Ball Culture: una famiglia restituita a chi è ai margini della società

Ball culture: una famiglia restituita a chi è ai margini della società

La Ball Culture è un elemento fortemente rappresentativo della comunità LGBT e, in generale, di tutte le persone non considerate conformi agli standard di una società eterocisnormativa, vale a dire realizzata su misura per l’uomo etero, cis e bianco. Si tratta di un ambiente in cui ogni soggettività marginalizzata può dare libero sfogo alle proprie capacità e creatività partecipando a competizioni tra case rivali, di fronte a una giuria, che prevedono balli e sfilate (runway) secondo categorie spesso prestabilite, spesso libere.  Dopotutto, se la società non ti consente di ritagliarti uno spazio per esprimere la tua persona, perché non ritagliartene uno per conto tuo?  

Contesto storico della Ball Culture

La Ball Culture nasce verso la fine degli anni Sessanta nel quartiere newyorkese di Harlem, storica comunità latine e afroamericane, in un periodo di forti discriminazioni razziali per queste ultime che frattanto lottano per rivendicare i propri diritti civili, anche grazie all’attivismo di figure come Martin Luther King. A tutto ciò si aggiunge un’imponente omobitransfobia radicata all’interno della società: essere queer e di colore nell’America degli anni ’60 è, per usare un eufemismo, estremamente pericoloso,  e si avverte l’urgenza di individuare un ambiente in cui rifugiarsi in modo da esprimere la propria sessualità senza rischiare di essere letteralmente manganellati dalla polizia. Nel corso dei decenni le caratteristiche della Ball Culture mutano in modo tale da costituire un orgoglio tanto queer quanto razziale.

Ball Culture: le houses

Non si può parlare di Ball Culture senza partire dalla sua cellula costitutiva: la house. In un contesto storico in cui essere gay, lesbica, bi e/o trans è più che sufficiente per farsi diseredare e cacciare di casa dalla propria famiglia biologica, le houses rappresentano una rete di accoglienza per chi ha quel banalissimo bisogno di amore e affetto che si presume sia indispensabile per tutti i bambini e le bambine nel loro percorso di crescita, e sono costruite come vere e proprie famiglie scelte, le più tradizionali composte da mother, father e children (ruoli in realtà non necessariamente legati a un genere). In qualità di leader di una house, è fondamentale provvedere al supporto morale dei propri children e raffinare le loro tecniche in vista di una ball, la quale prevede una battaglia con un’altra house rivale attraverso la danza o la runway. Nella Ball Culture, vincere le ball equivale a consacrare il cammino verso la gloria della propria house oltre che della propria persona. Alcuni esempi di houses celeberrime, che prendono spesso il nome da famosi stilisti e stiliste, sono la House of Aviance, House of Balenciaga, House of Labeija e House of Ninja.

Vogueing

Il Vogueing è una danza contemporanea per lo più praticata nelle balls. Sorge nei locali gay newyorkesi nei primi anni ‘60, ma si inizia a considerarlo un elemento portante della Ball Culture e a coniare il termine vogueing solo intorno agli ‘80, in riferimento alle pose dei modelli e delle modelle che risaltano tra le pagine della rivista Vogue, a cui si ispirano i movimenti simmetrici delle mani e del corpo che lo caratterizzano. Pur trattandosi di una danza in continua evoluzione, si possono identificare tre stili principali:
Old Way (pre-1990, caratterizzata da formazione di linee e simmetrie in un duello tra due rivali, in cui uno blocca sul muro l’altro eseguendo davanti una hands performance in modo da limitarne le mosse);
New Way (post-1990, più rigido e geometrico);
Vogue Femme, più fluido e acrobatico, che, nella Ball Culture, tiene conto di cinque elementi costitutivi:
1. Hands, uso delle mani attraverso tecniche specifiche, come i Figure Eights e i Rolls, per raccontare una storia, aggiungere espressività e “annebbiare” (throwing shade) l’avversario o l’avversaria;
2. Catwalk, camminata con gambe leggermente piegate, movimento del bacino e hands;
3. Duckwalk, come la catwalk, ma con le ginocchia completamente piegate;
4. Spin, giravolta conclusa con una dip, un affondo;
5. Floor Performance, eseguita a terra, come suggerisce il nome stesso, e accompagnata da movimenti delle gambe.

Per non allungare ulteriormente il brodo, dal momento che la lista è quasi infinita, eviteremo di soffermarci sulle molteplici categorie e sul glossario specifico della Ball Culture. Per approfondire la questione, reputiamo fondamentale, per chiunque desideri approcciarsi al mondo della ballroom, la visione del documentario Paris is Burning (1990) di Jennie Livingston. Consigliamo altresì vivamente di concedere un’occhiata a POSE, serie che rivela uno spaccato interessante della Ball Culture newyorkese degli anni ’80-’90, e al talent show di HBO Legendary. Sebbene la Ball Culture tragga le sue radici dagli USA, oggi è diffusa in modo capillare in tutto il globo, e perfino Napoli vanta una scena, a carico di Vesuvi-Ha, che, pur essendo piccola e fresca, è, a maggior ragione, più che degna di essere menzionata e valorizzata in virtù della queerness che è parte, da tempo immemore, dell’identità folclorica napoletana.

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons 

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