L’accordo di Parigi è un trattato internazionale molto importante per il nostro ecosistema. Il cambiamento climatico è un fenomeno che sta avendo delle conseguenze devastanti per il nostro pianeta. Il riscaldamento globale, causato principalmente dalle emissioni di gas effetto serra prodotte dalle attività umane, sta provocando un aumento delle temperature, cambiamenti nei modelli di precipitazione, l’innalzamento del livello del mare, e molti altri effetti negativi sull’ambiente e sulla società. Per queste motivazioni è stato stipulato l’Accordo di Parigi, firmato nel dicembre 2015 da 195 Paesi, che nasce con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale a meno di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, e di perseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.
L’accordo si concentra sul principio di responsabilità comune ma differenziata, riconoscendo il fatto che i Paesi più sviluppati hanno una maggiore responsabilità per il cambiamento climatico, ma che nonostante questo, anche i Paesi in via di sviluppo devono assumersi la responsabilità di ridurre le proprie emissioni di gas. L’accordo di Parigi, ratificato poi dall’Unione Europea il 5 ottobre 2016, si basa su una serie di impegni volontari dei paesi, questi sono chiamati Contributi Nazionali Determinati (NDC), per ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra.
Inoltre, prevede una revisione ogni cinque anni per valutare i progressi compiuti verso gli obiettivi di risoluzione del global warming. L’accordo ha ricevuto un’ampia approvazione a livello internazionale, ma ha anche suscitato diverse critiche e pareri discordanti.
Alcuni sottolineano che gli impegni attuali dei diversi paesi non siano sufficienti per raggiungere gli obiettivi dell’accordo, mentre altri discutono sul fatto che questo accordo non abbia una validità vincolante.
Nonostante queste critiche, l’accordo di Parigi rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico. Il fatto che così tanti paesi abbiano firmato l’accordo e si siano impegnati a ridurre le loro emissioni è un segnale di un cambiamento significativo nella consapevolezza globale dell’importanza di affrontare e combattere l’inquinamento. Da un punto di vista storico, prima di arrivare al riconoscimento che ambiente e sviluppo fossero parte di un unico grande problema che andava affrontato, bisognò aspettare la dichiarazione delle Nazioni Unite alla conferenza sull’ambiente umano tenutasi a Stoccolma nel 1972, e successivamente la conferenza di Rio de Janeiro il 1992. Quest’ultima si concluse con l’adozione di strumenti non vincolanti e l’apertura di due trattati internazionali: la Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica. In conclusione, con i lavori della conferenza di Rio e del protocollo di Kyoto, verrà avviata una vera e propria strategia incentrata sulla nozione di sviluppo sostenibile che porterà all’Accordo di Parigi del 2015 con tutte le sue implicazioni. Inoltre, vedremo come le grandi potenze, ed in particolare l’amministrazione degli Stati Uniti, abbiano svolto un ruolo non indifferente nelle dinamiche che hanno condotto alla stipulazione dell’accordo.
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