Dipinti di Alberto Burri, 2 da conoscere assolutamente
Alberto Burri (nato a Città di Castello, Perugia, nel 1915 e morto a Nizza nel 1995) è stato un pittore e scultore italiano, tra i maggiori esponenti dell’arte informale e dell’arte materica a livello internazionale. La sua opera, caratterizzata dall’uso di materiali non convenzionali come sacchi di juta, plastiche, legni bruciati e cemento, ha rivoluzionato il linguaggio artistico del Novecento, influenzando generazioni di artisti.
Alberto Burri: biografia, arte materica e dipinti principali
La prigionia in Texas e l’inizio della carriera artistica
Laureato in medicina, durante la Seconda Guerra Mondiale Burri viene fatto prigioniero dagli Alleati e internato in un campo di prigionia in Texas. È proprio in questo contesto che inizia a dipingere, utilizzando i materiali che ha a disposizione, come i sacchi di juta.
L’uso di materiali non convenzionali e la nascita dell’arte materica
Tornato in Italia dopo la guerra, Burri abbandona la medicina e si dedica completamente all’arte. A partire dagli anni ’50, inizia a esporre le sue opere in mostre collettive, riscuotendo un crescente successo. Il suo stile si caratterizza per un radicale rifiuto dei mezzi artistici tradizionali e per l’utilizzo di materiali poveri e di recupero, come sacchi di juta, plastiche, legni bruciati, ferro e cemento. Burri manipola questi materiali, lacerandoli, bruciandoli, assemblandoli e creando superfici tridimensionali e ricche di texture. Nasce così l’arte materica, di cui Burri è considerato uno dei padri fondatori.
I dipinti di Alberto Burri: analisi e significato
La produzione artistica di Alberto Burri è vasta e complessa, caratterizzata da una continua sperimentazione di materiali e tecniche.
Di seguito, analizzeremo due delle sue opere più significative:
SZ 1: i sacchi di juta e l’influenza americana
SZ 1 (1949) è una delle prime opere di Alberto Burri in cui compaiono i sacchi di juta, che diventeranno un elemento ricorrente e distintivo della sua produzione. In quest’opera, Burri dispone e incolla sulla tela frammenti di sacco di juta, contornandoli con un colore nero molto spesso. I sacchi utilizzati, provenienti da forniture americane del Piano Marshall, recano caratteri tipografici colorati e sono uniti a brandelli della bandiera americana, con tre stelle chiare che diventano l’asse centrale del dipinto. SZ 1 anticipa le future correnti artistiche del New Dada e della Pop Art, testimoniando l’influenza della cultura americana sull’arte di Burri.
Grande Cretto di Gibellina: tra i dipinti di Alberto Burri più noti
Il Grande Cretto di Gibellina (1984-1989) è un’opera monumentale di land art, realizzata da Alberto Burri sulle macerie della città siciliana di Gibellina, distrutta dal terremoto del Belice nel 1968. Burri ricopre le macerie con una colata di cemento bianco, creando una sorta di sudario che pietrifica il dolore e la memoria della tragedia. L’artista ricostruisce la pianta della città, trasformando le antiche strade in solchi profondi, percorribili a piedi. Il Grande Cretto è un’opera di grande impatto emotivo, che unisce l’arte alla memoria storica e al paesaggio.

Altre opere significative e cicli artistici di Alberto Burri
Oltre ai “Sacchi” e al “Grande Cretto”, Burri ha realizzato altri importanti cicli artistici:
I “Cretti”: la poetica delle crepe e della terra
I “Cretti” sono opere realizzate con una miscela di caolino, vinavil e colore, che, essiccandosi, crea una superficie screpolata, simile alla terra arsa dal sole. Queste opere evocano il ciclo della vita e della morte, la fragilità e la forza della natura.
Le “Combustioni”: la forza distruttiva e creativa del fuoco
A partire dagli anni ’60, Burri sperimenta il ciclo delle “Plastiche”, utilizzando la fiamma ossidrica per fondere e modellare fogli di plastica trasparente o colorata. Successivamente, realizza le “Combustioni”, opere in cui il fuoco agisce direttamente su legno, plastica o cellotex, creando forme e texture inedite.
L’eredità di Alberto Burri e la Fondazione a Città di Castello
Alberto Burri è considerato uno dei più grandi artisti italiani del Novecento, un innovatore radicale che ha saputo trasformare materiali poveri e di scarto in opere d’arte di grande potenza espressiva. La sua arte, profondamente legata alla materia e alle sue trasformazioni, continua a suscitare emozioni e riflessioni.
La città natale di Burri, Città di Castello, ospita la Fondazione Burri, istituita dall’artista stesso nel 1978. La Fondazione ha sede in due musei: il Palazzo Albizzini, che ospita una collezione di opere che coprono l’intera carriera di Burri, e gli Ex-Seccatoi del Tabacco, un complesso industriale dismesso dove sono esposte le opere di grande formato. Burri donò alla Fondazione un cospicuo numero di opere, rendendo Città di Castello un luogo fondamentale per lo studio e la conoscenza della sua arte. Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri.
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