Ercolano e la sua preziosa Villa dei Papiri

Ercolano

La Villa dei Papiri di Ercolano, il grande edificio suburbano di otium situato a nord-ovest dell’antica Herculanum, ci ha restituito splendide collezioni di sculture in bronzo e in marmo e una biblioteca organica di oltre 1000 papiri. L’omogeneità contenutistica della biblioteca di Ercolano e la circostanza che il complesso di sculture rispecchiasse un programma decorativo ideale fanno di quello ercolanese un monumento unico.

Rinvenuta nel corso dello scavo iniziato nel 1750 sotto Carlo di Borbone, oggi è sepolta sotto una coltre di 27 metri di materiale vulcanico, ma ne conosciamo l’ubicazione e gran parte della struttura architettonica grazie alla pianta redatta dall’ingegnere svizzero Karl Weber. La domus si estendeva in lunghezza per circa 250 parallelamente alla linea della costa ed era sopraelevata sulle pendici del Vesuvio, il che consentiva un’ampia veduta del Golfo di Napoli, rendendola la residenza ideale per un patrizio romano. In essa, il peristilio rettangolare o grande comunicava con un vasto locale detto tablinum, che costituiva una sorta di giardino-museo, ovvero una galleria di opere d’arte, poiché ospitava la maggior parte delle sculture dell’edificio, tra cui svariati busti bronzei di filosofi, oratori, poeti, sovrani ellenistici e personaggi di ambientazione arcadica: nel medesimo peristilio era ubicata la preziosa biblioteca, centro culturale della villa.

Opere rinvenute e programma decorativo della Villa di Ercolano

Dalle relazioni redatte all’epoca dello scavo sappiamo che il materiale librario fu ritrovato a più riprese in cinque punti della villa: in particolare, nei pressi dei due peristili si rinvennero svariate casse di legno con papiri di diversa grandezza e altri rotoli forse ammucchiati per terra in via provvisoria. Gli scavatori inizialmente non si accorsero di trovarsi dinanzi a rotoli papiracei, ma li considerarono frammenti di legno carbonizzati e li lasciarono a terra, mentre in un secondo momento si cercò di aprire con alcuni arnesi e con una colla particolarmente densa i fragili materiali venuti alla luce. I papiri di Ercolano contengono principalmente testi filosofici greci, i cui frammenti hanno consentito di ricostruire una discreta porzione dell’opera Sulla natura di Epicuro, configurandosi peraltro come testimoni unici di frammenti di opere altrimenti non conservate di Colote di Lampsaco, Carnesico, Polistrato e Demetrio Lacone. La maggior parte dei testi in essi conservati è ascrivibile a Filodemo di Gadara, poeta raffinato e filosofo epicureo, che, giunto da Atene in Italia negli anni 80-70 del I sec. a.C., raccolse in questa lussuosa dimora una imponente biblioteca, contenente i volumi dei Maestri dell’Epicureismo e le copie delle sue molteplici opere.

Nelle intenzioni di Filodemo, la villa, con il suo ricco patrimonio librario e con la sua decorazione scultorea opportunamente predisposta secondo un preciso programma organizzativo, doveva apparire come un’ideale rifondazione in terra italica del Giardino di Epicuro ad Atene. Negli anni ‘80 Marcello Gigante, riprendendo un’intuizione del Pandermalis, ha connesso le scelte decorative della villa all’epicureismo del proprietario, identificato in Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare e console nel 58 a.C., in virtù dei suoi legami di amicizia con Filodemo. Infatti, la sezione filodemea della biblioteca ripropone tutta la cultura ellenistica: i sovrani ellenistici rappresentano un modello politico, la presenza di Eschine, Isocrate e Demostene va spiegata con la Retorica dello stesso Filodemo, Saffo, Paniassi e Antimaco sono l’emblema della sua produzione poetica e i busti di pensatori richiamano la sua Rassegna dei filosofi.

Metodi di svolgimento dei papiri ercolanesi

I papiri di Ercolano hanno subito una lunga serie di tentativi di svolgimento, resi ardui dall’alto grado di carbonizzazione dei rotoli, dalla compattezza dei vari strati, schiacciati sotto il peso del fango lavico, e dalla loro porosità. All’indomani del loro primo ritrovamento, essi furono sottoposti a una serie di esperimenti chimici che ne causarono la frantumazione; tra di essi si annoverano i tentativi maldestri di noti personaggi, come Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, che trattò i papiri con il mercurio, determinandone la perdita completa. È grazie alla macchina di Piaggio, funzionario presso la corte borbonica per più di 40 anni, che tra il 1753 e gli inizi del 1900 fu svolto il nucleo più prezioso della collezione dei papiri ercolanesi; nel corso del Novecento, infine, sono stati applicati metodi più innovativi, come quello termoelettromagnetico approntato dal bibliotecario viennese Fackelmann e quello biochimico dei norvegesi Kleve-Fosse-Störmer.

Questo inestimabile patrimonio librario, restituito dall’unica biblioteca dell’antichità pervenuta fino a noi – benché non nella sua completezza e in parte deteriorata dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. –, oggi è custodito presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi ubicata all’interno della Biblioteca Nazionale di Napoli e ne rappresenta una delle sezioni più prestigiose, affiancando alle tradizionali attività di studio e di conservazione anche funzioni di carattere didattico-espositivo e di assistenza bibliografica ai fruitori.

Articoli precedenti sugli scavi di Ercolano:

L’estate 2018 conoscerà, nello sfondo senza tempo degli scavi di Ercolano, un’incantevole iniziativa culturale: sarà, infatti, reso nuovamente fruibile ai visitatori il Teatro Antico che, nell’ambito del Parco Archeologico, costituisce una tappa non a tutti nota, data la sua posizione non facilmente accessibile e visibile.

