Chikamatsu Monzaemon e le sue opere migliori

Chikamatsu Monzaemon e le sue opere migliori

La produzione letteraria durante il periodo Tokugawa (dal 1603 al 1889) in Giappone vide la partecipazione di uno degli autori letterari più prolifici nella scrittura di testi per il teatro jōruri (fatto con i burattini) e per il teatro kabuki, ovvero Chikamatsu Monzaemon. Infatti, fino a quel momento, sebbene i due generi teatrali fossero diventati molto in voga, i loro testi non avevano ancora raggiunto quella maturità a cui arriveranno proprio con Chikamatsu Monzaemon. 

Chikamatsu Monzaemon nacque da una importante famiglia di samurai in cui il padre decise successivamente decise di diventare rōnin, ovvero un samurai senza padrone, e di trasferirsi a Kyōto. Il debutto di Chikamatsu sul palcoscenico dell’arte avvenne mentre era a servizio della residenza di un nobile e probabilmente proprio in questo ambiente entrò in contatto per la prima volta con il teatro dei burattini e Uji kaga no jō. La passione di Chikamatsu per il teatro e la sua decisione di dedicare tutta la sua esistenza a questa forma d’arte fu una grande delusione per la famiglia, ma data la decisione presa dal padre non aveva poi così tante possibilità. Uji kaga no jō divenne poi il suo maestro di jōruri, che all’inizio costrinse Chikamatsu a non poter firmare le sue opere, che dunque portavano solo la firma di Uji kaga no jō. 
Tra le sue opere, eccone alcune veramente famose che valgono la pena di essere conosciute.

  • Shusse Kagekiyo (Kagekiyo il vittorioso)

Kagekiyo il vittorioso è un testo di Chikamatsu Monzaemon che nasce come testo di teatro jōruri che successivamente viene anche adattato per il teatro kabuki. I protagonisti sono Kagekiyo e la sua amante Akoya, che una volta scoperto il matrimonio combinato tra Kagekiyo e una donna nobile decide di tradire il suo amante rivelando la sua posizione ai suoi nemici, che successivamente lo catturano e quando Akoya si pente di ciò che ha fatto è già troppo tardi. Così, la donna cerca in tutti i modi di ottenere il perdono da parte di Kagekiyo, ma finisce per perdere la calma e presa dall’ira uccide uno dei due figli che lei e Kagekiyo avevano insieme. Ciò porta Kagekiyo non solo a ripudiare la sua donna, ma anche l’altro figlio che avevano insieme, che inevitabilmente verrà ucciso dalla madre. Questo gesto ritrae una donna presa da passione, ira e gelosia che dà vita ad un duplice omicidio che non viene visto però di buon occhio, infatti nonostante la morte violenta fosse importante per la società Tokugawa, questa ritratta in quest’opera è avvenuta a sangue freddo e per nessun motivo affine alla morale confuciana. 

Il protagonista di questo testo scritto da Chikamatsu Monzaemon per il teatro jōruri è Tokubei, che si rifiuta di sposare la figlia di un suo vecchio zio nobile poiché è innamorato di Ohatsu, una prostituta. Così, Tokubei, deve restituire allo zio i soldi della dote che aveva ricevuto al fine di far sposare la figlia, che però non possiede più. Infatti, ingenuamente, Tokubei aveva prestato i soldi della dote ad un suo “amico”, che non gli restituì nemmeno un centesimo. I due giovani quindi sono presi dallo sconforto e l’unica via d’uscita che vedono per entrambi è quella di commettere lo shinjū, ovvero il doppio suicidio d’amore. Sebbene si tratti di una storia abbastanza semplice, Chikamatsu Monzaemon pose la sua attenzione sui suoi valori morali e sulla caratterizzazione dei protagonisti, due giovani ingenui che non vedono altra via di scampo che nel suicidio, deciso in una maniera alquanto nuova per il jōruri, poichè infatti Tokubei passa sul suo collo il piede di Ohatsu: solitamente questo non può accadere nelle rappresentazioni di jōruri perché i burattini femminili non erano provvisti di gambe e piedi, dunque questo caso rappresenta l’unica eccezione. 

  • Yotsugi Soga (L’erede Soga)

Si tratta della prima opera di Chikamatsu Monzaemon scritta per Uji kaga no jō, che ottenne presto un grande successo. Jūrō e Gōrō sono i due fratelli Soga, uccisi dai loro nemici i Minamoto, e i loro servitori Oniō e Dosaburō decidono di voler rivendicare la morte dei loro padroni andando alla ricerca dei loro nemici e uccidendoli. Entrambi i fratelli avevano delle amanti, chiamate Tora e Shōshō, due prostitute che, dopo essere state messe al corrente della tristissima notizia della morte dei loro amanti, decidono a loro volta di aiutare Oniō e Dosaburō nell’impresa di rivendicare la morte dei fratelli Soga. Dopo una serie di situazioni, anche comiche, che si andranno a creare a causa dei servitori, questi ultimi, con l’aiuto delle due donne che promettono ai loro nemici piaceri di tipo sessuale, riusciranno a catturarli e portarli direttamente dinanzi all’imperatore, che ringrazierà i due giovani servitori per il lavoro svolto. Nonostante il triste epilogo, la dinastia della famiglia non finisce con la morte dei due fratelli, poiché riuscirà a continuare grazie alla nascita del figlio di Jūrō e Tora. 

  • Shinjū ten no Amijima (Doppio suicidio d’amore a Ten no Amijima)

Anche quest’opera è considerata una delle migliori scritte da Chikamatsu Monzaemon. Jihei, il protagonista, ha due donne che ama contemporaneamente: la prostituta Koharu e la moglie Osan, ed è incapace di rinunciare ad una delle due. Koharu è fedele e devota e nonostante sia solo una prostituta solo il rispetto per la moglie dell’amante le impedisce, inizialmente, di commettere il doppio suicidio d’amore con Jihei.
Osan vorrebbe che suo marito stesse solo con lei, ma sapendo che questo sarebbe costato la vita alla generosa Koharu, spinge Jihei a riscattare Koharu, dandogli anche i soldi per poterlo fare. Così Jihei, debole, accetta in lacrime questa offerta ma quando il suocero scopre tutto lo dichiara indegno come marito, e a questo punto, per lui e Koharu, non resta che suicidarsi. In questo caso, però, si tratta di un doppio suicidio d’amore diverso, perché i due amanti non si uccidono nello stesso posto, bensì in due luoghi diversi poiché anche in questo caso volevano portare rispetto alla moglie di Koharu. 

 

Fonte immagine: Wikipedia 

A proposito di Lucrezia Stefania Scoppetta

Ciao! Sono Lucrezia, ho 21 anni. Frequento l’università “L’Orientale” di Napoli, dove studio lingua e letteratura inglese, giapponese, e portoghese.

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