Istanbul è il paradiso dei gatti, si possono trovare in ogni angolo della città: per le strade, negli alberghi, nei negozi e perfino nelle moschee. È un legame che risale a secoli fa, e ancora oggi si stimano circa 150 mila gatti randagi che vivono tranquillamente nella città, dove vengono amati e accuditi dagli abitanti stessi.
Non ci deve sorprendere che Istanbul venga denominata anche Catstanbul, perché è una città che in tutto e per tutto ci tiene ai gatti che la abitano e se ne prende cura. Ci sono ciotole di acqua e di cibo sparse per la città, una decina di cliniche gratuite per soccorrere i gattini di strada e, soprattutto in inverno, gli abitanti dispongono per le strade cuccette e coperte per tenerli un po’ al caldo quando fa troppo freddo. Inoltre, sono presenti molte associazioni che si occupano dei gatti e la municipalità stessa si impegna attivamente per la salvaguardia del loro benessere; infatti i servizi veterinari includono anche una promozione della sterilizzazione, e operano gratuitamente i gatti per poter tenere sotto controllo la nascita e preservare la loro salute.
Gatti a Istanbul: un legame storico
Il legame tra i felini e la città turca non è recente e non dovrebbe sorprenderci, perché questa passione e questa adorazione risale a secoli e secoli fa. Partiamo dall’epoca Bizantina: è documentato che i gatti venivano portati sulle navi mercantili durante i lunghi viaggi per scambi e vendite perché, cacciando i topi presenti sulle navi, preservavano la mercanzia; infine, quando le navi giungevano a Istanbul, spesso molti gattini rimanevano nella città. Da diversi reperti storici, sempre risalenti all’epoca Bizantina, sono stati ritrovati scheletri di gatti, e uno nello specifico mostrava che il gatto si era fratturato il femore ma era stato curato. Si capisce la differenza tra la Turchia e l’Europa perché, mentre in quest’ultima venivano associati al diavolo e venivano sterminati, in Turchia li curavano e li veneravano. Anche la superstizione che i gatti neri portino sfortuna ha aumentato l’odio per queste povere creature e tutt’ora, le adozioni per quelli neri sono minori rispetto a quelli di altri colori. Una credenza che deve scemare perché è ignorante e infondata.
In epoca ottomana invece, erano così amati che vi erano anche vere e proprie figure che avevano il compito di nutrire gatti e cani randagi, figure riapparse durante il Covid.19 per prendersi cura degli animali randagi.
Si dice anche che i sultani avevano una predilezione per i felini: Adbulhamid II amava così tanto i gatti che girava una storia secondo cui ne aveva circa 1500 nel palazzo reale. O ancora, Maometto li adorava e si narra che un gatto lo salvò da un morso di un serpente; o addirittura che una volta un gatto si era addormentato sulla manica della sua veste e per non svegliarlo aveva preferito tagliare la manica. I musulmani hanno un’alta considerazione degli animali, li vedono come creature da proteggere e da accogliere.

Gatto a Istanbul (Generata con IA, ChatGPT)
I gatti a Istanbul girano per la città indisturbati e sono perfettamente integrati nel tessuto urbano di questa bellissima città. Istanbul infatti, non è solo una città storica e splendida, è un modello di civiltà elevatissima e invidiabile; è uno spettacolo commovente poter assistere alla convivenza così pacifica tra esseri umani e animali, e tutto il mondo dovrebbe prendere esempio: la violenza sugli animali cresce a dismisura, specialmente nei confronti dei gatti. È qualcosa di aberrante e da risolvere immediatamente.
Immagine in evidenza: generata con IA, ChatGPT

