La sciantosa, figura iconica della Belle Époque napoletana, evoca immagini di donne affascinanti, maliziose e irresistibili, protagoniste dei café-chantant di fine Ottocento e inizio Novecento. Ma chi era veramente la sciantosa? Qual era il suo ruolo nella società dell’epoca? E quale eredità ha lasciato nella cultura napoletana e italiana? Scopriamolo insieme in questo viaggio nella storia e nel mito della sciantosa.
Caratteristica | Descrizione |
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Origine del Termine | Dal francese chanteuse (“cantante”), napoletanizzato in “sciantosa”. |
Definizione | Diva del café-chantant, icona di stile, bellezza e seduzione. |
Contesto Storico | Belle Époque (fine ‘800 – inizio ‘900). |
Luogo Simbolo | Il Salone Margherita di Napoli. |
Gesto Iconico | La “mossa”, un movimento sinuoso e provocante dei fianchi. |
Cos’è una sciantosa: origine del termine e definizione
Il termine “sciantosa” deriva dal francese chanteuse, che significa “cantante”. Tuttavia, a Napoli, la parola ha assunto un significato più complesso, indicando una vera e propria diva, un’artista capace di incantare il pubblico con la sua voce, bellezza e presenza scenica. La sciantosa era una figura ambigua, a metà strada tra l’artista e la donna di facili costumi, oggetto di ammirazione e desiderio, ma anche di pregiudizi. Non era solo una cantante, ma un’icona di stile che incarnava l’eleganza, la sensualità e la spregiudicatezza della Belle Époque. Erano maestre nell’arte della seduzione e utilizzavano il loro fascino per ottenere successo.
Il café-chantant: il palcoscenico delle sciantose
Il café-chantant, il luogo dove le sciantose si esibivano, nacque a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento. Si trattava di locali dove il pubblico poteva assistere a spettacoli di musica e varietà. La moda arrivò presto a Napoli. Il primo café-chantant napoletano fu aperto a Via Toledo. Il Salone Margherita, inaugurato nel 1891 nella Galleria Umberto, divenne il luogo simbolo delle sciantose napoletane. Era un locale lussuoso, pensato per un pubblico ricco e maschile. Ben presto, sorsero numerosi altri locali, dando vita a una variante proletaria della sciantosa parigina.
La “mossa”: il gesto iconico della sciantosa
Uno dei gesti più caratteristici era la “mossa“, un movimento sinuoso e provocante del corpo, in particolare dei fianchi. La “mossa” era un’arma di seduzione, un modo per esprimere la propria femminilità in modo audace. Si dice che la sua ideatrice sia stata Maria Campi, una sciantosa che si esibiva al Teatro delle Varietà.
Le sciantose più famose e le canzoni a loro dedicate
Molte furono le sciantose che calcarono le scene napoletane, diventando vere e proprie dive. Tra i nomi più celebri, ricordiamo: Armanda D’Ary, Anna Fougez, Olimpia D’Avigny, Ivonne De Fleuriel e Gilda Mignonette. Queste donne contribuirono a creare il mito della sciantosa. La loro figura ha ispirato anche numerose canzoni napoletane:
- Lilì Kangy (1905), che racconta la storia di Cuncetta, una ragazza del popolo diventata una sciantosa famosa.
- Ninì Tirabusciò, che celebra una sciantosa famosa per la sua “mossa”.
- Reginella (1917), di Libero Bovio, che descrive una sciantosa elegante che parla francese.
L’eredità della sciantosa nella cultura italiana
La figura della sciantosa, pur legata a un’epoca specifica, ha lasciato un’eredità importante. Ha contribuito a sdoganare l’immagine della donna come artista e soggetto autonomo, capace di affermarsi nel mondo dello spettacolo. In un certo senso, la sciantosa può essere considerata un’antesignana della moderna soubrette, una figura che unisce canto, ballo e recitazione. E, come diceva il poeta Salvatore di Giacomo, le donne, e in particolare le sciantose, sono “nfame”, ma allo stesso tempo irresistibili e fondamentali.
L’articolo è stato aggiornato in data 27 agosto 2025.