Nel tempo in cui le notizie viaggiano alla velocità dei clic e l’informazione si consuma spesso in modo passivo e superficiale, insegnare ai ragazzi il valore della produzione culturale, della condivisione di contenuti e della partecipazione attiva diventa un gesto profondamente educativo e necessario. L’associazionismo giovanile, così come la creazione di una rivista scolastica o l’avvio di una radio studentesca, non sono solo attività extra, ma veri e propri strumenti di cittadinanza, di dialogo, di crescita personale e collettiva. Quando si costruisce un’associazione culturale a scuola, si crea uno spazio di espressione e di confronto in cui i ragazzi possono trasformare le proprie idee in azione. È un processo che attiva competenze organizzative, relazionali e creative, e allo stesso tempo insegna responsabilità, ascolto, partecipazione. In questo contesto, l’associazione può diventare anche il contenitore naturale di una redazione scolastica stabile: una rivista cartacea o digitale, ideata, scritta, impaginata e diffusa dai ragazzi, per i ragazzi, ma aperta anche al dialogo con insegnanti, famiglie e territorio.
Scrivere una rivista significa riflettere sul linguaggio, selezionare i contenuti, dare voce a diverse prospettive. Può contenere articoli su attualità, recensioni culturali, cronache scolastiche, ma anche spazi di poesia, fumetti, riflessioni personali, rubriche dedicate al benessere psicologico, ai social media o all’educazione affettiva. Il cuore di questo progetto è l’organizzazione partecipativa: un vero e proprio organigramma da costruire insieme, che assegni a ogni membro della redazione un ruolo chiaro ma aperto al dialogo e alla rotazione. Ad esempio, possono esserci: un direttore o coordinatore di redazione, che ha il compito di facilitare il lavoro del gruppo e gestire la pianificazione; i redattori, divisi magari per aree tematiche (cultura, sport, scuola, attualità, benessere, ambiente); i correttori di bozze, che aiutano a rivedere i testi prima della pubblicazione; un team grafico e impaginatore, che cura l’estetica e la coerenza visiva della rivista; i responsabili social media, che si occupano della diffusione e della comunicazione online; i referenti dei rapporti con l’esterno, che tengono contatti con altre scuole, associazioni del territorio o esperti da intervistare. Questa struttura, se vissuta con flessibilità e spirito collaborativo, diventa un microcosmo di democrazia in azione: i ragazzi sperimentano il valore del dialogo, la fatica del coordinamento, la bellezza della co-creazione. Si sentono parte di qualcosa che non appartiene a un singolo, ma a una comunità.
Accanto alla rivista, può nascere in modo complementare anche una radio scolastica: uno spazio dove allenarsi all’ascolto e alla parola, alla voce che non grida ma racconta. La radio ha un linguaggio diverso dalla scrittura: è immediata, viva, calda. Può ospitare podcast, interviste, dibattiti, letture, musica, storie. E può diventare una piattaforma straordinaria per valorizzare i talenti e stimolare il pensiero critico. Anche in questo caso, si può pensare a un piccolo team radiofonico con ruoli specifici: chi si occupa della conduzione, chi della regia e del montaggio audio, chi scrive le scalette, chi coordina gli ospiti, chi cura la promozione dei contenuti. Come nella rivista, è fondamentale che ogni voce venga ascoltata, ogni contributo accolto, ogni errore vissuto come occasione di apprendimento.
L’unione di associazionismo, stampa scolastica e radio crea una vera e propria comunità narrativa, dove i ragazzi imparano non solo a informarsi, ma a informare. A prendere parola. A costruire contenuti con senso. E a capire che ogni parola scelta ha un peso, una responsabilità, un potenziale trasformativo. Tutto questo rafforza il legame con la scuola come sistema, ma anche con il mondo esterno. Perché quando una rivista o una radio scolastica raccontano la vita quotidiana degli studenti, quando danno spazio a storie nascoste, quando riflettono su questioni sociali e culturali, allora costruiscono ponti tra generazioni, territori, esperienze. Ed educano alla cittadinanza attiva in modo vivo, concreto, tangibile.
Insegnare ai ragazzi come si fonda un’associazione culturale, come si gestisce una redazione, come si tiene accesa la voce di una radio, è molto più di un laboratorio extracurricolare. È un atto politico ed educativo. È dire loro: la tua voce conta, il tuo pensiero vale, puoi essere parte del cambiamento. È offrire strumenti reali per trasformare le idee in comunità, le parole in azione, la scuola in un vero luogo di cultura partecipata.
(Di Yuleisy Cruz Lezcano)