La concezione di Pier Paolo Pasolini del Terzo Mondo

Pier Paolo Pasolini: la sua concezione del Terzo Mondo

L’ espressione Terzo Mondo è bene intenderla criticamente come fa Pier Paolo Pasolini, ricollegandola alle lettura di Gramsci I quaderni dal Carcere, uno degli ultimi quaderni che Gramsci ha scritto in prigione dedicato alle classi sub-alterne, un’idea che in origine veniva dalla dottrina marxista nella lotta di classe.

Per Pasolini, Gramsci è la figura emblematica di quello che lui sarebbe voluto diventare, è una persona che riflette sulla realtà e che vuole con la propria azione migliorare le condizioni dei popoli sub-alterni. Per Pier Paolo Pasolini il politico è anche una grande figura umana, con cui egli stesso quasi intrattiene un dialogo ne Le ceneri di Gramsci. Di fatti, Pasolini immagina di trovarsi in un piccolo cimitero di Roma in cui Gramsci è sepolto e sulla sua tomba lo scrittore riflette sulle condizioni dell’umanità, del proletariato e sulla sua posizioni nel confronti dell’ideologia gramsciana.

Nel Novecento c’è un allargamento di questa concezione dei sub-alterni e Pasolini afferma che in quel periodo il mondo è diviso in due sfere: i borghesi, capitalisti che hanno il dominio delle tecnologie e dei mezzi di produzione delle ricchezze; e dall’altra i popoli subalterni ridotti in schiavitù, depredati delle loro ricchezze e costretti a migrare verso quei paesi, da loro definiti il “paradiso”.

Un esempio lampante è uno dei libri che Pasolini ha scritto per il Terzo Mondo: Alì dagli occhi azzurri è un libro pubblicato nel volume Poesia in forma di rosa e si apre con una dedica ad uno dei più grandi filosofi ed intellettuali del ‘900: «A Jean Paul Sartre, che mi ha raccontato la storia di Alì dagli Occhi Azzurri».

Sartre, grande filosofo dell’esistenzialismo –di sinistra- si schiera apertamente nel ‘68 francese nella protesta contro le istituzioni dell’epoca, e racconta a Pasolini la storia di un ragazzo africano arrivato fortunosamente a Parigi cercando di vivere una nuova vita. Questo ragazzo africano aveva una bellezza particolare, alle fattezze arabe univa gli occhi azzurri e si chiamava Alì; questa storia colpisce così tanto Pasolini che egli sente il bisogno di scrivere un libro intitolato Alì dagli occhi azzurri. Il nome di Alì diventa simbolo per rappresentare i milioni di ragazzi che cercheranno di migrare dall’Africa ed altri paesi sub alterni per cercare di arrivare nel “paradiso”.

Pier Paolo Pasolini sente l’urgenza di comunicare non con una ristretta cerchia di intellettuali che condividono gli stessi contenuti, ma al contrario, egli vuole comunicare con il grande pubblico popolare italiano, con gli ultimi, con gli emarginati, magari anche nella letteratura.
Si tratta dello stesso ideale di Gramsci, che nei I quaderni dal carcere parla dell’ideale di una letteratura nazional-popolare.

Già a partire dal 1961-1962 Pasolini ha iniziato ad esprimere tutto questo non solo in poesia, ma anche nel cinema, ricordiamo Accattone, Mamma Roma, La Ricotta sono dedicati principalmente agli emarginati delle periferie romane; descrive personaggi umili, ma allo stesso tempo affrontano una vita di sopravvivenza tramite espedienti e azioni malavitose.
In questi film c’è una forte componente del Vangelo, la pietas, cioè la compassione, e anche se Pasolini si è allontanato dalla religione in senso tradizionale, però per lui il messaggio di aiutare gli altri nella loro sofferenza è fondamentale.

Dopo la trilogia popolare, Pasolini ha girato un film sul Vangelo, Il Vangelo secondo Matteo, considerato come uno dei più bei film di ispirazione religiosa da parte di uno che aveva abbandonato la religione.
La cosa sorprendente è che Il Vangelo lo ha girato nel Sud Italia (Basilicata, Lucania, i famosi “Sassi di Matera” per il paesaggio di Gerusalemme) e non in Israele.
Pier Paolo Pasolini ha iniziato a viaggiare nel Terzo Mondo con Moravia ed Elsa Morante: la prima tappa è stata l’India e la seconda l’Africa. Per l’Africa Pasolini oltre ad aver scritto delle poesie, ha scritto anche la sceneggiatura di un film che non realizzò mai Il padre Selvaggio, è la storia di un ragazzino africano di nome Davidson. Altra poesia molto importante è L’ uomo di Bandung, simbolo dell’uomo che chiede di essere ascoltato, è l’uomo ideale di quei paesi che vogliono avere voce nell’umanità.

Pasolini ha concepito altri due straordinari film sul Terzo Mondo che sarebbero dovuti essere un solo film intitolato Poema del Terzo Mondo.
Avrebbe voluto ambientarlo in Africa, India, America Latina che per secoli è stato un continente colonizzato e nell’America del Nord poiché sentiva molto viva la questione razziale nei confronti degli afro-americani.
Tuttavia, poiché il progetto era troppo vasto, lo scrittore e regista non ha potuto realizzarlo come voleva, ma almeno ha realizzato due film quasi di tipo documentario, intitolati Appunti per un film sull’India(1967) e Appunti per un’orestiade africana: tramite questi ultimi volge il suo sguardo al Terzo Mondo visto ormai come unica salvezza per la società moderna

In Africa Pasolini ha visto le radici dell’umanità che lui cercava da tempo in Italia, nelle periferie di Roma, nelle campagne d’Italia, un’umanità autentica anteriore al progresso e al capitalismo. Inoltre, Pier Paolo Pasolini vedeva in quei giovani africani una bontà originaria e quindi anche la possibilità di trasmettere una purezza, una semplicità che noi civilizzati abbiamo perduto.

Fonte immagine: pixabay

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