Dorothea Lange, a visual life

dorothea lange

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Desideravo di essere una fotografa ancor prima di possedere una macchina fotografica.

Dorothea Lange

 

Migrant Mother, una donna dal viso segnato, ogni cui ruga ha il sapore di disperazione e nostalgia. Pieghe del volto che incorniciano occhi tristi, spenti, eppure illuminati da un lampo di speranza. Una foto scattata in California nel 1936, divenuta icona di un periodo storico: gli anni della Grande depressione americana. Davanti all’obiettivo della macchina fotografica, una madre che incarna la sofferenza di un’intera nazione e i suoi figli, pilastro della sua forza. Dietro l’obiettivo Dorothea Lange, celebre documentarista americana, in mostra a Napoli, presso lo Studio Trisorio (Via Riviera di Chaia 215), dal 9 giugno al 15 settembre 2016, in una interessante retrospettiva, A visual life.
Un’accurata selezione di fotografie scattate tra gli anni ’30 e ’40, frammenti di esistenze vissute in un limbo fatto di precarietà e miseria: le lunghe file per il pane, donne con calze rammendate, scaricatori di porto in attesa delle navi.

Nota per aver documentato per la Farm Security Administration le difficili condizioni di vita di braccianti e operai nelle zone rurali degli Stati Uniti, fiumane di migranti in fuga dalla povertà, Dorothea Lange usa la sua macchina fotografica come una lente d’ingrandimento sugli ultimi del mondo, mettendo a fuoco la miseria delle persone, ma anche la dignità e l’orgoglio con cui affrontano il loro destino. Le sue foto, in banco e nero, danno un volto, delle mani, degli occhi a persone invisibili, sopraffatte dal corso sbagliato della storia. Con la sua maestria e la sensibilità del suo occhio attento, racconta, denuncia, vivendo il suo essere fotoreporter come una missione, più che una professione. Un fine sociale è, infatti, il filo conduttore dei suoi scatti,  intenti a scuotere le coscienze di fronte alle miserie del mondo.

Dorothea Lange, pioniera della fotografia documentaristica e di denuncia sociale

All’opening della mostra, tenutosi il 9 giugno, era presente anche il grande fotografo napoletano Mimmo Jodice: “La prima volta che ho “incontrato” Dorothea Lange è stato nei primi anni Settanta…mi piacque subito il suo modo di guardare le cose: ha documentato situazioni difficili, di disagio, penetrando la dimensione umana dei soggetti raffigurati ed è riuscita, nello stesso tempo, a non perdere mai di vista la composizione delle linee, della luce, che sono impeccabili nelle sue fotografie. Una delle immagini che preferisco è quella che raffigura una bambina messicana seduta a terra in una baracca. Lo sguardo eloquente della piccola si imprime in modo indelebile nella mente, proprio come lo sguardo della Migrant Mother. Proprio come gli sguardi di alcuni scugnizzi che ho incontrato e fotografato nei quartieri popolari di Napoli”.

I suoi scatti, crudi e realistici, sono entrati nella storia della fotografia, consacrando il suo talento, riconosciuto in tutto il mondo. Nel 1966, poco dopo la sua morte, è stata inaugurata al MOMA una retrospettiva delle sue fotografie, la prima dedicata a una fotografa donna.  

A visual life, una toccante raccolta di storie visive, di soggetti esplorati nel profondo della loro anima, attraverso la lente di una macchina fotografica.

Look at it. Look at it!

Per maggiori informazioni: www.studiotrisorio.com

 

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A proposito di Rossella Capuano

Amante della lettura, scrittura e di tutto ciò che ha a che fare con le parole, è laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico. Insegna materie letterarie. Nel tempo libero si diletta assecondando le sue passioni: fotografia, musica, cinema, teatro, viaggio. Con la valigia sempre pronta, si definisce “un occhio attento” con cui osserva criticamente la realtà che la circonda.

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