha iniziato sempre di più a ruotare attorno al web, aumentando così i casi, ma nulla a confronto con l’avvento del Covid19. Gli studi condotti da Frontiers in Psychiatry nel 2021 durante il lockdown, notano un aumento significativo delle ricerche compulsive sulla salute, fatte dalla popolazione, sia da giovani che da adulti, che avevano difficoltà nello smettere. Le motivazioni sono molte; era il mezzo più veloce per ricevere una risposta, la paura era tanta, e c’erano bisogno di rassicurazioni costati.
Come gestire la Cybercondria
È necessario trovare un equilibrio, magari non eliminando, ma limitando l’uso dei mezzi disponibili online. Usarli in maniera intelligente, sapendo che in realtà non tutto quello che si trova sul web è vero, e che molti siti non sono verificati, quindi almeno astenersi da quelli. Sicuramente la cosa migliore è quella di affidarsi totalmente ad un medico specializzato, che è capace di comprende al meglio le vostre esigenze. Inoltre, se si notano i primi segnali di cybercondria, chiedere un aiuto non è mai sbagliato, quindi può essere utile rivolgersi ad uno psicologo per ricevere supporto.
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