La Chiesa di Roma, i bizantini e i longobardi

Gli eventi storici che videro protagonisti la Chiesa, i Bizantini e i Longobardi

Prof. Giovanni Pellegrino

Nel V-VI-VII secolo, si consolidarono il prestigio e il potere dei vescovi di Roma. Sul piano formale, Roma faceva parte dei territori ancora in mano ai bizantini e il suo vescovo era, pertanto, un suddito dell’imperatore d’Oriente. Al tempo stesso, però, Roma non era una sede vescovile qualsiasi. In primo luogo, si trattava pur sempre dell’antica capitale imperiale.

In secondo luogo, sin dall’epoca delle prime invasioni, il suo vescovo aveva svolto anche un importante ruolo politico-diplomatico, intervenendo dove il potere degli imperatori d’Occidente non riusciva più ad arrivare. Il vescovo di Roma riuscì, per quanto possibile, ad assicurare la difesa della città.

Ma c’erano anche altre ragioni che rendevano speciale la figura del vescovo di Roma. Anzitutto, la Chiesa possedeva un patrimonio di beni e terre, che aumentava nel corso del tempo grazie anche alle eredità dei ricchi proprietari terrieri che entravano a far parte del clero. Tale patrimonio ricadeva sotto il controllo del vescovo più importante, quello di Roma, che assumeva le opportune iniziative per tutelarlo e renderlo redditizio.

In secondo luogo, il prestigio della Chiesa di Roma era legato anche a ragioni più strettamente religiose. Secondo una tradizione molto antica, a Roma era morto Pietro, al quale Gesù aveva affidato il ruolo di capo supremo della Chiesa. Perciò, il vescovo di Roma si considerava, in un certo senso, come il successore di Pietro e dunque il possessore di un potere che gli era stato dato da Gesù stesso.

Per tutte queste ragioni, era in continuo aumento l’autorità e il prestigio della Chiesa di Roma, che dipendeva sempre meno dal controllo dell’imperatore d’Oriente. L’arrivo dei Longobardi fece nascere il problema della difesa di Roma e del suo territorio, dal momento che fu subito evidente che i Bizantini non erano in grado di opporsi all’avanzata dei Longobardi. Essi, infatti, attaccarono più volte il Lazio e la stessa città di Roma.

In questa situazione, per la Chiesa diventava sempre più importante trovare nuovi e più potenti alleati. Per tale ragione, già alla fine del VI secolo, il Papa aveva avviato contatti diplomatici con i sovrani franchi, chiedendo la loro protezione militare. Tali contatti continuarono nei decenni successivi.

Non esiste nessun dubbio che la figura più importante tra i papi dell’età longobarda è quella di Gregorio I, detto Magno, Papa tra il 590 ed il 604. Deciso a rendersi sempre meno dipendente dall’imperatore bizantino e ad affrontare i problemi che la lontana autorità imperiale non era in grado di risolvere efficacemente, Gregorio cercò di rafforzare la Chiesa.

Egli rese più efficiente l’amministrazione delle vaste proprietà ecclesiastiche, destinando le rendite al mantenimento della corte papale, alle attività caritative, al sostegno a santuari e monasteri, nonché alla difesa militare delle città.

Nello stesso tempo, Gregorio instaurò una fitta rete di contatti diplomatici con i sovrani germanici dell’intera Europa, ivi compresi i Longobardi. Essi, durante il pontificato di Gregorio, iniziarono alcune aperture nei confronti del cattolicesimo, soprattutto per iniziativa della regina Teodolinda. Inoltre, Gregorio diede una forte spinta al processo di diffusione del cristianesimo. Rivestì particolare importanza l’annessione del 597 in Britannia, finalizzata a convertirne i nuovi dominatori germanici. Tale missione diede la possibilità di fondare nel 601 la prima sede episcopale in Britannia, situata a Canterbury.

I rapporti tra papato e impero peggiorarono ulteriormente all’inizio dell’VIII secolo, dal momento che in Oriente prese piede la dottrina della iconoclastia. Secondo i seguaci di tale dottrina, detti iconoclasti, il culto riservato alle immagini sacre doveva essere considerato una forma di idolatria pagana. Secondo i seguaci della iconoclastia, statue e immagini che rappresentavano soggetti sacri dovevano essere distrutte, proprio come i cristiani delle origini avevano distrutto i templi delle divinità pagane.

