Il monachesimo in Oriente e in Occidente, nascita e diffusione

Qualche volta la storia è involontariamente simbolica, e ci sono date che finiscono per segnare l’ideale passaggio da un’epoca all’altra. Senza dubbio, l’anno 529 è una di queste date.

Infatti, proprio nel 529, il monaco Benedetto, originario di Norcia in Umbria, fondò ai confini tra Lazio e Campania l’abbazia di Monte Cassino, il primo esempio di un nuovo tipo di monachesimo, che si chiamerà appunto benedettino e si diffonderà, nel corso del Medioevo, in tutte le regioni dell’Europa cristiana. In questo modo si aprì un altro capitolo della storia, destinato a influenzare nei secoli successivi la vita, l’economia e la cultura dell’Europa.

Le origini orientali del monachesimo

Tuttavia, è necessario ricordare che il fenomeno del monachesimo nacque nell’Oriente romano, dove già a partire dal III secolo comparvero gli eremiti, monaci che vivevano in totale solitudine. Essi sceglievano luoghi disabitati e conducevano un’esistenza in condizioni di povertà spesso estreme.

Con tale stile di vita, gli eremiti intendevano testimoniare una volontà di radicale rinuncia alla vita in società e ai suoi valori. Il fondatore di questo tipo di monachesimo fu l’egiziano Antonio, nato intorno al 250, che, secondo la tradizione, trascorse gli ultimi settant’anni della sua lunghissima vita in completa solitudine nel deserto.

Una forma particolare di monachesimo eremitico era praticata dagli stiliti. Questi monaci salivano in cima ad alte colonne e non ne scendevano mai più. Gli stiliti vivevano delle elemosine dei passanti e dei devoti, offrendo una pubblica dimostrazione di fede. Dall’alto della loro posizione visibilissima, essi intendevano costituire un modello vivente per tutti coloro che passavano sotto la loro colonna.

L’evoluzione occidentale: il cenobitismo

In Europa, invece, prevalse il monachesimo di tipo cenobitico, praticato da gruppi più o meno numerosi di monaci all’interno di abbazie. In queste comunità, la vita comune era regolata da norme precise, di cui l’abate, ovvero il responsabile del monastero, era garante.

Le abbazie occidentali si proponevano di trascorrere un’esistenza improntata alla preghiera, alla meditazione e al lavoro manuale. A differenza dell’eremitismo orientale, esse adottavano uno stile di vita comunitario e si dedicavano ad attività intellettuali, pur limitandosi per lo più alla lettura dei testi sacri.

La Regola benedettina: un modello per l’Occidente

Quando Benedetto istituì la comunità monastica di Monte Cassino, stabilì per essa delle norme precise, sintetizzate nella sua famosa Regola benedettina. Questo testo, elaborato fin dal 529, prevedeva un’alternanza di preghiera, meditazione sulle Sacre Scritture e lavoro manuale. La formula “Ora et labora” (Prega e lavora) divenne il principio guida della vita monastica.

La Regola benedettina impose ai monaci la povertà assoluta: essi non potevano possedere nulla di proprio, ma tutto doveva essere in comune, al fine di estirpare l’egoistico impulso alla proprietà. L’autorità dell’abate era assoluta, e i monaci dovevano piegare la loro volontà in omaggio al supremo valore dell’obbedienza.

L’espansione del monachesimo benedettino

La figura di Benedetto avrebbe forse avuto un’influenza limitata, se non fosse stato per Gregorio I, papa dal 590 al 604, noto come Gregorio Magno per la sua ampia cultura teologica. Gregorio I redasse una biografia di Benedetto e promosse l’adozione della sua Regola in tutti i monasteri di nuova fondazione.

In breve tempo, le abbazie benedettine divennero il modello di riferimento per il monachesimo in Europa occidentale. Nuovi monasteri sorsero in Italia, Francia, Germania e, successivamente, in Britannia e Irlanda.

Il ruolo dell’Irlanda e l’espansione culturale

In Irlanda, tra il V e il VI secolo, il monachesimo modificò profondamente la cultura locale, fino ad allora marginale rispetto all’Europa cristiana. L’isola, mai appartenuta all’Impero romano, accolse il cristianesimo grazie all’opera di missionari britannici, tra cui spiccava l’aristocratico Patrizio, considerato il fondatore della Chiesa irlandese.

L’Irlanda divenne un centro di irradiazione missionaria su scala continentale. Monaci come Colombano fondarono abbazie nel cuore dell’Europa romano-barbarica, contribuendo alla diffusione della cultura cristiana.

Il contributo culturale delle abbazie

Nell’Europa segnata dalle invasioni, dall’abbandono delle terre e dal ristagno economico, le abbazie benedettine rivestirono un ruolo cruciale. Esse non solo garantirono la prosecuzione dell’attività agricola, ma si dotarono di biblioteche e ambienti dedicati alla ricopiatura dei testi classici.

Grazie all’opera dei monaci copisti, molte opere dell’antichità, altrimenti perdute, furono salvate. In un’epoca di analfabetismo diffuso, i monasteri diventarono anche centri di istruzione, dotandosi di scuole per formare sia i novizi sia i figli delle famiglie aristocratiche.

Bibliografia

  • Il monachesimo interiorizzato, Pavel Evdokìmov, Cittadella, 2013
  • Il monachesimo medievale. Forme di vita religiosa in Occidente, Clifford H. Lawrence, San Paolo Edizioni, 1994
  • I monasteri fecero l’Europa, Leo Moulin e Raymond Oursel, Jaca Book, 2019
 

Prof. Giovanni Pellegrino

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