Negli ultimi tempi si è notato a un notevole avanzamento nel campo della traduzione automatica; tuttavia, il contributo umano rimane fondamentale per garantire che la traduzione, definita “grezza”, raggiunga una qualità elevata. Questo è l’obiettivo degli attuali studi sulla traduzione che si concentrano sempre di più sulle competenze traduttive necessarie per le attività di pre-editing e post-editing.
Pre-editing
Durante la fase di pre-editing, è importante avere competenze traduttive specifiche: il traduttore umano deve adattare il testo originale per la traduzione automatica. Questo avviene grazie a correzioni grammaticali e ortografiche, eliminazioni di parti del discorso che potrebbero risultare ambigue e si mira a utilizzare un linguaggio semplice e non tecnico.
Post-editing
Nel momento in cui avviene la fase di traduzione automatica, il traduttore umano ha il compito di revisionare il testo e valutarne la qualità. Esistono due forme di post-editing: light post-editing e full post-editing.
Nel primo caso, vi è un tipo di revisione pressocchè minima, il traduttore automatico svolge bene il proprio lavoro, ma potrebbero esserci errori che compromettono il significato e il messaggio che si vuole dare al lettore; dunque, ci si concentra principalmente sul contenuto del testo.
Nel secondo caso invece, bisogna fare un lavoro molto più immersivo, perché il traduttore umano deve correggere errori rilevanti. Ciò accade quando sono, ad esempio, articoli di giornale, riviste, pubblicità che, oltre ad essere esposti al pubblico, devono rispettare regole stilistiche.
L’intervento umano sulla traduzione automatica diventa oggetto di studio
Le due fasi che quest’articolo ha voluto precedentemente citare sono diventate oggetto di studi di ricercatori che hanno fornito importanti contributi. La prima ad occuparsene è la Translation Automation User Society, meglio conosciuta come TAUS. L’associazione nasce nel 2016 e ha come obiettivo quello di fornire delle istruzioni che riguardano il post-editing (light e full).
Inoltre, hanno approfondito gli studi sul grado di comprensibilità di 3 tipi di traduzione, confrontandole tra li loro: stiamo parlando della tradizione umana, traduzione automatica grezza (quindi senza l’aiuto dell’intervento umano) e la traduzione automatica sottoposta all’intervento umano. Lo studio ha confermato che non vi è differenza tra la traduzione umana standard e traduzione automatica assistita, a differenza di quella grezza che ha una qualità decisamente inferiore.
Si sono occupati di investigare anche sullo sforzo cognitivo del traduttore, attraverso tecniche avanzate, che hanno permesso di confermare che il processo di traduzione umana richiede uno sforzo cognitivo maggiore rispetto ad una revisione del traduttore rispetto alla traduzione automatica.
Le competenze traduttive nel campo tecnologico
Per quanto riguarda la figura del traduttore, lo studioso Anthony Pym ha individuato alcune competenze che bisogna possedere. Si parla di capacità in cui il traduttore deve avere le conoscenze necessarie nel campo tecnologico, deve saper valutare una traduzione grezza e deve saper revisionare un testo finale in cui potrebbero esserci errori grammaticali, ortografici e stilistici e, laddove è necessario, saperli correggere al fine di presentare un prodotto finale senza particolari ambiguità.
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