Oltre 400 fotografie per raccontare la ‘Roma ombrosa e scintillante, sotterranea e plateale, degli anni ‘80 del secolo scorso’. Stiamo parlando della ‘80’s Dark Rome’, la mostra di Dino Ignani, disponibile dall’11 settembre fino al 12 gennaio, al Museo di Roma in Trastevere.
Il movimento Dark: tra stile, musica ed introspezione
La mostra congela nelle immagini una Roma risucchiata dal movimento dark, fenomeno culturale degli anni ‘80 nato in Inghilterra, e frutto di una ramificazione del più ampio post-punk. L’abbigliamento nero, il make-up marcato, la musica malinconica, l’atmosfera cupa, il gotico e l’horror sono stati fonti di ispirazione per molti giovani nel mondo che hanno intravisto in quel movimento un’alternativa agli standard consumistici e al meccanico ottimismo dell’epoca. La scena Dark può considerarsi un tentativo di ricerca di autenticità e di profondità emotiva, un viaggio introspettivo nel lato oscuro dell’esistenza. Il fenomeno, presente in molte parti del mondo, raggiunse anche l’Italia, concentrandosi però in poche città: Milano, Bologna, Firenze e ovviamente, Roma.
Lo sguardo di Dino Ignani: soggetti e tecnica
Nella Roma di quegli anni, un giovane Dino Ignani riuscì a catturare in una lunga serie di immagini i ragazzi ‘dark’ che animavano la vita notturna della capitale. Classe 1950, lavorò come informatico, nonostante la sua vera passione fosse la fotografia. Ignani da autodidatta costruì il suo successo artistico, specializzandosi nei ritratti, e inconsciamente in quello del reportage sociale. Nel corso della sua carriera non ha immortalato soltanto la scena dark di Roma, ma anche personalità di spicco come Porpora Marcasciano, una delle figure più influenti nella lotta per i diritti LGBTQIA+ in Italia. Infine, arrivarono nel suo obiettivo poetesse e poeti italiani come Giorgio Caproni, Attilio Bertolucci, Amelia Rosselli, Dario Bellezza, Patrizia Cavalli, Valentino Zeichen.
“non credo di aver rimpianti, o forse uno sì: spesso sono stato in contatto con persone importanti che avrei potuto fotografare. Tuttavia, la mia spiccata curiosità mi portava a spendere il mio tempo con loro parlando, dimenticandomi di chiedere se potessi effettuare qualche foto”.
Sebbene possa sembrare che i soggetti dei suoi ritratti appartenessero tutti ad una qualche minoranza, il fotografo stesso ammette che non vi fosse alcun intento nel documentare individui potenzialmente ‘emarginati’ dalla società dell’epoca. Trattasi di una semplice ma profonda curiosità.
Gli scatti ai giovani dark sono numerosi, ma non era Ignani a selezionare i suoi soggetti quando scattava nei locali: erano loro a cercarlo. Una volta dentro, chiedeva l’autorizzazione al proprietario e posizionava cavalletto e luce. Poi si avvicinava a qualcuno per proporgli di farsi fotografare; in pochi attimi, si formava la fila. A quel punto scattava una sola fotografia a persona, non per risparmiare sulla pellicola, ma per timore che che il Dj potesse mettere un brano che inducesse i ragazzi ad andare a ballare, perdendo così l’occasione di fotografarli tutti. Ignani infatti non scattava foto ad insaputa dei suoi soggetti, ha sempre cercato una forma di consenso, anche solo attraverso uno sguardo.
Una mostra nata per ‘caso’: 80’s Dark Rome
La sezione Dark Portraits della mostra prende vita tra il 1982 e il 1985 prevalentemente a Roma, tra discoteche e video-bar che ospitavano eventi musicali e teatrali dedicati al “dark”. Al termine degli anni di piombo, la vita notturna romana era spenta e prudente, ben lontana dalla vivacità a cui oggi siamo abituati, soprattutto a causa delle tensioni sociali e alla costante sensazione di pericolo dell’epoca. Tuttavia, nel giro di poco tempo, la città cominciò a popolarsi di esponenti del movimento dark che restituivano vitalità alle notti romane. I proprietari delle discoteche, intravedendo la possibilità di riempire il locale, cominciarono ad organizzare eventi a tema distribuendosi i giorni della settimana, che culminava con l’evento di chiusura della domenica nello storico Piper club.
“Il mio interesse per la scena dark è nato in maniera molto casuale. Frequentavo una vineria a Trastevere, che mandava esclusivamente musica classica. […] Era frequentata da artisti, creativi di vario tipo e perdigiorno; i tavoli erano lunghi e spesso ci si sedeva accanto a sconosciuti. Nel 1980, il locale ha cominciato ad essere frequentato da un decina di dark, ed io, spinto da un’innata curiosità, cominciai a parlare con loro, per poi seguirli in un altro locale dove si ballava […].”
Come già sottolineato, Dino scattava per passione, pertanto mai avrebbe pensato che le sue opere potessero diventare un progetto così apprezzato. Infatti, fu Matteo Di Castro, proprietario di una galleria specializzata in stampe e libri d’epoca e curatore della mostra ‘80’s Dark Rome’, ad intravedere del potenziale in quelle sequenze di immagini e a dare poi forma al progetto.
80’s Dark Rome: struttura ed esperienza
Il fotografo ha vinto un bando dedicato all’arte contemporanea promosso dal Ministero della Cultura, potendo così esporre le sue immagini in due delle sale del Museo di Roma in Trastevere. La prima sala, interamente dedicata ai Dark Portraits, è un vero e proprio mosaico di stampe in bianco e nero. La seconda, invece, è più variegata: si dà spazio al colore, passando da fotografie originali a fotografie digitali stampate appositamente per la mostra. Non potevano mancare ritratti di poetesse, poeti e altre personalità di spicco. Alla fine della seconda sala, sono presenti anche delle teche che ospitano cataloghi, riviste, libri e altre pubblicazioni che documentano il percorso creativo del fotografo. Infine, uno schermo fa scorrere tutti i Dark Portraits, non lasciando fuori dall’esposizione alcuno scatto.
La mostra si trova in una delle zone turistiche più suggestive di Roma, facilmente raggiungibile e piacevole da visitare. L’organizzazione è impeccabile: con un unico biglietto è possibile accedere a diverse esposizioni fotografiche all’interno del museo, tra cui 80’s Dark Rome, situata al secondo piano.
Nonostante all’epoca dei ritratti il fotografo fosse spinto unicamente dalla passione e dall’interesse personale, privo dell’intento di documentare un’epoca, oggi abbiamo la possibilità di osservare un frammento di storia. La mostra offre un’esperienza artistica di grande valore per gli appassionati di fotografia e storia della moda e al tempo stesso, rappresenta una testimonianza costruttiva per chi non ha vissuto quel periodo, permettendogli di scoprirlo attraverso l’autentico sguardo di Dino Ignani.
fonte dell’immagine: ufficio stampa