Pasqua nell’Antico Testamento: origini e significato

Pasqua nell'Antico Testamento

La Pasqua nell’Antico Testamento, le origini e il significato di una festività ebraica prima di divenire anche cristiana.

Pasqua è una festività cristiana che celebra la risurrezione del profeta Gesù Cristo, avvenuta dopo la sua espiazione delle colpe dell’umanità (e del peccato originale) attraverso la crocefissione e la morte. In realtà, tale festività  proviene dalla cultura e dalla religione ebraica. Infatti, quando Cristo venne deposto nel sepolcro di pietra, alla madre Maria e alle pie donne fu vietato di ripulire e profumare il corpo del profeta: le autorità religiose impedivano qualsiasi altra attività durante lo svolgersi della festa.  Le origini della Pasqua nell’Antico Testamento sono riscontrabili nella Torah (il libro sacro corrispondente al nostro Antico Testamento, il quale si lega al Nuovo anticipando la venuta del Messia attraverso le profezie di Isaia).  

Pasqua come una festa campestre, un ricordo in parte conservato nel libro della Genesi

Gli studiosi Giuseppe Ricciotti, Alberto Pincherle e Lucio Gialanella (il primo era un biblista e archeologo, il secondo uno storico e il terzo autore per il noto dizionario)  hanno descritto le origini di Pasqua nell’Antico Testamento in una voce dell’Enciclopedia italiana Treccani, risalente al 1935. Secondo diverse interpretazioni storiche e antropologiche, la Pasqua nell’Antico Testamento  è il frutto di una serie di evoluzioni rituali partendo dall’antica terra di Canaan. Essendo gli Ebrei un popolo nomade, basavano la loro economia sulla pastorizia; di conseguenza, l’arrivo della primavera era il momento per celebrare la natura. Come riportato dalla voce dei Treccani, è possibile che il ricordo di questo rito del sacrificio degli agnellini sia presente anche nella Genesi, questo libro afferma che Abele  sacrificasse i propri agnelli a Dio (o Yahweh in ebraico):

Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore».  Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.  Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore;  anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta,  ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto

(Genesi XI, 1-5) 

Un’altra tesi afferma che la Pasqua ebraica era una vera e propria festività agricola e pastorizia, non solo un rituale che si svolge soltanto in una giornata.  Essa è rafforzata dall’idea che il sacrificio di un agnello era una delle tante celebrazioni, accompagnato dall’offerta di primizie della terra (grano non ancora maturo) e di pane azzimo. La definizione di un periodo festivo simile è ḥag

Il nuovo significato della Pasqua nell’Antico Testamento, l’esodo dall’Egitto e il ricordo della sofferenza da schiavi

Nonostante le origini agricolo-campestri di questa festività, la Pasqua nell’Antico Testamento tramanda ai posteri un significato diverso. La Pasqua nell’Antico Testamento non era più l’occasione per celebrare la Natura e la nascita di cuccioli nel gregge, piuttosto  l’occasione per ricordare il triste periodo in Egitto. 

Il libro dell’Esodo racconta che gli Ebrei, dopo essere arrivati sulle sponde del Nilo con Giuseppe moltissimi anni prima, erano divenuti schiavi a causa del loro (spaventoso) alto numero. Il faraone dell’Esodo, ossia il monarca che si scontrò con Mosè, non era per nulla terrorizzato dalle nove piaghe che si erano abbattute sul suo regno. Quando Yahweh avvisò Mosè dell’imminente arrivo della decima piaga (cioè la morte dei primogeniti maschi), il profeta ordinò al suo popolo di eseguire il seguente rituale. Dopo aver ucciso un agnello, dovevano macchiare le porte delle loro case con il sangue dell’animale. Soltanto in questo modo, il passaggio del Signore (secondo alcuni attraverso le azioni dell’Angelo della Morte) avrebbe risparmiato i fanciulli giudei vedendo, tramite il marchio di sangue ovino sul legno della porta, di trovarsi davanti ad una casa ebraica. L’etimo di Pasqua nell’Antico Testamento deriva dall’ebraico pesah, correlato al verbo pāsaḥ cioè “passare oltre”, un riferimento al passaggio di questa entità. 

Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne. Per sette giorni voi mangerete azzimi. Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona.  Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d’Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne. Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera.  Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese.  Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi».  Mosè convocò tutti gli anziani d’Israele e disse loro: «Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua.  Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre.  Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito.  Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto?  Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case». Il popolo si inginocchiò e si prostrò.  Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.

(Esodo XII, 14-28) 

Fonte immagine di copertina: Pixabay

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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