Addestramento Samurai: cosa significa l’arte del Bushidō?

Addestramento Samurai: cosa prevedeva

L’addestramento, per un Samurai, è una parte importantissima della loro formazione, poiché componenti come la destrezza e coraggio sul campo di battaglia, che li rendevano capaci di proteggere sé stessi dai pericoli e dai nemici, facevano di loro degli uomini rispettabili, riconosciuti come la classe guerriera d’élite del Giappone feudale e guerrieri mistici per via della loro reputazione.

In questo articolo, vogliamo cercare di fornirvi qualche piccolo dettaglio in più sulla vita di questi uomini e donne – le quali, tuttavia, non potevano combattere sul campo di battaglia – e dell’addestramento a cui erano sottoposti che, come ben si può immaginare, non era solo fisico ma anche morale.

Il rigido addestramento di un Samurai aveva inizio fin dalla loro infanzia e finiva al termine della loro vita. La scuola dei Samurai comprendeva una vera e propria combinazione di allenamenti fisici, studi cinesi, poesia e disciplina spirituale. Si studiava il Kendo “La via della Spada”, il codice morale dei Samurai, e il Buddhismo Zen. Ogni Samurai doveva vivere secondo il Bushidō “La strada del Guerriero”, un severo codice etico influenzato dal Confucianesimo.

Cosa particolare e che forse stupirà qualcuno: l’addestramento non era uguale per tutti. Infatti, variava da Samurai a Samurai, sebbene alcune basi rimanessero le stesse.

Infanzia e addestramento di un Samurai

L’addestramento di un Samurai, a differenza di quello del ninja, poneva le sue basi sin dalla prima infanzia. La scherma era la principale disciplina di autodifesa studiata: all’età di tre anni i piccoli Samurai impugnavano una semplice spada di legno, mentre l’utilizzo di una vera arma, veniva adoperata tra i cinque e i sette anni. Il continuo uso di armi nell’addestramento non prevedeva interruzioni: i Samurai avevano dei ritmi inarrestabili, e per questo non c’era spazio al riposo.

I maschi venivano cresciuti dalla famiglia o mandati a casa dei loro istruttori di scherma, dove imparavano tattiche militari, tiro con l’arco, equitazione, combattimento disarmato, e la difesa con la Yawara.

Le donne, invece, come precedentemente accennato, non combattevano, non avevano scuole specifiche, ma il loro compito era quello di essere delle brave mogli e casalinghe. A loro era anche richiesto di imparare come scrivere i simboli sillabici del giapponese, leggere classici giapponesi e nel mentre ricevevano anche degli allenamenti con armi come la naginata, costituita da una lunga lama ricurva monofilare, più larga verso l’estremità.

Samurai e il cibo

L’addestramento di un Samurai risiedeva anche nell’alimentazione, questi non mangiavano per il solo gusto di farlo. Bisognava mangiare sano, almeno due volte al giorno e preferibilmente pasti del tutto naturali come legumi, riso, zuppa di miso e tanto pesce. Mangiare sano era anche possibile grazie all’assenza di sostanze additive che invece oggi troviamo quotidianamente.

I Samurai e il tè

Nell’addestramento di un Samurai, secondo il Bushidō, oltre allo studio della calligrafia, dell’ikebana – ovvero l’arte della disposizione dei fiori recisi – la poesia, vi era anche la cerimonia del tè “cha-no-yu”. L’ambiente circostante, la sala in cui avveniva la cerimonia del tè, i movimenti, i gesti e i modi di porsi erano dovevano rispondere a rigide regole. Queste permettevano al Samurai di controllare i propri impulsi, rendeva la loro concentrazione più facile, riuscendo a raggiungere un’armonia e serenità spirituale.

Immagine in evidenza: Pixabay

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A proposito di Simona Cimmino

Simona, 24 anni. Nata a Napoli ma vive a Ferrara. Appassionata di lingue orientali, studia coreano e giapponese all'Università degli studi di Napoli l'Orientale. Nella musica, teatro e cinema, cerca sempre di trovare l'innovazione e profondi insegnamenti morali da cui prendere spunto. Nel tempo libero, si dedica al ruolo di traduttrice sulla piattaforma streaming video Viki, che conta un vasto catalogo di film e serie tv asiatiche.

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