Bambini nella Shoah: 3 storie da conoscere

Bambini nella Shoah

La Shoah è stato uno dei capitoli più brutti della storia dell’Umanità, una testimonianza di quanto la fame di potere e di superiorità generino una crudeltà tale da spingere al desiderio di sterminare un intero popolo, oltre che a chiunque non si ritenesse degno di essere considerato puro, e visto, dunque, come una minaccia per la supremazia della razza ariana. 6 milioni di ebrei uccisi in campi di concentramento, ai quali se ne aggiungono altri centinaia di migliaia tra i quali oppositori politici, rom, disabili e omosessuali. Uomini, donne e bambini reclusi, maltrattati, denigrati, uccisi solo perché considerati diversi e immeritevoli di vivere. Un vero e proprio inferno sulla terra quello che milioni di persone hanno vissuto, nessuna pietà, nessuna umanità. Una delle pagine più brutte di questo capitolo della storia già scuro e doloroso ha toccato i bambini, vittime bianche della Shoah, costretti a vivere e vedere cose che nessuno, tantomeno un bambino, dovrebbe mai vedere.

In questo articolo vi presentiamo le storie di 3 bambini nella Shoah, della loro lotta alla sopravvivenza, che per alcuni, purtroppo, è risultata vana

Sami Modiano

La prima storia dei bambini nella Shoah che vi raccontiamo è quella di Sami Modiano. Nato a Rodi in una famiglia ebrea, perde la mamma per una malattia poco prima della deportazione al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, avvenuta il 3 agosto 1944. Giunto al campo insieme al padre e alla sorella, viene separato da loro e considerato adatto ai lavori. Nel suo lungo periodo di prigionia viene sottoposto a orari di lavoro sfiancanti, i quali, associati ad una misera alimentazione e a condizioni igieniche disastrose, il più delle volte rappresentavano una condanna a morte. Spesso, durante questi lavori o nel ritorno al campo, infatti, i detenuti morivano ormai privi di forze. Nel campo di concentramento Sami perde prima la sorella Lucia, e successivamente il padre il quale, venuto a conoscenza della morte della figlia, si consegna volontariamente in infermeria consapevole del destino che lo aspetta. Ormai rimasto solo, pochi giorni prima della liberazione del campo di concentramento, intraprende la Marcia della morte: i nazisti, arresi per l’arrivo delle truppe sovietiche, cercano di bruciare i forni per non lasciare tracce delle atrocità commesse e fanno camminare per chilometri tra la neve i detenuti. Privo di forze, Sami viene trascinato dai suoi compagni fino a quando sviene. Creduto ormai morto, viene lasciato tra un cumulo di corpi di compagni deceduti: questo, probabilmente, è ciò che lo salva. Quando si risveglierà, infatti, dei tedeschi non ci sarà più nessuna traccia. Giunto in una baracca dove si rincontra con altri compagni, attende l’arrivo delle truppe sovietiche. Ad oggi, Sami Modiano è un testimone attivo delle atrocità e degli orrori della Shoah, nei suoi viaggi con le scuole racconta la sua storia a ragazzi e ragazze con la speranza che ciò che hanno vissuto lui e milioni di persone, possa non ripetersi mai più.

Andra e Tatiana Bucci

La storia delle sorelle Andra e Tatiana Bucci è un esempio del triste destino dei bambini nella Shoah. Arrestate insieme alla mamma, la nonna Rosa, le zie Gisella e Sonia, lo zio Jossi e il cuginetto Sergio nella loro casa di Fiume, il 29 marzo 1944 vengono fatte salire su un convoglio destinato al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Arrivano il 4 aprile 1944; alla Judenrampe, il punto in cui i deportati venivano messi in fila e divisi in uomini e donne per la selezione, vengono separate dalla nonna Rosa e dalla zia Gisella le quali vengono portate direttamente alle camere a gas. Riescono a salvarsi dalla selezione, nella quale la maggior parte dei bambini erano destinati alla morte, probabilmente perché scambiate per gemelle. La somiglianza tra Tatiana (6 anni) e Andra (4), infatti, era tale che venne deciso che le due bambine fossero destinate a stare nel Kinderblock, le baracche per i bambini, forse con l’intento di utilizzarle per esperimenti da laboratorio. I ricordi delle due sorelle, data la tenera età, sono spesso sbiaditi. Ciò che ricordano, però, è come una realtà così disumana e macabra fosse diventata ai loro occhi la normalità. Come se vedere cumuli di corpi morti, soldati violenti e tavole di legno su cui dormire al posto di un letto, altro non fosse che la normalità. Dopo nove mesi di prigionia, il 27 gennaio 1945 vengono liberate dalle truppe sovietiche. Riusciranno a rincontrarsi con la propria famiglia, però, solo dopo due anni, nel 1946, dopo essere state un anno in un orfanotrofio a Praga e per un breve periodo in Inghilterra. Oggi Andra e Tatiana Bucci, come Sami e tanti altri sopravvissuti alla Shoah, accompagnano i ragazzi nei viaggi della memoria, testimoniando l’orrore e la disumanità vista e vissuta.  

Sergio de Simone

Sergio de Simone era il cugino di Andra e Tatiana Bucci e la sua, purtroppo, rientra tra le storie più tristi e agghiaccianti dei bambini nella Shoah. Arrivato al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il 4 aprile 1944 e destinato al Kinderblock come le sue cuginette, Sergio trascorre la sua prigionia nel campo fino a quando, un giorno, dei soldati entrano nella loro baracca chiedendo chi volesse vedere la propria mamma. La richiesta, in realtà, tutto è fuorché una gentile concessione; la reale destinazione di questi bambini è il campo di concentramento di Neuengamme, nei pressi di Amburgo, in cui sarebbero stati studiati come cavie. Nonostante la raccomandazione di Andra e Tatiana, che erano state avvisate dalla donna che si prendeva cura di loro probabilmente perché affezionatasi alle sorelline, di non fare un passo avanti quando sarebbe stata posta la domanda, Sergio, che, come qualsiasi altro bambino avrebbe soltanto voluto poter riabbracciare la propria mamma, fa quel passo avanti. Nel nuovo campo di concentramento vengono svolti degli esperimenti disumani su questi bambini per mano di Kurt Heissmeyer, medico che credeva che iniettando dei bacilli tubercolari nelle sue cavie, osservando la reazione e asportando i linfonodi ascellari (zona dove credeva si sarebbero sviluppate le difese immunitarie), sarebbe riuscito a trovare la cura per la tubercolosi. Al termine della sperimentazione, risultata in seguito fallimentare, i bambini vengono portati alla scuola di Bullenhuser Damm dove vengono uccisi e appesi a ganci di macellai nei sotterranei. La triste storia di Sergio viene oggi ricordata dalle cugine, Andra e Tatiana, che testimoniano durante i loro viaggi della memoria, nelle interviste nella Giornata della Memoria e nel loro libro Noi, bambine ad Auschwitz una delle pagine più brutte della Shoah, nonché della storia dell’umanità.

 

Fonte immagine in evidenza per l’articolo “Bambini nella Shoah”: Pexels

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