Gli imperatori bizantini aderivano alla iconoclastia, mentre il Papa Gregorio II la considerò una dottrina eretica. Certamente tale scelta di Gregorio II era molto coraggiosa se teniamo presente che il Papa era pur sempre, almeno formalmente, un suddito dell’impero d’Oriente. La scelta di Gregorio II di mettersi contro l’imperatore d’Oriente era gravida di conseguenze importanti. Infatti, scegliendo una linea di contrapposizione all’imperatore bizantino, il papa intendeva mettere in evidenza la sua totale indipendenza dall’autorità dell’impero d’Oriente.

Ma agendo in tal modo, la rottura tra Roma e Costantinopoli era ormai evidente e fu confermata da un fatto clamoroso: il 711 fu l’ultimo anno in cui un papa si recò in visita all’imperatore bizantino. Da quel momento in poi, nessun pontefice romano avrebbe più accettato di prendere ordini e di dipendere dai sovrani bizantini. Pochi anni dopo, probabilmente come rivalsa, l’imperatore svincolò la Grecia e la Macedonia dall’autorità del Papa, assegnandole due regioni al patriarca di Costantinopoli, massima autorità religiosa dell’impero d’Oriente. Il patriarca veniva designato dall’imperatore ed era, dunque, molto più controllabile rispetto al lontano pontefice di Roma.

Alla frattura politica tra i due poteri fece così seguito la separazione religiosa. Tale separazione determinò la formazione di due chiese cristiane indipendenti, una di lingua latina con centro a Roma, l’altra di lingua greca con centro a Costantinopoli. Dobbiamo dire che quella scelta del potere bizantino, dovuta a un confronto politico tra Oriente e Occidente, ha avuto effetti di lunga durata, tanto che ancora oggi il cristianesimo praticato in Grecia è di rito ortodosso, ovvero legato alla tradizione orientale e non a quella cattolica romana.

Nel 712, poi, salì sul trono dei Longobardi Liutprando, un sovrano che si fece di nuovo autore di una politica espansionistica prendendo di mira sia i territori della Chiesa nel Lazio sia quelli ancora in mano ai bizantini nella regione di Ravenna. Liutprando non si considerava un nemico del papato ma era sua intenzione riunire sotto il proprio potere i territori longobardi sparsi in Italia, ivi compresi i ducati di Spoleto e Benevento. Tali territori si consideravano da sempre entità politiche indipendenti ed in quanto tali non riconoscevano l’autorità del re di Pavia.

Dobbiamo mettere in evidenza che i territori della Chiesa e dei bizantini nell’Italia centrale costituivano senza dubbio un ostacolo per i progetti di Liutprando, dal momento che tali territori interrompevano la continuità delle aree geografiche controllate dai longobardi. La politica di Liutprando inizialmente ebbe successo, dal momento che tutti di Spoleto e Benevento dichiararono per la prima volta obbedienza al re di Pavia. Inoltre, i longobardi riuscirono a controllare per alcuni anni Ravenna, sede del comando militare dei bizantini, anche se poi questi ultimi riuscirono a riconquistare Ravenna.

Infine, Liutprando iniziò campagne di aggressione contro il Lazio e la stessa città di Roma. I pontefici non poterono fare altro che utilizzare le armi della diplomazia e del prestigio della Chiesa. Fu così che nel 728 Gregorio II riuscì a ottenere da Liutprando la restituzione del castello di Sutri, un gesto passato alla storia come “Donazione di Sutri”. Tale donazione rivestiva una grandissima importanza in quanto costituì un riconoscimento da parte dei longobardi dell’autorità anche politica del papato. Per dirla in altro modo, con la “Donazione di Sutri” il re longobardo mostrò di considerare il papato un potere autonomo, sganciato dal legame di subordinazione a Costantinopoli. Con la ritirata di Liutprando, il pericolo di una invasione del Lazio da parte dei longobardi era momentaneamente finito.

Ma una nuova gravissima crisi si aprì nel 751, allorquando il sovrano longobardo Astolfo conquistò definitivamente Ravenna. Si trattava di una vittoria dotata di una enorme importanza simbolica: se i bizantini non erano a difendere Ravenna, questo significava che l’impero d’Oriente aveva deciso di abbandonare l’Italia al suo destino. Inoltre, sembrava chiaro che dopo Ravenna il prossimo obiettivo dei longobardi non poteva essere che Roma.

Bibliografia

  • Longobardi, Franchi e Chiesa romana fino ai tempi di re Liutprando di Nino Tamassia (Autore), Nicola Lembo (a cura di), editore Forgotten Books, 10 dicembre 2018
  • Italia longobarda: Il regno, i Franchi, il papato, di Stefano Gasparri (Autore), ed. Laterza
  • Italia longobarda. Il regno, i Franchi, il papato, di Stefano Gasparri, ed. Laterza, 2016

 

Fonte immagine: wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/File:Meister_von_San_Vitale_in_Ravenna.jpg

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