La moretta veneziana: la maschera muta tra mistero e libertà

La moretta veneziana: libertà e anonimato

Da una piccola e semplice maschera in velluto nero chiamata Moretta, nasce la storia delle donne veneziane. La nascita della moretta, chiamata anche muta, non è del tutto chiara. Si dice sia nata in Francia nel XVI secolo; successivamente diventò un accessorio tipico delle donne veneziane, come approfondito anche da fonti storiche e culturali come il sito ufficiale del Carnevale di Venezia. Anonimato, mistero e segretezza sono le parole chiave che racchiudono il vero significato della moretta veneziana.

Com’è fatta la moretta veneziana?

Può sembrare una banale maschera nera, ma è molto di più. Si tratta di un travestimento di velluto caratteristico veneziano, di forma ovale e privo di stringhe per tenerla sul viso. L’unico modo per indossare la maschera era mordere un bottoncino nascosto sulla parte posteriore, il che rendeva tutte coloro che la indossavano completamente mute; per questo motivo viene chiamata anche muta o servetta muta. Lo sguardo era l’unica parte del viso a non essere coperta dal tessuto nero.

Il vero significato della moretta veneziana

Al tempo si indossava la moretta veneziana per vari motivi. Inizialmente veniva utilizzata per mostrare rispetto e per restare in silenzio quando si visitavano luoghi in cui era richiesto il silenzio, come i conventi. Col tempo le donne diedero un significato diverso all’uso della moretta veneziana. Veniva utilizzata per apparire come donne misteriose e affascinanti, capaci di stregare e sedurre con il solo sguardo. Era diventato uno strumento potente, che rendeva la persona più desiderabile agli occhi degli uomini veneziani del ‘Seicento. Il corteggiamento era diventato un gioco piacevole; le donne si lasciavano corteggiare e l’unico modo per conquistarle era mostrare un interesse puro e sincero. Ciò che contava di più non era scoprire cosa si nascondeva dietro la maschera, ma svelare i veri lati caratteriali di una donna, la parte interiore che non si mostrava a chiunque.

Libertà e anonimato

Indossare la moretta nel Seicento significava non mostrare il proprio volto a chiunque e rimanere nell’anonimato. Le donne decidevano se e quando scoprire il proprio volto, aspettando il momento giusto, o meglio, la persona giusta. Era un modo per sentirsi più libere dalle convenzioni sociali, per agire senza che gli altri potessero giudicarle, cosa che non avrebbero potuto fare se non avessero indossato la maschera.

La moretta artigianale

Questa maschera, utilizzata esclusivamente dalle donne, è stata ricreata da tantissimi artigiani ed è diventata sempre di più il simbolo di Venezia. C’è chi ha realizzato a mano piccole calamite e souvenir che rappresentano la muta, e milioni di turisti li hanno acquistati, portando con sé in giro per il mondo una piccola parte della storia delle donne veneziane. Sparse per Venezia ci sono anche tantissime maschere simili all’originale, realizzate tutte a mano e con materiali di ottima qualità. Alcune sono realizzate in cartapesta, in legno o in porcellana. Ogni maschera, essendo realizzata a mano, è un pezzo unico creato con dedizione e passione.

Il carnevale di Venezia

La moretta veneziana: libertà ed anonimato
Immagine generata con AI e scaricata da freepik.

La moretta veneziana è una delle maschere più caratteristiche del Carnevale di Venezia. Durante gli spettacoli e le parate, la muta viene indossata da ballerini e artisti che si cimentano in danze caratteristiche, creando spettacoli musicali d’effetto. Durante questa festività, la moretta viene trasformata; oltre ad essere rappresentata nel suo stato originale, viene proposta anche in altre versioni, con paillettes, dorata e di tanti altri colori.

Fonte immagini: wikimedia commons, freepik

Altri articoli da non perdere

A proposito di Emanuela Volpe

Vedi tutti gli articoli di Emanuela Volpe

Commenta