In realtà, si tratta del primo edificio ad essere stato scoperto nei siti vesuviani dopo il devastante cataclisma del 79 d.C., benché fortuitamente. Un contadino del luogo, infatti, nel corso di lavori atti alla realizzazione di un pozzo nei pressi dell’attuale Corso Resina, reperì una serie di marmi: fu così possibile individuare la struttura dell’antico teatro di Herculaneum, sepolto dalla lava e dai detriti.

Dapprima si pensò di trovarsi di fronte a un tempio dedicato ad Ercole, ma in seguito, grazie all’esame delle piante del sito effettuate dall’erudito Marcello Venuti, fu intuibile l’effettiva identità dell’edificio, costruito durante la prima fase dell’età augustea, che avrebbe poi dato l’impulso alla “nobile semplicità e quieta grandezza” del Neoclassicismo di Winckelmann e sarebbe divenuto una preziosa tappa, nel corso del Grand Tour sette-ottocentesco, dei colti viaggiatori che giungevano a Napoli da ogni parte d’Europa.

Tuttavia, essendo stato ricoperto da uno strato di ceneri, lapilli e fango durante il processo eruttivo che, solidificandosi, lo hanno letteralmente sepolto in una spessa coltre di tufo, il teatro si trova profondamente incastonato sotto terra, posto oggi a ben 25 m di profondità dalla quota stradale: ragion per cui già il suo stesso rinvenimento produsse svariate problematiche, relative all’esplorazione di un teatro sotterraneo e fu solo nel 1738 che l’architetto e urbanista Errico Alvino ottenne l’autorizzazione da parte di re Carlo III di Borbone a continuare la costruzione della nota “Galleria Borbonica”, ovvero il lungo traforo sotterraneo che, attraverso il suo reticolato di cunicoli e diramazioni, ancora oggi consente l’accesso al teatro ercolanese.

Apertura sperimentale del Teatro Antico negli Scavi di Ercolano

L’ingresso del teatro è stato utilizzato dalla popolazione del luogo come rifugio, durante gli anni degli eventi bellici del Novecento e, salvo rare eccezioni, non è mai stato aperto al pubblico per periodi prolungati. Adesso, a distanza di quasi tre secoli dalla sua riscoperta e dopo una chiusura ventennale, il Teatro Antico  sarà restituito ai visitatori con una serie di aperture sperimentali che intendono strutturare un processo di condivisione da parte del pubblico, in vista di un organico percorso di restauro.

«A proposito del Teatro – ha avuto modo di commentare orgogliosamente il direttore degli Scavi di Ercolano, Francesco Sirano – vorrei sottolineare che questo nuovo inizio coincide, non a caso, con il 280° dai primi scavi sistematici 1738-2018. La riscoperta di Ercolano iniziò proprio dal teatro nel 1710. A distanza di quasi tre secoli, la riapertura del teatro, per il momento sperimentale, si collega strettamente anche alla volontà di recuperare un’area della città moderna, quella di via Mare, un tempo centrale, ma progressivamente marginalizzata dal periodo post-seconda guerra mondiale in poi».

Informazioni logistiche per gli eventuali visitatori del Teatro 

Essendo il monumento tuttora accessibile attraverso le scale realizzate in età borbonica, situate a oltre 20 metri sotto il materiale eruttivo, il percorso si snoda come una vera e propria esplorazione, attraverso il reticolo di pozzi borbonici, che consentirà di visitare la cavea, l’orchestra, il fronte scena dell’antico edificio, i meravigliosi affreschi lungo i cunicoli, le piccole stalattiti formate dalle acque calcaree filtrate dalla falda nel corso di 300 anni e i graffiti incisi dai dotti viaggiatori dell’Ottocento. L’accesso sarà consentito esclusivamente munendosi dei caschetti di sicurezza, delle torce elettriche e degli impermeabili monouso opportunamente forniti dal personale, nonché prestando molta attenzione alla pavimentazione umida e scivolosa, data l’ubicazione del sito.

La riapertura, in via sperimentale, delle viscere dell’antico teatro, il cui accesso si trova lungo corso Resina in corrispondenza del civico 123, è prevista a partire dal 16 giugno 2018, durante la quale sarà possibile visitare il sito per 10 serate straordinarie: 16, 17, 23, 24, 30 giugno; 1 luglio; 6, 7, 13, 14 ottobre. I gruppi di visitatori saranno scaglionati secondo vari turni di visita. I biglietti per gli scavi di Ercolano sono acquistabili sul sito www.ticketone.it, con commissione, e in biglietteria.

Inoltre, sempre nell’ambito di tale sperimentazione di inclusione attiva, l’iniziativa PaErco Teatro ha in programma per l’estate 2018 un ricco calendario di appuntamenti, anche serali, tra cui l’imperdibile “Ercolano Experience”, un’esperienza visiva e sensoriale nell’area archeologica, in programma nei mesi di luglio, agosto e settembre. 

Fonte immagine: https://www.vanillamagazine.it/la-villa-dei-papiri-di-ercolano-l-unica-biblioteca-intatta-del-mondo-antico/

A proposito di Adele Migliozzi

Laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico, coltivo una grande passione per la scrittura e la comunicazione. Vivo in provincia di Caserta e sono annodata al mio paesello da un profondo legame, dedicandomi con un gruppo di amici alla ricerca, analisi e tutela degli antichi testi dialettali della tradizione locale.

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