Ritiro di Nadal: la carriera della leggenda di Manacor

Ritiro di Nadal: la carriera della leggenda di Manacor

Per chi ama lo sport una notizia agrodolce arriva dalla cugina Spagna: il ritiro di Nadal dal mondo del tennis professionistico. Ripercorriamo insieme la carriera della leggenda di Manacor.

Gli inizi

Se nel 1986 mamma Ana María e papà Sebastián erano al settimo cielo per la nascita del loro figlio Rafael, nel 2001 il mondo del tennis veniva stregato per la prima volta da un giovane tennista delle Baleari, in grado di battere l’ex campione di Wimbledon Pat Cash. In molti avevano intuito che il suo talento non sarebbe rimasto nell’ombra, soprattutto lo zio Toni, colui che spinse e ispirò il giovane Rafa ad entrare in quel mondo. Nel 2003 vinse il suo primo titolo Challenger in Italia, a Barletta, migliorando sempre di più la sua posizione nella classifica mondiale. Quell’anno, a soli diciassette anni, Rafa Nadal chiudeva la stagione al quarantanovesimo posto ma con il riconoscimento come miglior esordiente ATP. 

La consacrazione

Non sembra ancora vera la notizia del ritiro di Nadal, soprattutto perché è ancora nella mente di molti appassionati di sport e di tennis quell’anno in cui Rafa vinceva, vinceva e continuava a vincere. Siamo nel 2005 a Montecarlo, dove el Gladiador de Manacor batteva in finale l’argentino Guillermo Coria per tre set a uno, vincendo la sua prima Master Series. La seconda sarebbe arrivata poco dopo, sempre contro Coria, a Roma. La vera e propria consacrazione, però, arriverà a giugno di quel 2005, in uno dei palcoscenici più suggestivi e più amati dal tennista spagnolo: Roland Garros. La sua racchetta mieteva vittime sulla terra rossa di Parigi, vincendo in semifinale contro l’allora numero uno al mondo Roger Federer e battendo in finale l’argentino Mariano Puerta. Il giovane diciannovenne di Manacor irrompeva nell’olimpo del tennis.

Sul tetto del mondo

Parigi viene chiamata città dell’amore, ma dal 2005 al 2008 era conosciuta come la città di Nadal. Nessuno riusciva a spodestarlo, nemmeno il numero uno Federer, colui che in quegli anni e nei successivi sarebbe stato il suo eterno rivale. Se da un lato per lo svizzero fu difficile, a tratti impossibile, battere Nadal su terra rossa, dall’altro il tennista delle Baleari cercava di spodestare Federer dalla cima della classifica dell’ATP. Dopo l’ennesima vittoria al Roland Garros e i Masters di mezzo, Rafa volava a Wimbledon per cercare di di bissare il successo ottenuto in Francia e di riportare il tennis spagnolo a conquistare il manto erboso britannico dopo più di quarant’anni dall’ultima volta. Presto detto: in una delle finali più belle e intense di sempre el Gladiador di Manacor riuscì nell’impresa proprio contro Federer. Lo svizzero, che veniva da sessantacinque vittorie consecutive sull’erba, dopo quasi cinque ore di gioco si arrendeva a Nadal. Pochi mesi più tardi, precisamente il 18 agosto, Rafael Nadal era primo in classifica.

La rivalità con Federer e Đoković

Con il ritiro di Nadal, dopo quello di Federer, rimane solo Novak Đoković ancora in attività a poter reclamare il gradino più alto del podio della classifica ATP ed è questa, forse una delle note più agrodolci. I tre tennisti, infatti, per ben diciotto anni si sono contesi ed alternati il primo posto, fatta eccezione per una piccola parentesi del britannico Andy Murray a cavallo tra il 2016 ed il 2017. Gli scontri col serbo e lo svizzero, sempre molto corretti in una cornice di sportività esemplare, sono stati molteplici, basti pensare alle diciotto finali di Slam contro i due rivali, in cui il campione spagnolo è riuscito a confermarsi undici volte (cinque contro Đoković e sei contro Federer). 

La fine di un’era

Il 10 ottobre 2024, attraverso i canali ufficiali, è stato annunciato il ritiro di Nadal che avverrà al termine della Coppa Davis. Nel commovente messaggio, il tennista spagnolo ringrazia tutto il mondo del tennis, la sua famiglia, la sua amata moglie Mery e tutti i fan che lo hanno supportato e seguito nella sua lunga e gloriosa carriera. 

 

Fonte immagine: Wikimedia Commons, Charlie Cowins

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