La poesia di Hwang Chini, nel cuore di Choson, si alzava limpida e ribelle: una voce femminile capace di cantare versi destinati a segnare per sempre la storia della letteratura coreana. Versi di una kisaeng colta e raffinata, le cui parole hanno superato i pregiudizi e raggiunto i cuori dei coreani di ogni epoca (e non solo).
Chi era la più grande poetessa di Choson
Di Hwang Chini (황진이), conosciuta anche col nome d’arte Myeongwol (명월, “Luna splendente”), non abbiamo molte informazioni certe. Secondo diversi racconti presenti in alcuni testi (tra cui Sŏngso Pubugo, Ŏuyadam, Songdogii) scopriamo che nacque probabilmente nella città di Songdo (odierna Kaesŏng, nella parte meridionale della Corea del Nord) nel 1506, primo periodo Choson (tradizionalmente datato dal 1392 al 1897). Secondo la tradizione, dopo la morte dell’uomo che amava, a soli 15 anni Hwang Chini decise di intraprendere una scelta tanto audace quanto scandalosa: diventare una kisaeng. In questo modo, avrebbe potuto ricevere una rigorosa formazione artistica e letteraria studiando poesia, calligrafia, musica e danza. E, allo stesso tempo, avrebbe avuto la possibilità di entrare in contatto con i più influenti letterati e funzionari del tempo.
La poesia di Hwang Chini: Un pezzo di solstizio
Hwang Chini, oltre ad essere la più grande poetessa della sua epoca, fu anche una delle maggiori autrici di sijo (poesie coreane costituite da tre versi). Tra le più famose, ne ricordiamo una d’amore intitolata Un pezzo di solstizio. Le cui parole, seppur concentrate in solo 3 versi, racchiudono un amore fedele, sincero e leale:
동짓달 기나긴 밤을 한 허리를 베어내어
춘풍 이불 아래 서리서리 넣었다가
정든 임 오신 날 밤이거든 굽이굽이 펴리라
Di questa lunga notte di solstizio, ne spezzerò un fianco
E sotto la mia trapunta primaverile, piegandolo per bene, lo conserverò
E quando arriverà la notte in cui il mio amore potrebbe tornare, lo stenderò davanti a lui, una piega dopo l’altra.
La poesia di Hwang Chini esprime un amore profondo e un senso di attesa di un ritorno. Crea un contrasto tra la lunga notte d’inverno, che rappresenta la solitudine, e la brezza primaverile, che è la speranza in un ritorno dell’amato. Quest’ultima è suggerita anche dall’ultimo verso, in cui decide di conservare il fianco spezzato di quella notte, avvolgendolo tra le coperte e stendendolo solo se e quando l’amato dovesse tornare.
Per le kisaeng, il ritorno del proprio amore non era affatto scontato. Non potevano sposarsi e il loro ruolo sociale era abbastanza stigmatizzato: pur essendo donne colte e raffinate, rientravano nella categoria di chŏnmin (persone di classe bassa). Per cui, difficilmente un uomo di cui erano innamorate avrebbe potuto davvero passare la vita con loro.
Hwang Chini: un’icona
Hwang Chini, con la sua storia e le sue poesie, è diventata una delle icone culturali della Corea, sia del passato che del presente, diventando oggetto di opere di narrativa da parte di scrittori come Chŏn Kyŏngnin, Ch’oe Inho, Kim T’akhwan e lo scrittore nordcoreano Hong Sŏkchung; ma anche di k-drama e film che prendono il suo nome e ne ripercorrono la vita.
Fonte immagini: Wikimedia Commons, Prime video, 경기신문 (Gyeonggi-do Museum)