La Grotta Chauvet: pitture rupestri e arte preistorica

Grotta Chauvet

Viaggio nella Grotta Chauvet

La Grotta Chauvet si trova nel Midi della Francia, dipartimento Ardèche, presso la pittoresca località di Vallon-Pont-d’Arc; è un sito preistorico dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Si tratta di una delle caverne più importanti e meglio conservate della quotidianità risalente a trentaseimila anni fa. L’ingresso della splendida Grotta, fu ostruito a seguito di uno smottamento, motivo per il quale essa è rimasta sconosciuta per tanto tempo, celata in una sorta di oblio che l’ha resa ancora più interessante. Nel dicembre del 1994 tre appassionati speleologi la scoprirono, trovandosi dinnanzi ad uno spettacolo inatteso e maestosamente meraviglioso, dalla valenza storica estremamente rilevante.

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Ben ottocento metri di gallerie e sale, un tempo abitate, e migliaia di disegni raffiguranti animali di varie specie, dai leoni delle caverne ai mammut, ma anche rinoceronti ed orsi, e altre creature estinte dalla glaciazione; animali rari, che purtroppo però, non possono essere ammirati dai tanti curiosi che vorrebbero visitare la Grotta. I dipinti infatti, tipici dell’arte rupestre del Paleolitico, sono a rischio conservazione, motivo per il quale nessuno può accedere all’interno del sito preistorico.

La decisione di chiudere al pubblico la Grotta Chauvet, rappresenta una misura di sicurezza necessaria per proteggere le opere da eventuali batteri che potrebbero causare la proliferazione di alghe e funghi sulle pitture, le incisioni e i disegni e portare al deterioramento e alla sparizione dell’importante patrimonio artistico. Tuttavia, in Francia, è stato realizzato un sito archeologico che replica in scala naturale la Grotta, poco distante dal sito originale, con le stesse cromie, luci, angolazioni e profondità.

All’interno della Grotta, appare un repertorio artistico di centinaia di animali, fra gli elementi di spicco e di maggior interesse del sito. Tra questi, ciò che sorprende maggiormente, è il carattere “tridimensionale” delle splendide pitture, elementari ma al tempo stesso complesse. Un quadro rappresentante dei cavalli, ad esempio, li mostra disegnati frontalmente, ma, spostandosi di qualche centimetro, sembrerà che essi si muovano, in un disegno dinamico che conferisce movimento alla raffigurazione. Tutto ciò rende quasi surreali quei disegni; è come rivivere quella realtà, una quotidianità ovviamente lontana, ma resa viva dalle raffigurazioni che “abbracciano” quelle pareti irregolari seguendone perfettamente il perimetro.

Per quanto concerne la datazione cronologica della Grotta Chauvet, essa sarebbe riconducibile all’Età della Pietra, ma tutt’oggi, le caverne, ma anche i fossili ritrovati al suo interno, sono sottoposti a continue analisi, per inserirle in una collocazione storica precisa. Le opere artistiche risalgono quindi all’Aurignaziano (40.000-30.000) e le ultime tracce dei visitatori al Gravettiano. Oggi i pochissimi studiosi autorizzati ad entrare all’interno della caverna per motivi di ricerca, sfruttano l’accesso già esistente che fu utilizzato dai tre speleologi che inaspettatamente la scoprirono, mentre quello preistorico originario è ancora ostruito dai massi litici.

Oltre alla bellezza strabiliante della Grotta, dei disegni, delle linee dinamiche e prospettiche che li caratterizzano, un aspetto che rende tutto ancora più significativo, è la presenza all’interno di una delle sale più fitte e buie, di un grosso masso, sul quale è stato rinvenuto il teschio di un orso.
Il masso ha una forma triangolare e secondo gli speleologi e gli archeologi che lo hanno scoperto, esso è precipitato dal soffitto della caverna, oltre trentamila anni fa. Oltre al cranio di orso poggiato sul masso, tutto intorno si possono notare altri crani, disposti quasi simmetricamente; una scena quasi irreale, che lascia aperte diverse ipotesi sulla funzione storica di tutto ciò.
Le pareti della Grotta Chauvet sembrano evocare un passato quasi magico, a tratti ipnotico, perfettamente riprodotto all’interno della vicina Grotta di Chauvet-Pont d’Arc, il più grande duplicato di grotta paleolitica mai realizzato al mondo. Un suggestivo ambiente sotterraneo, dove tutto è riprodotto in scala 1:1 in uno scenario identico all’originale, dove il visitatore potrà immergersi in un vero e proprio spazio sensoriale, stimolato da sensazioni visive ed acustiche sapientemente studiate.

Immagine in evidenza: DOPPIOZERO

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