La rivoluzione sessuale di Stonewall

rivoluzione omosessuale di stonewall

A partire dagli anni Sessanta si assistette alla cosiddetta “rivoluzione sessuale” che produsse un forte cambiamento di atteggiamenti nei confronti della sessualità.

La rivoluzione sessuale del ’68 modificò nei paesi occidentali i codici comportamentali sessuali poiché accettava il sesso al di fuori dell’istituzione matrimoniale a  cui esso era precedentemente vincolato. A dare una spinta in direzione di questo nuovo assetto furono due movimenti sociali fondamentali di quegli anni: quello femminista e quello omosessuale.
Il primo movimento di rivoluzione sessuale  voleva semplicemente ottenere l’indipendenza delle donne dalla figura maschile, perché conseguisse la parità con l’uomo in ambito culturale e sociale.
Il movimento omosessuale, invece, non solo rivendicava la libertà sessuale ma anche diritti civili e politici specifici per la comunità omosessuale.
Nel 1973 il suddetto movimento conseguì negli USA un importante risultato: l’omosessualità smise del tutto di esser considerata come malattia mentale nei testi diagnostici ufficiali dell’American Psychiatric Association.

Il ’69, anno simbolo di tutti i movimenti radicali, fu anche l’anno dei moti di Stonewall che convenzionalmente segnano la nascita del movimento omosessuale contemporaneo mondiale. Il primo scontro si verificò il 28 giugno del 1969, quando la polizia newyorkese all’una e venti di notte irruppe nello StoneWall Inn, un bar per gay e trans non autorizzato del Greenwich Village, situato nel distretto di Manhattan. I frequentatori dello StoneWall si ribellarono, in quanto quella era l’ennesima retata ad opera della polizia che ancora una volta causò la fuga dei clienti. Questo fu il motivo principale della ribellione dei gay e delle lesbiche che divenne a sua volta occasione di rivendicazione per una maggiore libertà e riconoscimento della dignità, più volte calpestata nel decennio precedente. 

In particolare fu Sylvia Rivera – ragazza transgender simbolo della rivolta – a scagliarsi per prima contro la polizia, a cui lanciò una bottiglia contro, e a dare così il via al moto rivoluzionario. Da premettere che prima del ’65 l’identità dei presenti nei bar gay durante i blitz veniva registrata dalla polizia stessa, per poi talvolta essere anche pubblicata sui quotidiani. In tale periodo la polizia riusciva anche ad arrestare i frequentatori dei bar omosessuali, incastrando con false accuse di indecenza quanti si limitavano a frequentare i locali o semplicemente manifestavano una “condotta” omosessuale. Rientravano sotto tale etichetta di “condotta indecente” il baciarsi (con una persona dello stesso sesso), il tenersi per mano o indossare abiti del sesso opposto. Ma dall’inizio del ’66, a seguito delle lamentele della Mattachine Society newyorkese, una fra le prime organizzazioni per i diritti omosessuali in America, fu posto fine all’entrapment, ossia alla pratica dell’adescamento messo in atto della polizia in borghese per indurre i gay a infrangere la legge e arrestarli. Pertanto nel 1969 i bar gay erano completamente legali, benché talvolta operanti senza licenza in quanto quest’ultima veniva loro negata (essendo ritrovi di omosessuali).

I moti di Stonewall videro vere e proprie violente schermaglie tra i rivoluzionari e la polizia; il conflitto dirò nel complesso ben cinque giorni, seppur non consecutivi.
Stonewall cambiò in toto la storia del movimento omosessuale, in quanto ebbe inizio la fase attivista che vide la nascita di associazioni costituite per rivendicare i diritti in modo manifesto. La comunità omosessuale di tutto il mondo commemora il moto di Stonewall ogni anno mediante la Gay Pride Parade, celebrata con cadenza annuale nel periodo di giugno, ed è tutt’oggi uno strumento di sollecitazione destinato a far discutere ma anche a scuotere l’opinione pubblica.

Immagine: Wikipedia

A proposito di Marica Recci

Vedi tutti gli articoli di Marica Recci

Commenta