Imperialismo europeo in Africa: la spartizione del continente

Imperialismo europeo in Africa: spartizione del continente.

A partire dai primi anni del XX secolo l’imperialismo europeo sviluppatosi negli anni 70 e 80 dell’800 è stato oggetto di critica e studio da parte di molti intellettuali che hanno fornito le più svariate, e a volte, contrastanti spiegazioni di questo termine.

Secondo le teorie più accreditate, quando parliamo di Imperialismo europeo facciamo riferimento alla messa in atto da parte delle grandi potenze europee di politiche di supremazia, nella maggior parte dei casi utilizzando la violenza, con il fine di estendere un dominio di tipo culturale o economico su altri territori.

L’imperialismo europeo è certamente una delle tante conseguenze della nascita e dello sviluppo dell’economia internazionale, ma non solo, è anche conseguenza dello sviluppo industriale: non a caso erano proprio i territori colonizzati che permettevano la crescita esponenziale e la competizione dei mercati europei.

Tra il 1885 e il 1914, a partire da atteggiamenti eurocentrici in relazione al continente africano, parliamo del fenomeno de “La spartizione dell’Africa” o “Corsa per l’Africa” e prima di tale fenomeno, dunque attorno al 1870, il continente africano era soltanto in minima parte colonizzato.
La situazione cambiò radicalmente alla fine di tale periodo e nove decimi del territorio del continente finirono per essere occupati dagli europei.

La conferenza di Berlino voluta dal cancelliere tedesco Otto von Bismarck e risalente al biennio 1884-1885 può essere considerata l’inizio della Corsa per l’Africa, alla base di questa conferenza c’è un importante fondamento ideologico: soltanto i popoli bianchi hanno il diritto alla sovranità e tutti i territori diversi dall’Europa sono liberi, questi devono essere occupatiti dai civilizzatori europei.

L’obiettivo della conferenza era proprio quello di stabilire le spartizioni su carta dei territori africani tra le potenze europee che vi parteciparono e che già avevano precedentemente mostrato interesse per i territori africani, ossia: Francia, Gran Bretagna, Portogallo, Germania, Stati Uniti, Belgio e Paesi Bassi.

Il congresso oltre alla nascita dello Stato libero del Congo, una sorta di regno privato dominato dal Belgio e riconosciuto dalla Francia e dal Portogallo, e all’assegnazione del Camerun a Berlino, comportò anche la trattazione di questioni umanitarie e commerciali: tra queste venne affrontato il problema dello schiavismo e sancita la libertà di commercio nel bacino del Congo.
Cominciarono inoltre ad esserci dei contrasti tra due potenze europeo partecipanti al congresso, la Gran Bretagna e la Francia, che riguardavano la conquista di territori voluti da ambedue le potenze.

L’imperialismo europeo in Africa ebbe modo di realizzarsi a causa dello sviluppo di un razzismo pseudo-scientifico: in questo campo furono molti gli intellettuali europei, soprattutto biologi e antropologi, che considerarono le popolazioni africane meno evolute e, conseguenzialmente, incapaci di civilizzarsi.
Come soluzione ritennero che istruire tali popolazioni e fornire loro conoscenze altrimenti impossibili da raggiungere fosse compito dei bianchi, con l’affermazione di questa “missione civilizzatrice” gli europei smembrarono intere formazioni nazionali e il continente Africano nel giro di 50 anni venne convertito in uno spazio, quasi nella totalità, dominato da potenze europee.

Fonte immagine: Shutterstock

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