L’intelligenza emotiva: il suo ruolo nella leadership

L'intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è definita come la capacità di comprendere e gestire le proprie emozioni, così come di riconoscere e influenzare quelle degli altri. Il termine è stato coniato nel 1990 dai ricercatori John Mayer e Peter Salovey, ma è stato successivamente reso popolare dallo psicologo Daniel Goleman. Più di un decennio fa, Goleman ha sottolineato l’importanza dell’intelligenza emotiva nella leadership asserendo:

“I leader più efficaci sono tutti uguali in un modo cruciale: hanno tutti un alto grado di ciò che è venuto per essere conosciuto come intelligenza emotiva. Non è che IQ e competenze tecniche sono irrilevanti. Contano, ma sono i requisiti di base per le posizioni dirigenziali.”

Nel corso degli anni è diventato evidente che la capacità di capire e gestire le emozioni  chiamata’ intelligenza emotiva’ o ‘EQ’ è davvero importante. Secondo i risultati degli studi condotti da TalentSmart, che sarebbe un’azienda specializzata in quest’area, l’intelligenza emotiva ha assunto un ruolo molto importante. Le ricerche condotte da TalentSmart hanno dimostrato che l’intelligenza emotiva risulta essere una buona indicazione di come le persone si comportano. Anche i responsabili delle assunzioni hanno riconosciuto questo. Hanno anche detto che i dipendenti con una buona intelligenza emotiva sono più bravi a rimanere calmi quando c’è pressione a risolvere problemi ed a capire i sentimenti dei colleghi. L’intelligenza emotiva è tipicamente suddivisa in quattro competenze principali:

  • Autocoscienza: La primissima competenza per quello che concerne l’intelligenza emotiva.

    La conoscenza di sé riveste un ruolo centrale. Questo concetto riguarda l’ abilità non solo di comprendere i  punti di forza e debolezza, ma anche di riconoscere le emozioni che si provano e come queste influenzano noi stessi e il rendimento del team. Lavorare con persone che non capiscono veramente sé stesse può far scendere il successo del gruppo del 50%. Può anche far aumentare lo stress e far diminuire la voglia di lavorare. Per aiutare gli altri a essere migliori, bisogna prima cercare di essere la versione migliore di noi stessi, e questo è dove entra in gioco l’autoconsapevolezza. Una maniera facile per è chiedere feedback da tutte le direzioni, cioè dai capi, dai colleghi e dalle persone che lavorano attorno a noi. Questo ci darà informazioni su come ci comportiamo e su come gli altri ci vedono nell’azienda;

 

  • Autogestione: Fa riferimento alla capacità di controllare le emozioni, specialmente quando ci si trova in situazioni stressanti, e di mantenere una prospettiva positiva anche quando si incontrano ostacoli. I dirigenti che hanno difficoltà nell’autogestione tendono a reagire istintivamente e hanno maggiore difficoltà nel tenere a freno le loro impulsive reazioni.

    Una reazione istintiva tende ad avvenire senza pensarci. Tuttavia più si è in sintonia con la propria intelligenza emotiva più facile diventa passare dalla reazione a una risposta ponderata. È fondamentale ricordarsi di prendersi una pausa, respirare profondamente, raccogliersi ed intraprendere tutte le azioni necessarie per gestire le proprie emozioni. Che si tratti di fare una breve passeggiata o di contattare un amico questi passi permettono di rispondere in modo più appropriato e deliberato quando si affrontano situazioni stressanti e avversità. Questa è la seconda caratteristica essenziale per quanto riguarda l’intelligenza emotiva;

 

  • Consapevolezza sociale: Oltre a capire e gestire le tue emozioni, è importante anche saper interpretare il clima in un ambiente. La “consapevolezza sociale” riguarda la tua capacità di percepire come si sentono gli altri e capire cosa sta accadendo all’interno del gruppo in cui ti trovi. I leader che sono bravi nella “consapevolezza sociale” sono empatici. Si sforzano di capire come si sentono e cosa pensano i loro colleghi. Questo li aiuta a comunicare e collaborare meglio con gli altri.  Comunicando con empatia, puoi dare un migliore supporto al tuo team e allo stesso tempo migliorare le tue prestazioni personali;

 

  • Gestione delle relazioni: L’ultima caratteristica principale che concerne L’intelligenza emotiva.

    La competenza nelle interazioni si riferisce alla tua capacità di influenzare, insegnare e guidare gli altri, nonché di risolvere conflitti in modo efficace. Alcune persone preferiscono evitare i conflitti, ma è essenziale affrontare in modo adeguato i problemi mentre emergono. Gli studi dimostrano che ogni conflitto non risolto può far perdere all’azienda circa otto ore di tempo in chiacchiere e altre attività che non producono risultati, mettendo a rischio risorse e motivazione.

L’intelligenza emotiva è la chiave per i leader che stabiliscono il tono all’interno della loro organizzazione. Nel caso in cui manchi questa competenza le conseguenze potrebbero avere un impatto più ampio portando ad un coinvolgimento dei dipendenti inferiore ed ad un tasso di rotazione più elevato. Sebbene si possa avere un’eccellente competenza tecnica nel proprio lavoro se non si è in grado di comunicare efficacemente con il team o di collaborare con gli altri queste abilità tecniche rischiano di essere trascurate. La padronanza, quindi, dell’intelligenza emotiva permette di continuare a progredire sia nella carriera personale che all’interno dell’organizzazione.

Fonte immagine in evidenza: Pexels

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