Psicosomatica: tra perdita dei desideri e ricerca del sé

Psicosomatica: tra perdita dei desideri e ricerca del sé

Psicosomatica: fenomenologia del rapporto mentre-corpo.

È stato ampiamente discusso – nella letteratura filosofica e nella scienza – questo rapporto conflittuale che vedeva la mente come separata dal corpo: ancor prima del dualismo cartesiano, con Platone che fu il primo sostenitore della scissione, durante il Medioevo e successivamente con il Rinascimento seppur con un accezione diversa data al corpo definito in quel periodo storico ‘anima’. Tuttavia già gli antichi latini erano soliti pensare che ci fosse una reciproca influenza tra benessere fisico e benessere psicologico, riassumendo tale concezione nella celebre massima mens sana in corpore sano.

Lo scrittore americano Nathaniel Hawthorne prima del 1860 scriveva: «Una malattia che noi consideriamo qualcosa di completo in se stessa, può dopo tutto non essere che un sintomo di qualche sofferenza in campo spirituale; e ancora: Il medico considera essenziale conoscere l’uomo prima di tentare di curarlo. Dovunque vi siano cuore e intelletto, queste parti dell’uomo coloriscono le malattie della sfera fisica con le loro caratteristiche.»

La psicosomatica si occupa del funzionamento tra mente e corpo, messi in una relazione di scambio costante che consente all’individuo di evolvere o al contrario, se questo non viene concepito come un tutt’uno, di esprimere malessere e disagio con la comparsa di sintomi inevitabilmente collegati con l’attuale epoca che stiamo vivendo. Dal punto di vista storico-sociale, siamo passati molto rapidamente da un modello produttivo ad una società consumistica per cui la felicità appartiene all’acquisto di beni, i rapporti sono diventati interscambiabili, i desideri esauditi ad ogni minima percezione di mancanza o non corrispondenza con i nuovi ideali imposti dal mondo capitalistico.

La realtà prende il sopravvento perdendo lo spazio, il contenuto, il corpo. Uno scollegamento inevitabile con la mente se tutto diventa veloce, solitario e colmabile ad ogni ora del giorno. Non c’è un momento in cui è possibile condividere. Tutto viene assimilato automaticamente senza riflettere e sentire, veramente e nel profondo, i propri desideri, i vuoti, il dolore, i conflitti.    La soggettività, le dinamiche interiori non elaborate bensì sostituite con altro o negate, non vengono espresse bensì agite ripetutamente nel reale e nel rapporto con gli altri sotto forma di sintomi che riflettono le patologie attuali (dipendenze, da videogame o da sostanze, ossessioni e compulsioni, anoressia, ansia e panico). È come se il corpo e la mente parlassero due lingue diverse elaborando messaggi che arrivano dall’esterno su due piani differenti senza mai incontrarsi. Si assiste ad un vero e proprio eccesso della realtà e del concreto a discapito dell’intersoggettività e al prevalere del piacere immediato.

La realtà clinica dimostra l’importanza della psicosomatica: frequenti i casi in cui i pazienti presentano con tendenze ad evacuare i vissuti angoscianti investendoli sul corpo, a consumare compulsivamente oggetti (giochi, shopping, cibo), a manifestare distorsioni corporee legate all’immagine di un sé perfetto influenzato anche dagli attuali modelli legati alla forma fisica. Si passa dalla ricerca del piacere istantaneo a vissuti di inadeguatezza e insuccessi. Vi è una vera e propria perdita di contatto con i propri desideri che il terapeuta con l’aiuto del paziente dovrà recuperare mentre la cultura dominante vuole silenziarli.

La psicosomatica si propone questo obiettivo fondamentale: che il paziente faccia esperienza di sé, che entri in contatto con il suo mondo inconscio, rendendo visibili a se stesso i suoi aspetti invisibili affinché possa arrivare ad una maggiore consapevolezza del suo io integrato.

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